NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

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DAVIDE LIBERO











SUI GRADONI CON RABBIA E PASSIONE… DELLA EST DIFENDIAMO LA TRADIZIONE!

 

TRATTO DA "NON C'E' FEDE SENZA LOTTA" N°13

 

Abbiamo detto tante volte, in questi ultimi anni, di quanto fosse diventato difficile, per svariati motivi noti a tutti, portare avanti il discorso Ultras nella nostra realtà.
Le leggi speciali che, di fatto, hanno modificato il modo di andare allo stadio e, di conseguenza, l’organizzazione del tifo, peculiarità dell’aggregazione Ultras.
La repressione che si abbattuta come una falce sulle teste di chi non ha mai accettato questo stato di cose, di chi sapeva bene che tali leggi avevano il solo obbiettivo di eliminarci come movimento e che la scusa della violenza costituiva esclusivamente un “boccone” da dare in pasto al sonnacchioso popolino seduto a cena davanti alla Tv, perché non dimentichiamoci mai che si paga ciò che si pensa ancor prima di quello che si fa. Gli sbirri, coloro che gestiscono questa repressione, hanno paura del pensiero e dell’aggregazione Ultras, ancor prima di qualsivoglia gesto violento: per questo si pagano pene sproporzionate per quelle azioni che, in un qualsiasi altro contesto o con protagonisti soggetti diversi, non sarebbero giudicate con la stessa severità. Non ci piangiamo addosso, constatiamo i fatti.
Lo stadio nuovo, una cattedrale nel deserto, che certo non ha aiutato, in un momento come questo, a ricreare una seppur minima situazione aggregativa.
Eppure, nonostante tutto ciò, c’è qualcosa dentro ognuno di noi che sopravvive alla terra che ci brucia attorno e che esce fuori ogni qualvolta c’è da dimostrare che la Est non è morta. Lo spirito della Est e dei suoi indomiti Ultras non muore perché si nutre di valori veri che ardono dentro di noi, valori che sono dettati da un profondo senso di appartenenza, da una lealtà non comune e da un infinito amore per questa terra, la nostra terra.
La Curva Est rappresenta il vero “valore aggiunto” di questa città ed è dovere di tutti quelli che sentono propri questi principi, oggi più che mai, stringersi attorno a quella che deve essere considerata una “grande famiglia”, dare il proprio contributo per affrontare le difficoltà che abbiamo nel presente e che, sicuramente, troveremo nel futuro.
Chi ci vuole vedere finiti, silenziosi, senza più passione e, soprattutto, non operativi continuerà nel perseguimento del proprio obbiettivo. Noi, dal canto nostro, dobbiamo continuare a ribellarci a tutto questo tenendo accesa la fiamma che ci brucia dentro, è in gioco la sopravvivenza del nostro modo di vivere.
E’ un dovere che abbiamo tutti: lo dobbiamo a chi ci ha lasciato troppo presto, a chi paga sulla propria pelle ed a caro prezzo il suo modo di essere, lo dobbiamo a noi stessi e, soprattutto, a chi verrà dopo di noi, perché non si ritrovi schiacciato nell’appiattimento nel quale, dall’alto, vogliono che si viva, perché le generazioni future hanno il diritto di vivere la Est come l’abbiamo vissuta noi.