NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

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SPEZIALELIBERO

DAVIDE LIBERO











11 NOVEMBRE 2007

 

TRATTO DA "NON C'E' FEDE SENZA LOTTA" N°124

 

Vivere Ultras, nell’immaginario collettivo della societa’ moderna, rappresenta lo stereotipo della follia. Eppure, chi vive come noi sa benissimo che non e’ cosi. O meglio, conosciamo la nostra “follia”, e’ insita in noi, ma sappiamo anche quanto la nostra follia ci renda, non certamente persone migliori (come se la vita fosse una gara a premi), ma certamente piu’ veri, leali. Basiamo su fondati valori le nostre esistenze, cosi radicati in noi, da diventare “folli” d’amore e di rabbia. Se c’e’ stato un giorno in cui abbiamo capito che esiste un altro tipo di follia, che non ha nulla a che vedere con la nostra, una follia insulsa ed ipocrita, priva di ogni dignita’, la follia di chi e’ chiamato a rappresentare lo Stato, quel giorno e’ l’11 novembre 2007. Stazione di servizio di Badia Al Pino, vicino ad Arezzo, in direzione nord, verso Firenze, macchine di juventini e laziali si incontrano, ne nasce un diverbio che si esaurisce in un amen, nulla piu’, dall’altra parte, in direzione sud, arriva una pattuglia della polizia stradale. Mentre le due comitive stanno andando via, un agente della Polstrada corre verso la recinzione dell’autostrada, segue le macchine con a bordo i ragazzi che escono dall’autogrill, sul lato opposto. Nessuno osa immaginare che la follia, quella vera, e’ in agguato. L’agente Spaccarotella allarga le gambe, distende le braccia, prende la mira e spara: il suo proiettile attraversa tutta l’autostrada, chi passa in quel momento in quel tratto di A1 rischia di morire senza saperlo. Uccide Gabriele Sandri, 26 anni, che dorme, inconsapevole di quello che sta accadendo, sul sedile posteriore di una delle macchine ripartite dall’autogrill. Gabriele andava in trasferta a vedere la sua Lazio. Lo spettacolo piu’ becero va allora in scena sulla morte di questo ragazzo: pagliacci televisivi, sagre di idiozie perbeniste. Inizialmente, nelle deliranti ricostruzioni date in pasto all’opinione pubblica, ad uccidere Gabriele era stato un altro tifoso, poi esce fuori il colpo sparato in aria, tesi avvalorata da prefetti e questori vari, degni rappresentanti dello sfascio di questo Paese, gente preposta a decidere sull’ordine pubblico, sulla sicurezza dei cittadini, gente chiamata a ruoli di responsabilita' nei confronti della collettivita’, che anche quando la perizia balistica e l’autopsia avranno dimostrato che il colpo non e’ stato deviato da alcunche’, anche di fronte a cinque testimoni oculari che raccontano di aver visto il poliziotto distendere le braccia e sparare, anche di fronte a tutto questo, continueranno a giustificare con ostinazione l’operato di un folle in divisa, da tutelare e tenere in servizio fino alla condanna definitiva. Di fronte a tutto cio’, ci teniamo stretta la nostra follia, i nostri sorrisi, la nostra lealta’ e i nostri guai, nel ricordo di Gabriele, orgogliosi di quello che siamo. Orgogliosi di essere Ultras.