NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

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La legittima difesa... dell’orologio

 

TRATTO DA "NON C'E' FEDE SENZA LOTTA" N°131

 

Ugo Russo, quindici anni, e’ stato ucciso la settimana scorsa, nella notte tra sabato e domenica a Napoli, nel corso di un tentativo di rapina. Ad ucciderlo e’ stato un carabiniere fuori servizio a cui Ugo, con una pistola giocattolo in mano, aveva intimato di consegnarli il rolex che aveva al polso. Il carabiniere gli ha sparato un primo colpo al torace e poi sceso dalla macchina gli ha sparato un altro colpo dietro la nuca. Non viviamo la realta’ di quelle strade, certamente cosi’ diverse dalle nostre, da sembrarci assurdo che dei ragazzini nella piu’ abitudinaria delle quotidianita’ possano spingersi a tanto. Quello che ci balza agli occhi dalla prima ricostruzione dei fatti e’ la facilita’ con cui chi e’ preposto all’ordine dello Stato, decida di mettere fine all’esistenza di un ragazzino, non tanto con il primo colpo che puo’ essere ricondotto in una lettura di legittima difesa, ma con il secondo, dietro alla nuca, che sa tanto di un’esecuzione, come dell’abbattimento di un animale. Quello che ne viene fuori nei giorni seguenti e’ il solito stuolo di perbenisti paroloni che farciscono televisioni, giornali e social network, alla ricerca del miglior modo per dire tutti la stessa cosa: che Ugo non e’ una vittima, perche’ stava facendo una rapina e il carabiniere non e’ un assassino perche’ ha difeso il suo orologio. Il processo mediatico e’ servito. Molto piu’ facile sara’ il lavoro per le forze dell’ordine e la magistratura, che al solito sara’ “accurato” come in altri casi che hanno coinvolto cittadini ammazzati da uomini appartenenti alle forze dell’ordine. Ci hanno insegnato a diffidare persino degli atti “scientifici” (vedi l’inquinamento di prove nel caso Cucchi o l’opinabile perizia balistica in quello di Davide Bifolco, giusto per fare due esempi). Molto risalto e’ stato dato, giustamente, all’assurda distruzione del pronto soccorso da parte di parenti e amici di Ugo, dopo che gli stessi hanno avuto la notizia del decesso del ragazzo. Tutti hanno condannato quest’episodio, ripetiamo giustamente, perche’ non ha nessun senso, ancor piu’ in un luogo come un pronto soccorso, ma nessuno ha provato ad immedesimarsi anche lontanamente nel dolore di chi aveva perso un figlio, un nipote, un amico di soli quindici anni. Facile per tutti e’ stato invece immedesimarsi in chi per salvare un orologio, ha sparato 4 colpi di pistola e ha ammazzato un ragazzo di quindici anni. Le riflessioni appartengono ad ognuno, con la speranza che quei pochi che avranno in mano questa fanzine, partano dal presupposto di ragionare con la loro testa e non con quella dei processi mediatici.