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DAVIDE LIBERO











A BERGAMO

 

Fonti Ansa, Repubblica

 

Oltre cento ultras indagati, tra i quali l’assessore regionale al Territorio Daniele Belotti: è il bilancio di un’operazione di Polizia sui tifosi dell’Atalanta, tra i più turbolenti d’Italia. Sono state decine le perquisizioni e sequestri a Bergamo e provincia per un’indagine relativa ad alcuni episodi di violenza compresi tra settembre 2009 a agosto 2010, che hanno visto per protagonisti decine di tifosi dell’Atalanta.“Il mio ruolo di mediatore tra le istituzioni e la tifoseria è noto da almeno vent’anni - ha spiegato Belotti -. Di certo non possono attribuirmi atti violenti”.
A Claudio Galimberti, 37 anni, autentico capopopolo e conosciutissimo con il soprannome di “Bocia”, è stato imposto il divieto di dimora a Bergamo e provincia. Mentre altri due ultras di 23 e 25 anni dovranno presentarsi tre volte a settimane presso le forze dell’ordine. A Belotti il pm Carmen Pugliese ha contestato il concorso in associazione a delinquere (accusa respinta dal Gip).
Gli ultras bergamaschi si resero protagonisti di una tentata aggressione ai danni del ministro degli Interni, Roberto Maroni, in occasione della festa della Lega a fine agosto scorso, ad Alzano Lombardo. L’istituzione della tessera del tifoso era ed è ancora il motivo della protesta, ma l’azione contro la Lega Nord dei tifosi orobici rese più difficili i rapporti con alcuni esponenti del partito, tra cui il Belotti.

L’intreccio tra tifoserie, società di calcio e politica è un tema sempre attuale che riguarda molte tifoserie italiane. Secondo le intercettazioni telefoniche, alcuni giocatori atalantini sono andati a casa di tifosi agli arresti domiciliari portando anche regali (soprattutto maglie da calcio) e scusandosi per i risultati più deludenti. Non ci sono però rappresentanti dell’Atalanta (calciatori, componenti dello staff tecnico e dirigenti) tra gli indagati: “Il tifo è una componente imprescindibile del calcio - ha dichiarato il pm Carmen Pugliese - ma la società ha il dovere di prendere le distanze dagli episodi violenti”.
Ci provò l’ex presidente dell’Atalanta, Ivan Ruggeri, a mettere un freno alle violenze, subito dopo gli incidenti avvenuti il giorno dell’uccisione di Gabriele Sandri e prima di cadere in coma per un’emorragia cerebrale a gennaio 2008. Ma pochi giorni dopo gli incidenti nello stadio di Bergamo i calciatori dell’Atalanta, guidati da Zampagna, si dissociarono dal loro presidente.