NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

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DAVIDE LIBERO











Carcere di Bologna : torna la favola del lupo e dell’agnello…

 

Ancora una volta : “sorvegliare e punire” !

Chi ha danneggiato cosa?

Chi ha danneggiato chi ?

Una avvisaglia del possibile epilogo della vicenda (la cosiddetta “rivolta” del 9 marzo 2020 ) si poteva leggere nelle lamentele degli agenti che protestavano per la mancato rimpiazzo degli arredi danneggiati durante l’evento ; ora è giunto un “resoconto” del quotidiano Il Resto del Carlino che ricostruisce la sequenza dei fatti dall’osservatorio , a dir poco, sfuocato, della Procura della Repubblica;

i fatti si ridurrebbero a reato di danneggiamento e simili; colpevoli e cattivi i detenuti, “innocente” la istituzione carceraria; ma proviamo a rileggere l’evento secondo l’insegnamento di Esopo e Fedro;

con questa “nuova” chiave di lettura, evidentemente rigettata a priori dalla Procura della Repubblica , possiamo focalizzare alcune questioni:

1) Le persone detenute alla Dozza subiscono da sempre condizioni che si configurano come “abuso di mezzi di correzione” ; sulla interpretazione di alcuni aspetti delle condizioni di detenzione come “tortura”-per alcune fasi storiche della vita alla Dozza- la questione è più complessa e , comunque, “aperta”;

2) Le persone detenute sono ristrette in una struttura che presenta connotati più che sufficienti per essere dichiarata in condizioni di inagibilità sanitaria ; Ausl e Ministero di grazia e giustizia, sul tema, tacciono;

3) la cosiddetta “rivolta” sarebbe insorta nel settore giudiziario; semplici conoscenze di psicologia sociale evidenziano come i reparti giudiziari (persone in attesa di processi definitivi) siano sempre quelli che dove si registrano più alti livelli di tensione;

4) il livello di surplus di distress a cui sono state esposte le persone detenute nella fase della pandemia sono addebitabili alla inadeguata gestione che, degli eventi, le istituzioni hanno fatto; si sarebbe dovuto agire con oculatezza sul terreno della comunicazione (fornire informazioni adeguate e corrette sula pandemia) , sul terreno della prevenzione (mettere a disposizione ddppii e materiali per la sanificazione ambientale) e , soprattutto , sul terreno delle relazioni sociali; intendiamoci : lo stato italiano ha saputo imporre i vetri divisori nei colloqui tra detenuti e bambini ma non ha voluto approntare banali pannelli in pexigas che avrebbero consentito di tenere colloqui quasi regolari (tranne contatto fisico) tra detenuto e familiare visitatore; in subordine si sarebbe potuto e dovuto sostituire il colloquio negato con una congrua possibilità di comunicazione telefonica o skipe; in Francia (la Procura della repubblica sa che si tratta di un paese europeo confinante con l’Italia) esistono telefoni fissi in cella , il che non ha niente a che fare col covid ma con una misura di civiltà ; va bene che la Francia ha vissuto l’illuminismo…e l’Italia un po’ meno…

5) le condizioni della detenzione (come abbiamo detto si configurano come “abuso di mezzi di correzione”) richiamano alla mente quei contesti sperimentali in cui si studia la aggressività degli esseri umani; la Procura di Bologna forse deve approfondire questi studi (Zambardo, Cassidy ) ; il sovraffollamento, le precarie condizioni igieniche, l’essere tagliati fuori da fonti obiettive di comunicazione, la carenza di sonno, la generale condizione di costrittività, sono elementi che aumentano la aggressività ; non tra i detenuti ma , in generale, tra gli uomini; ché di uomini stiamo parlando prima che di detenuti;

6) in queste condizioni –definibili eufemisticamente come “bestiali” scoppia quella che i media hanno definito “rivolta” ! Sappiamo che esiste un programma regionale sulla salute mentale nelle carceri; sarebbe interessante conoscere progetti e risultati di questo programma ; o si tratta solo di “buon intenzioni” secondo una solida tradizione della regione E-R?

7) A noi pare, in verità, che la popolazione detenuta di Bologna meriterebbe il Nobel per la pazienza , se questo filone del Nobel esistesse; ci aspettavamo che lo stato chiedesse scusa alle persone detenute per quello che è successo e invece no; la chiave di lettura è invece quella del “danneggiamento” : parliamone… Noi

auspichiamo che le manifestazioni di dissenso si mantengano entro i limiti della non violenza ma davvero la pazienza necessaria è tanta ; persino per noi , ad esempio, nei rapporti con la Ausl che , stante la nostra richiesta del 2 gennaio 2020 , ancora non abbiamo ricevuto il secondo report semestrale 2019 sul carcere !

8) Pare piuttosto “trascurata” un’altra fattispecie di reato : quello di “mancata custodia” ; la persona deceduta , a latere della “rivolta” , sarebbe deceduta per overdose di psicofarmaci ; nessun segreto istruttorio ? mera ipotesi giornalistica ? nessuna ipotesi alternativa? Ma esiste un altro modo di vedere questo evento mortale (l’altra persona scampata alla morte è incorsa nella stesso rischio ? approfondiremo) : se una comunità viene portata alla esasperazione e, in una situazione sfuggita a qualunque controllo, si dovesse avere facile accesso ad armi cariche , cosa succederebbe ? Se il “problema” è stato una (o due) overdose , a parte la “omessa custodia” ci pare che ci sia una responsabilità nell’ avere determinato quelle condizioni in cui la appetenza umana verso psicofarmaci e sostanze analoghe può crescere a dismisura; una persona che non sia in condizioni disperate non fa , volontariamente, una overdose suicida;

9) La Procura “vede” reati di danneggiamento; non vede- a nostro avviso- con la necessaria nitidezza le premesse dei fatti che hanno condotto al danneggiamento; ed è “strano” che la Procura dopo aver “rassicurato” molti datori di lavoro sul fatto che i 40 fascicoli aperti per “omicidio colposo” (decessi in case di riposo) saranno chiusi non dica ai potenziali imputati per “danneggiamento”: “tranquilli il fascicolo sarà chiuso…”; spieghi la Procura questa contraddizione , se lo ritiene;

10) Altrettanto sarebbe utile conoscere gli orientamenti della Procura sui nostri due esposti per decessi covid-correlati che hanno riguardato , come è noto, due persone detenute alla Dozza; si tratta di due eventi mortali certamente collegati con le “strategie” adottate nella fase della pandemia; forse un processo per “danneggiamento” è più facile di una indagine per omicidio colposo ? Sicuramente; dovremo continuare a leggere il Resto del Carlino per conoscere le intenzioni della Procura? Certo è che sulla “strategia” del carcere per affrontare la pandemia sono circolate ipotesi inquietanti , compresa quella del “divieto” , per il personale sanitario, di indossare la mascherina “per non allarmare i detenuti” ; fake news ? “Speriamo” …

Conclusioni

Una indagine sulla “rivolta” non ha senso se vista (solo) con gli occhiali deformanti dell’effetto-danneggiamento; ha senso se ci si pone l’interrogativo sulle motivazioni delle reazioni dei detenuti;

non suggeriamo qui la categoria ambigua delle “attenuanti” , chiediamo di cambiare totalmente registro;

si è trattato di una condotta endogena o di una condotta reattiva ? Su questo cut-off si colloca , da un lato , l’approccio lombrosiano, dall’altro l’approccio realistico.

Auspichiamo che sia archiviato il reato di danneggiamento e che si indaghi sulle vere cause delle condotte, facendo dell’evento una occasione per non reiterare gli stereotipi delle istituzioni totali.

Separata –e non archiviabile- la questione dei decessi : di Bologna (3 persone) , di Modena (9 persone) e del resto d’Italia.

 

Vito Totire, medico psichiatra, portavoce coordinamento per l’ecologia sociale (“Chico” Mendes-centro Francesco Lorusso) via Polese 30 40122 Bologna