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Il Cagliari dice addio a Is Arenas

 

Ecco come finisce l'incredibile storia del nuovo stadio del Cagliari. Non entrando nel merito di questa vergognosa vicenda che purtroppo può accadere solo in Italia, chi ci rimette ancora una volta sono sempre i tifosi.

 

Fonte: Repubblica.it

 

Finisce il controverso rapporto del club sardo con il comune di Quartu Sant'Elena. Disdetta la concessione triennale, allo studio tempi e modi per smontare la struttura
CAGLIARI - Il Cagliari dice addio allo stadio Is Arenas. Non può certo definirsi un fulmine a ciel sereno, dato che il cielo sopra l'impianto di Quartu Sant'Elena sereno non è mai stato, nemmeno nelle giornate di sole. Di certo, però, la decisione assunta dalla dirigenza rossoblù ha del clamoroso. In una lettera inviata al Comune quartese, il Cagliari ha comunicato di aver disdetto la concessione triennale per l'uso dello stadio. I legali del club sono ora al lavoro per stabilire con quali modi e tempi verrà effettuato lo smontaggio della struttura che, secondo quanto fatto trapelare da viale la Plaia, potrebbe essere trasferita a breve in un altro comune. In attesa di definire quale sarà la nuova sede delle gare interne dei rossoblù di Pulga e Lopez, intanto, torna in auge il nome del Nereo Rocco di Trieste, come indicato a inizio stagione alla Lega di Serie A. L'abbandono di Is Arenas, dopo una serie di vicissitudini al limite dell'inverosimile, è la prova della resa da parte del club di fronte a ostacoli insormontabili.

"CLIMA DI OSTILITÀ CREATO DAL COMUNE DI QUARTU" - Grande lo sconcerto nell'ambiente rossoblù. Sui social network impazzano i post di tifosi increduli e delusi dalla piega finale assunta dalla vicenda Is Arenas. Dal club, intanto, si fa sapere che in una lettera inviata al comune quartese (e per conoscenza alla Prefettura, alla Questura e alla Lega di A) il consiglio di amministrazione del Cagliari Calcio "ha denunciato il clima di ostilità creato dal Comune di Quartu e il fatto che una precedente lettera di buone intenzioni non è stata recepita. Perciò annuncia di aver interrotto ogni forma di collaborazione con i tecnici del Comune e di aver ordinato ai suoi tecnici di provvedere allo smontaggio di tutte le strutture di proprietà del Cagliari Calcio all'interno dello stadio Is Arenas che è di proprietà del Comune". Il futuro prossimo dovrebbe, a meno di ulteriori e clamorosi ribaltoni, veder giocate i match casalinghi sul prato del Rocco di Trieste, mentre in parallelo si studierà una soluzione alternativa in vista della prossima stagione. Difficile, se non impossibile, che si torni al Sant'Elia: troppo ampio il solco che separa il Comune di Cagliari dalla dirigenza, tante le risorse che andrebbero investite per rimettere a norma l'impianto sorto a metà anni Sessanta per festeggiare il Cagliari promosso in Serie A. Nelle scorse settimane si era parlato di Oristano e Terralba, ma sulle sorti del prossimo stadio rossoblù resta un grosso punto interrogativo.

EPILOGO AMARO - "È oramai inevitabile prendere atto, nostro malgrado, di una situazione che vede la Cagliari Calcio vittima di una serie di eventi in suo danno, tali da non poterci più illudere che la nostra collaborazione sia volta al comune interesse rappresentato un tempo dal raggiungimento di quanto concordato nella nota convenzione e come puntualizzato con la nostra del 14 marzo 2013", scrive ancora il CdA nella lettera inviata al Comune di Quartu. "L'offerta di collaborazione rivoltavi ha alimentato sospetti ed è stata probabilmente interpretata come un segnale di debolezza o addirittura ammissione di colpe che non sono di certo a noi imputabili. Siamo stati ricambiati con atti e comportamenti dei Vostri uffici, caratterizzati da ambiguità e contraddittorietà tali da vanificare definitivamente ogni nostro buon auspicio". L'ultimo scontro con gli uffici di via Eligio Porcu a Quartu era avvenuto venerdì scorso, quando il Cagliari non aveva ottenuto dalla commissione comunale di vigilanza l'autorizzazione all'ingresso di 4.999 tifosi per la gara contro la Fiorentina, giocata poi a porte chiuse. "Il dovere di evitare ulteriori irreparabili danni alla nostra azienda - è scritto nella lettera - ci impone l'obbligo di ricercare, seppur tardivamente, soluzioni alternative, con l'augurio che altri innocenti di ambo le parti non debbano essere chiamati a rispondere di infondate accuse", con riferimento all'inchiesta della Procura di Cagliari che ha portato in carcere, tra gli altri, il patron rossoblù Massimo Cellino, il sindaco di Quartu Mauro Contini e l'assessore ai lavori pubblici Stefano Lilliu.