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L'ENNESIMA PAGLIACCIATA DELLO STATO ITALIANO: LA TESSERA DEL TIFOSO (diciottesima puntata)

 

04/12/2010:Milan Brescia. Vietata ai bresciani (comunicato Brescia 1911)

 

“Non possiamo relazionarci con l’esterno…” ; “Dovete mandarci una richiesta scritta e la valuteremo…” ; “Non è territorio di nostra competenza e non siamo stati interpellati…” ; “Non sappiamo quali siano i motivi ma l’ultima parola spetta al Prefetto…” ; “L’Osservatorio ritiene Milan vs Brescia ad alto rischio...” ; “Noi non abbiamo dato nessuna indicazione di pericolo…”; “Potrebbe essere la difficoltà di organizzazione ad impedire la trasferta ai non tesserati (in pratica non sanno dove metterli, ndr )… ; “Se la tifoseria fosse in contestazione con squadra e/o società, per l’Osservatorio potrebbe essere indice di grave pericolo (il fatto che anche i tesserati siano in forte contestazione non costituisce però pericolo alcuno, ndr )… ; “Se la tifoseria si fosse resa protagonista di atteggiamenti scorretti nelle precedenti gare, l’Osservatorio può applicare delle restrizioni alle successive due/tre trasferte (restrizioni che si ripercuotono solamente sui non tesserati, e questo a prescindere dal fatto che i presunti atti scorretti siano stati compiuti da tifosi tesserati oppure dai non tesserati, ndr )…”; Queste sono state solamente alcune delle motivazioni fornite da: Osseravatorio sulle Manifestazioni Sportive, Ufficio Relazioni Esterne del Ministero dell’Interno, Questura di Milano, Questura di Brescia (dichiarazioni rilasciate durante la nostra piccola inchiesta relativa al divieto di vendita dei biglietti per la partita Milan vs Brescia di sabato 4 dicembre). Oltre alla confusione generale in materia, la cosa più evidente emersa dalla nostra inchiesta è stato il profondo imbarazzo da parte degli interpellati. Disagio dovuto soprattutto all’ignoranza e alla forte difficoltà nel decifrare - e magari difendere - una decisione sembrata a tutti assurda (quella cioè di vietare la trasferta di Milano ai bresciani non tesserati). Una soluzione questa che mette alla berlina - per l’ennesima volta - le Istituzioni e la tanto decantata sicurezza del Ministro Maroni. Sempre più manifesti sono infatti i paradossi emersi in questa prima fase del campionato (troppi per elencarli tutti). Milan vs Brescia di sabato è solamente uno dei tanti, forse però il più evidente. Ciononostante, il Ministro dell’Interno continua a magnificare i presunti benefici ottenuti grazie all’applicazione della tessera. Sintetizzando: meno episodi violenti e più tifosi sugli spalti. Questo il traguardo raggiunto - a detta del Ministro ovviamente - proprio grazie alla famigerata tessera del tifoso. Ma a questo punto ci viene un sospetto: che Maroni frequenti lo stadio solo nelle partite di cartello come fa - purtroppo - la maggior parte dei tifosi italiani ultimamente? Oppure: che non ci vada più da molti anni? In questo caso: chi gli fornisce i dati sulle presenze, Pinocchio o il lupo famelico di Cappuccetto Rosso? Lo sa il Ministro quanto costa un biglietto di Curva a Brescia e nella maggior parte degli stadi italiani? Lo sa che molti padri non portano più i figli allo stadio per far quadrare il bilancio? Forse molto di questo (se non tutto) al Ministro dell’Interno è sfuggito, ma non può aver ignorato senz’altro una cosa: il calcio italiano - a tutti i livelli - non è mai caduto così in basso come nelle ultime stagioni, e questo non certo a causa del tifo organizzato o degli stadi fatiscenti. Torniamo per un attimo però a Milan vs Brescia: un incontro non certo a rischio, intorno al quale si sarebbero sicuramente espressi tutti quegli aspetti del calcio e del tifo italiano tanto cari allo stesso Maroni. Perfino i tifosi dell’ultima ora conoscono il patto di fratellanza fra le due tifoserie, e lo dovrebbe conoscere anche il Ministro dell’Interno, vista la sua ostentata fede rossonera.Un gemellaggio il nostro di lunga data (quasi trent’anni ormai) e non certo basato su rivalità,logiche politiche o - peggio ancora - interessi personali, ma piuttosto su valori fondamentali quali rispetto, solidarietà, amicizia. Ma il Ministro dell’Interno non è uomo di facili romanticismi, ormai l’abbiamo capito. Se così non fosse, forse capirebbe anche la portata del danno sportivo, economico e sociale (stadi sempre più vuoti e silenziosi sono ormai all’ordine del giorno e sotto gli occhi di tutti) derivati dalla strategia utilizzata per introdurre la tessera del tifoso. Uno strumento visto con sospetto dalla maggior parte dei cittadini e vissuto come una vera e propria persecuzione. Eh sì, perché dei settecento/ottocentomila tesserati (i dati si alternano sistematicamente quasi a dimostrare l’incertezza e l’approssimazione di chi li fornisce) vantati da Maroni, quasi nessuno ha fatto la tessera di sua spontanea volontà o nella convinzione che fosse uno strumento utile a debellare la violenza o a riportare le famiglie allo stadio (ci vorrebbero ben altre strade per ottenere questo, ma non farebbero guadagnare nessuno). Semplicemente, chi ha sottoscritto la tessera - e il codice etico che l’accompagna - è stato costretto a farlo praticamente dalla sua stessa società. A loro volta, le società sono state “ricattate” dal Ministro tramite una circolare ministeriale (sebbene non esista una legge, hanno però preferito uniformarsi al volere del Ministro - danneggiando di fatto i propri tifosi, il calcio e le proprie casse - piuttosto d’incorrere nelle sue ire). Probabilmente, con un’informazione migliore e un po’ di “pratica” in più, l’Osservatorio e lo stesso Maroni avrebbero potuto trarre delle conclusioni diverse, più opportune e profonde sull’attuale realtà italiana (una situazione unica al mondo). Ed anche sul fronte della violenza avrebbero quasi certamente cambiato le proprie valutazioni(episodi drammatici non sono mancati nemmeno durante l’ultimo turno di campionato, ma ignorarli oggi fa - evidentemente - comodo a molti), soprattutto se avessero considerato che per ottenere dei risultati minimi si sono:
-letteralmente svuotati gli stadi;
-allontanate definitivamente le famiglie;
-disincantati anche i tifosi più romantici;
-esasperati i tifosi più tranquilli;
-portate nuove ed inutili tensioni anche durante sfide considerate da sempre vere e proprie occasioni di festa, dietro le quali non si celava nessun pericolo (Parma vs Sampdoria docet!);
-distrutte delle sottoculture giovanili forse discutibili, ma sicuramente uniche, disinteressate,piene di energie positive e ricche di valori;
-create situazioni di sfiducia e di nuove tensioni nei confronti di Istituzioni e Società di calcio.
Rispetto ai divieti di sabato, fino all’ultimo abbiamo confidato in un ripensamento che avrebbe dimostrato un certo buon senso e uno sperato rispetto non solo nei confronti dei bresciani non tesserati, ancora una volta discriminati senza ragione apparente; bensì nei confronti di tutto il calcio italiano, sempre più in preda ai capricci dei potenti, delle Pay-TV e - perché no - dei calciatori/mercenari. Noi sabato a Milano non ci saremo, e questo per scelta.Di certo non è un divieto tanto assurdo quanto facilmente eludibile (almeno in quest’occasione) a fermarci. Semplicemente non andremo a Milano per quel senso di responsabilità tanto celebrato dai rappresentanti delle nostre Istituzioni, ma sempre più spesso dagli stessi disatteso. Prima di tutto vogliamo che Milan vs Brescia rimanga senz’ombra di dubbio e per tutti i tifosi presenti una grande serata di festa. Secondariamente, non vogliamo diventare un possibile pretesto per poterla rovinare.Per quanto ci riguarda, quella di sabato sarà però una grande occasione persa; perciò,francamente, riflettiamo tutti…