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L’OPERAZIONE SULLA DROGA E GLI ULTRAS (MA LA CURVA C’ENTRA VERAMENTE?)

 

FONTE:Bergamo Post

 

In queste ultime ore ne abbiamo sentite davvero tante, troppe. Alcune opinioni hanno sfiorato il machiavellico, il grottesco, l’ assurdo. Una delle ricostruzioni più brillanti, ad opera di Bergamo Post, sugli arresti avvenuti in questi giorni, in cui vengono evidenziate chiare contraddizioni ad opera della Questura, oltre l’ evidente qualunquismo nel voler associare condotte antigiuridiche ad una matrice ultras (che non esiste).

 

Alle 11 di martedì 7 marzo, alla Questura di Bergamo si è tenuta la conferenza stampa relativa all’operazione anti-droga denominata “Mai una gioia”, avviata alle prime luci dell’alba dalla squadra mobile di Bergamo con il supporto del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato. Oltre cento agenti hanno eseguito, tra città e provincia, 26 misure cautelari firmate dal gip: undici persone sono state arrestate e sono finite in carcere, sette ai domiciliari, tre sono state sottoposte a obbligo di dimora e cinque alla presentazione alla polizia giudiziaria. Sono state anche avviate le procedure per trenta Daspo e quelle di sospensione della licenza, dai 7 giorni ai 3 mesi, per dieci locali pubblici (nove in città e uno in provincia). I soggetti coinvolti sono ritenuti responsabili a vario titolo di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, rapina e resistenza a pubblico ufficiale.
Tutto parte dalla movida. Il comunicato stampa diffuso dalle forze dell’ordine in mattinata, recava un sottotitolo molto chiaro: «Operazione della Polizia di Stato contro gli spacciatori del tifo violento dell’Atalanta». Oltre la metà delle persone coinvolte, infatti, sono legate al mondo della tifoseria atalantina e buona parte delle prove (anche video) sono state raccolte in ambienti legati alla galassia ultras e in occasione di tre partite della stagione 2015/2016: Atalanta-Napoli, Atalanta-Genoa e Atalanta-Inter (soltanto in seguito all’ultima di queste, sottolineano però le autorità, ci sono state violenze). Non c’è da stupirsi, dunque, se gran parte dei media locali e nazionali abbiano, sin da subito, “gridato” al binomio ultras nerazzurri-droga, dando ampio risalto alla questione.
In apertura di conferenza stampa, però, il questore di Bergamo Girolamo Fabiano ha subito fatto una precisazione: «L’indagine di cui vi stiamo parlando è un’indagine sullo spaccio. Lì nasce e lì finisce. C’è coinvolto anche un piccolo gruppo di tifosi, ma non scambiamo le due cose. I tifosi sono tanti, l’Atalanta sta vivendo una stagione incredibile e i tifosi si stanno comportando benissimo. Non stiamo quindi parlando di tifosi, ma di un’operazione contro spacciatori e assuntori di sostanze stupefacenti». La conferma arriva quando a prendere la parola è Giorgio Grasso, capo della Squadra Mobile di Bergamo: dopo aver esposto i passaggi più tecnici dell’indagine, Grasso ha precisato come «tutti i soggetti coinvolti, con rare eccezioni, sono giovani bergamaschi frequentatori della movida locale. La prima fase dell’indagine, infatti, è partita proprio dalle aree più frequentate della movida bergamasca, come Borgo Santa Caterina. Solo successivamente, quando ci siamo resi conto che buona parte dei soggetti coinvolti erano anche abituali frequentatori dello stadio, s’è ampliata anche in quella direzione».
Il video e la Curva. Le indagini sono state avviate nel settembre 2015 e sono continuate sino ai primi mesi del 2016. Grazie all’utilizzo massiccio delle intercettazioni e di microcamere nascoste, è stato possibile «acquisire gravi elementi indiziari a carico di un gruppo di italiani – si legge nel comunicato della Questura -, nonché di un albanese e di un serbo». Nonostante anche il procuratore capo di Bergamo, Walter Mapelli, sottolinei come l’indagine sia stata «una sorta di “intervento chirurgico”. È importante non generalizzare: siamo in presenza di spacciatori che sono anche tifosi, non viceversa», durante la conferenza stampa viene mostrato un filmato realizzato dalla Polizia di Stato che si apre con una ripresa larga della Curva Nord piena di gente. Le immagini successive sono invece quelle riprese dalle telecamere nascoste installate dagli agenti in alcuni dei locali coinvolti dalle indagini. In esse, «legate a tre partite specifiche dell’Atalanta della passata stagione, giocate contro Napoli, Genoa e Inter» spiega Grasso, si vedono decine di persone intente, nei bagni, a comprare e consumare droga. Immagini che parlano da sole e che raccontano di come, per qualcuno, la partita dell’Atalanta diventasse soltanto un pretesto per drogarsi. Alla movida, invece, vengono dedicati soltanto gli ultimi cinque secondi del filmato, sebbene sia proprio da quel filone che è partita tutta l’indagine.
Il legame tra lo spaccio e il mondo ultras, chiaramente espresso dal comunicato delle forze dell’ordine (e in parte “ammorbidito” dalle parole pronunciate in conferenza stampa), torna anche nel modo in cui è stata denominata l’operazione: “Mai una gioia”. Si spiega: «Una frase ripetuta come un mantra, riportata anche in uno striscione in curva». Al riguardo, però, elementi della tifoseria organizzata nerazzurra precisano come nessuno striscione ufficiale della Nord (quelli che, per intenderci, vengono solitamente appesi ai pali della curva o esposti all’ingresso in campo delle squadre) rechi quella frase e che, tutt’al più, si può trattare di un cartellone esposto di propria volontà da qualche singolo tifoso. Va anche sottolineato come il detto “mai una gioia” sia ormai diventato un modo di dire molto diffuso tra i giovani, anche tra quelli non legati al mondo della tifoseria atalantina.
La rapina e l’estorsione. Oltre all’attività di spaccio, le forze dell’ordine hanno anche imputato ad alcuni dei soggetti sottoposti a misure cautelari una rapina ai danni di un corriere della droga – il quale, durante un’intercettazione, affermava: «Ci hanno preso a sprangate» – e atti riconducibile all’estorsione nei confronti dei clienti che non pagavano le dosi. In particolare, a commettere quest’ultimo reato sarebbe stato soltanto uno dei soggetti arrestati, che si affidava a un amico e tifoso atalantino ex pugile per “riscuotere” i propri crediti.
Esiste il binomio droga-ultras? Dopo tutto questo, la domanda sorge spontanea: esiste, dunque, un intrinseco legame tra mondo ultras e spaccio? La risposta, come già sottolineato, l’hanno data questore e procuratore capo durante la conferenza stampa: no. «Non spetta a noi dire se c’è qualche capo ultras tra i soggetti coinvolti – ha risposto Mapelli a esplicita domanda di un giornalista -. Noi non conosciamo i cosiddetti vertici della Curva». Certo, più della metà delle persone sottoposte a misure cautelari frequentavano abitualmente lo stadio, erano tifosi dell’Atalanta, alcuni erano anche membri della Curva già noti alle forze dell’ordine. Ma, ogni due domeniche, sono migliaia i supporters che riempiono la Pisani e generalizzare non aiuta di certo. Soprattutto se a farlo sono gli stessi inquirenti con un comunicato che poi, in conferenza stampa, viene in larga parte smentito dalle loro stesse parole.