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DAVIDE LIBERO











Resistere alla società del controllo

 

FONTE:“La insurrección en curso”, in La Jornada

 

Ben oltre lo stato-nazione e il capitalismo, la società del controllo è in costruzione da molti anni come forma superiore e ultima del patriarcato. Il Covid-19 è apparso presto come una grande opportunità per consolidarla. Le condizioni insopportabili che impone, però, cominciano a trovare e troveranno forme di resistenza che stanno già modificando i termini della guerra contro la nostra stessa sopravvivenza. Persino il FMI prevede che il 2022 sarà un anno di insurrezioni e sta già promuovendo campagne per contenerle. Le iniziative di resistenza in corso riguardano tutte le sfere della vita quotidiana, a cominciare dalle pratiche alternative al cibo tossico, costoso e distruttivo per l’ambiente imposto dall’agri-business. Sono guidate soprattutto dalle donne, che in questi ultimi anni, a livello planetario, hanno rotto la spina dorsale della normalità patriarcale e non si sono mai fermate

 

Le schermaglie infinite della guerra in cui ci troviamo, spesso violente, rendono impossibile continuare a nasconderla. Ma sia la sua forma che il suo significato sono cambiati. Ben oltre lo stato-nazione e il capitalismo, la società del controllo è in costruzione da molti anni come forma superiore e ultima del patriarcato. Il Covid-19 è apparso presto come l’opportunità per consolidarla. Le condizioni insopportabili che impone sono diventate ancora più evidenti, scatenando un’immensa ondata di resistenza che sta già modificando i termini della guerra. Persino il FMI prevede che il 2022 sarà l’anno dell’insurrezione e sta già promuovendo campagne per contenerla.

Il modello cinese di società del controllo è molto avanzato ed è stato ampiamente utilizzato durante l’epidemia di Covid. I dispositivi elettronici, per esempio, in Cina consentono di registrare le conversazioni in casa con il cellulare spento. Algoritmi sempre più complessi usano queste e altre informazioni per assegnare punteggi individuali che disciplinano il comportamento, come anche le idee e le percezioni.
Procedure molto simili sono state utilizzate a lungo fuori dalla Cina, in particolare nel cosiddetto Nord globale, per scopi commerciali. C’è già un mercato, per esempio, per una merce particolare: la previsione di ciò che ogni persona farà, elaborata dagli algoritmi a partire dalle informazioni catturate dal loro uso dei dispositivi elettronici.

I dispositivi in tempo di Covid sembrano ancora avere scopi mercantili e di profitto privato. Hanno ottenuto risultati spettacolari, come rivelano questi esempi. In un solo giorno, il 28 luglio 2020, coloro che gestiscono Amazon, Google, Apple e Facebook hanno guadagnato 16 miliardi di euro di plusvalenze latenti. Una manciata di miliardari americani ha guadagnato un trilione di dollari nel 2020. Gli immensi profitti dell’industria farmaceutica sono ben noti, con prodotti che non sono riusciti a prevenire o trattare adeguatamente il virus e con un vaccino che non è un vaccino, non garantisce l’immunità ed è pieno di rischi.

Questa analisi è del tutto valida e legittima, ma anche fuorviante. Ciò che è in corso va ben oltre l’accumulazione senza precedenti di profitti che non vengono più convertiti in capitale, perché non vengono incanalati nell’acquisto di forza lavoro. Il processo non riguarda solo l’attuale espropriazione aggressiva.

La vecchia nozione di sicurezza, utilizzata contro il terrorismo, ha ora acquisito nomi pericolosi. La sicurezza alimentare è un dispositivo di espropriazione e controllo, un’azione anti-contadina, che produce fame e sovrapproduzione; la sicurezza sanitaria svolge una funzione simile in un altro campo più ampio. In nome della salute pubblica, una nozione dal contenuto stravagante e pericoloso, sono state prese misure e sono state imposte regole dagli effetti devastanti, che una buona parte del popolo ha docilmente seguito.
Queste politiche sono state criticate da tutti i punti dello spettro ideologico, il che ha minato una sana analisi del loro significato. La tradizionale e sensata nozione che la cura non dovrebbe essere peggiore della malattia, molto utile per analizzare ciò che sta accadendo, è stata rapidamente scartata perché ricordata da Trump. Coloro che esigono l’applicazione di procedure certificate e legittime di convalida dei vaccini, vengono etichettati come dogmatici e persino criminali; per la stessa ragione si oppone resistenza al dibattito pubblico sui discutibili passaporti vaccinali, la cui introduzione è già in corso e riguarderà molto più dei viaggi internazionali.

Nonostante la confusione e la disinformazione prevalenti e il continuo bombardamento per generare paura e giustificare ciò che viene imposto, un numero crescente di persone ha reagito con pensieri ed azioni di apertura che vanno ben oltre la pandemia e affrontano sensatamente gli orrori in corso.

Esemplare la reazione nel campo dell’educazione. L’implementazione del sistema educativo, nato con il capitalismo e al suo servizio, ha prodotto ovunque una grande resistenza. È sempre stato oggetto di critiche, ma non sono mai state così ampie e profonde come oggi. Anche coloro che chiedono la riapertura delle scuole non lo fanno perché i loro figli possano studiare, ma perché hanno bisogno di liberarsene per qualche ora; sanno bene che gli insegnanti funzionano come balie e le scuole come asili. È emersa un’intensa ricerca di modi per imparare al di fuori del sistema educativo e del suo curriculum sempre più folle.

Forse l’aspetto più notevole dell’insurrezione in corso si manifesta nel cibo, con pratiche alternative al cibo tossico, costoso e distruttivo per l’ambiente imposto dall’agri-business. Pratiche in uso anche per curare.

Le iniziative in corso riguardano tutte le sfere della vita quotidiana. Sono guidate soprattutto dalle donne, che oggi commemorano l’anniversario della mobilitazione che un anno fa ruppe la spina dorsale della normalità patriarcale e che non si sono fermate, come è stato ben dimostrato questo fine settimana.

 

GUARDA IL VIDEO "La Società della Sorveglianza" (LINK:youtube.com/watch?v=4y7TVTIkNRo)
Dalla Cina agli Stati Uniti, da Tel Aviv a Washington passando per Londra, Parigi e San Francisco, questa inchiesta internazionale mostra per la prima volta come sotto le spoglie della lotta al terrorismo o alla criminalità, le grandi potenze si siano lanciate in una pericolosa corsa alla tecnologia di sorveglianza . Telecamere di riconoscimento facciale, rilevatori di emozioni, sistema di classificazione dei cittadini, droni killer autonomi … Questa indagine ci porta negli ingranaggi di questa macchina di sorveglianza globale e dà voce alle prime vittime di questo straordinario coping. Un’ossessione per la sicurezza che in alcuni paesi sta dando vita a una nuova forma di regime: il totalitarismo digitale. L’incubo di Orwell. Docufilm a cura di Artè con sottotitoli in italiano

 

Gustavo Esteva