NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

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I Tifosi allo stadio sono sempre meno...

 

FONTE: Dodicesimo Uomo

 

Repubblica continua a parlare di una crescita di spettatori che evidentemente vedono solo loro o meglio, conteggiano biglietti venduti più abbonati per ogni singola partita, non tenendo conto che tra i biglietti venduti ci sono quelli omaggio e che degli abbonati, in media uno su quattro rimane a casa.
Basta vedere le immagini per capire che il pubblico allo stadio è calato ulteriormente. Sir Fabio Capello, quello che vinceva con Moggi, tanto per non dimenticare, continua a darci lezioni sul perchè, gli stadi sono vuoti e ci ha ridetto che il motivo è la violenza. Un disco rotto evidentemente. Qualcuno spieghi a Capello il percorso incredibile per acquistare un biglietto, la repressione, la tessera del tifoso. Qualcuno spieghi a Capello che dall'alto dei suoi contratti milionari, qui siamo in piena crisi economica e i prezzi allo stadio non scendono. Qualcuno spieghi ai giornalisti che delle opinioni di Capello ai tifosi da stadio non frega nulla.
Ecco i dati veri:
(Calciopress – Redazioneweb) La quinta relazione sul calcio di club europeodiffusa dalla Uefa ha preso in analisi oltre 670 club di prima divisione appartenenti alle 53 federazioni nazionali affiliate (QUI, QUI e QUI i particolari).
Un capitolo del report è dedicato agli stadi. Nel panorama continentale, gli stadi di proprietà sono ancora una rarità. Nel 2012/2013, le squadre iscritte alle coppe europee sono state 232: solo 55 (il 24%) sono proprietarie dell’impianto in cui giocano. Il 53% degli stadi (124) sono gestiti dalla città o comunque dall’amministrazione pubblica.
Le rimanenti 53 società si trovano a metà del guado: in alcuni casi (6) il club è co-proprietario, ma in genere il team si limita ad utilizzare la struttura che appartiene ad altri soggetti.
Nonostante la programmazione televisiva sempre più ricca, gli stadi continuano ad essere affollati: nel 2011/ 2012 sono stati popolati da 103 milioni di spettatori, con un aumento del 2,5%.
La crescita è stata trainata dai paesi di secondo piano (Serbia +55%, Ungheria +49%, Albania +30%). Tra i campionati ‘top’ brillano Bundesliga (+5,7%) e Liga (+2%). Per l’Italia, invece, un malinconico -7,6%.