NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

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SPEZIALELIBERO

DAVIDE LIBERO











ESPERIMENTO SOCIALE

 

TRATTO DA "NON C'E' FEDE SENZA LOTTA" N°129

 

Con queste parole, lo scorso dicembre, il questore di Torino chiosava la conferenza stampa, “imbandita” per motivare i provvedimenti adottati in Curva Primavera (fatti che vi abbiamo raccontato nel numero 126 di questa fanzine), per giustificare la presenza di un cospicuo numero di tifosi ospiti all’interno della Curva stessa. La premessa e’ un dovuto spunto di riflessione, non perche’ le parole del questore ci abbiano tolto il sonno, ma solo ed esclusivamente perche’ rappresentano un’ammissione da parte di un componente dello Stato di quello che noi da anni asseriamo. Sappiamo di essere il LABORATORIO REPRESSIVO dello Stato, da piu’ di trent’anni. Gli Stadi, attraverso le varie legislazioni in materia di prevenzione della violenza all’interno degli stessi, sono diventati un escamotage tramite il quale, in un qualsiasi momento di panico collettivo creato ad arte cavalcando un singolo episodio, si possono sospendere da un determinato luogo anche i piu’ elementari diritti costituzionali o civili garantiti ai cittadini. Del resto, se facciamo un excursus storico di quelle che sono l’insieme di leggi sugli stadi che si sono susseguite negli anni, viene da chiedersi: in quale altro luogo potrei non avere piu’ accesso se commettessi un qualsiasi atto penalmente perseguibile? In quale altro luogo potrei ritrovarmi coinvolto in un procedimento penale solo per aver espresso la mia opinione, senza offendere nessuno? Quale altro libero cittadino non puo’ recarsi in una determinata localita’, a parte chi decide di andare a vedere una partita se la stessa viene vietata agli ospiti da un prefetto? In quale altro “pubblico spettacolo” rischio una denuncia penale se non rispetto il numero del posto assegnatomi sul biglietto? Quale altro reato, una volta finita di scontare la pena, prevede un provvedimento amministrativo “preventivo” del questore?
Che la violenza ci sia e ci sia stata non saremo certo noi a negarlo, ma chi pensa che queste pene liberticide servano ad eliminare la stessa non ha capito nulla o fa finta di non capire, convinto che il problema riguardi solo noi che ci esponiamo e che viviamo le nostre esistenze da Ultras. Tutto questo liberticidio ha usato negli anni la violenza come specchietto per le allodole, nulla c’entrano con la violenza gli striscioni, l’aggregazione, le bandiere, il pensiero, il dissenso. La volonta’ di questo esperimento non nasce dalle labbra del questore sopra citato, ma affonda le sue radici in un tempo che va a braccetto con la continua commercializzazione del calcio: togliere di mezzo quello spontaneismo che da sempre ci appartiene, che fa parte del nostro essere e che si scontra inevitabilmente con chi vorrebbe trasformare il tutto in un freddo asettico spettacolo commerciale. Che l’esperimento abbia dato i suoi frutti lo dimostra la facilita’ con cui gli strumenti sperimentati vengono poi utilizzati nella cosiddetta societa’ civile, vedi il Daspo urbano o di piazza. Nel primo, con il beneplacito di una collettivita’ ormai imbalsamata, si recupera il “decoro” da “fastidiosi” soggetti (spesso barboni, mendicanti ed ambulanti), il secondo toglie dalle piazze le voci del dissenso. Tutto questo, come gia’ si e’ fatto con gli stadi, consegnando a prefetti, questori e sindaci il potere della discrezionalita’ grazie al quale come Dei in Terra, senza alcun tipo di procedimento penale, possono comunque decidere un provvedimento amministrativo per la “dimensione del fastidio” che creo in un determinato luogo.
Trent’anni di leggi speciali negli stadi sono serviti a zittire liberi pensieri, sono serviti ad uccidere la passione di tanta gente, sono serviti a rimpinguare le tasche di chi aveva solo interesse a trasformare quella stessa passione in un freddo consumismo di pay-tv e sale scommesse. L’esperimento sociale avviene da trent’anni e serve al potere per capire come si possa uccidere le liberta’ di tutti per salvaguardare gli interessi di pochi. E quando tutto cio’ non riguardera’ piu’ solo gli stadi ad essere in pericolo sara’ la liberta’ di chiunque.