NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

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DAVIDE LIBERO











I mercenari dell'anima

 

Fonte asromaultras.org

 

Pietà, chiede Signori, l’ex bomber dal cognome ingannevole, riciclatosi secondo i giudici in scommettitore di partite truccate. Ma non può esserci pietà per chi insozza i sogni. Nonostante grondi denaro da tutti i pori televisivi, per molti di noi il calcio resta un quarto d’ora di ricreazione incastonato in un mondo immondo, che ogni giorno ci costringe a convivere con truffe, soprusi e raccomandazioni.
Anche il tifoso più cinico vi si accosta con l’animo del bambino che fu, quello che la domenica andava allo stadio con lo stomaco in gola. Credendoci davvero, nei suoi eroi. Perciò: nessuna pietà per chi non ha avuto pietà. Chi ruba soldi pubblici ferisce la nostra parte adulta di cittadini. Ma chi lascia perdere apposta la nostra squadra del cuore sta estinguendo la riserva di ingenuità che giace dentro ogni essere umano.
Nella bolgia della vergogna, lo sportivo-scommettitore sta un gradino più sotto dello sportivo drogato. Truccano entrambi, ma il secondo lo fa sulla propria pelle. Il primo, invece, solo su quella dei suoi tifosi. La lettura delle intercettazioni (che qualcuno vorrebbe vietare) aumenta lo sdegno. Cricche di malaffare capeggiate da campioni in pensione o in attività che ingaggiano calciatori di questa o quella maglia - qui un terzino, là un centravanti - fino a costruirsi una loro squadra privata e parallela, in una sorta di Fantacalcio della truffa che pratica scorribande sui campi della Prima Divisione, della Serie B e persino della A. In ogni club c’è un agente all’Avana pronto a entrare in azione per corrompere i compagni disponibili o per sedare quelli riottosi con dei farmaci, così da indurli comunque a giocar male. Non sempre è necessario truccare l’esito finale. A volte basta vendersi per qualche minuto, tanto ormai si scommette su tutto: sul risultato dei primi tempi, sul numero dei gol e anche su quello dei calci d’angolo.
Riviste col senno di poi, le immagini delle diciotto partite smascherate sembrano altrettante sfide alla nostra ostinazione infantile nel rifiutare la realtà: portieri che scambiano la palla per una saponetta, ali destre che inciampano in un filo d’erba, difensori che al momento di affrontare l’avversario si spostano di lato, fingendo di essersi presi una storta. C’è un fotogramma che mi ha fatto schiumare di rabbia: il portiere corrotto ha appena lasciato entrare il pallone in rete e dietro di lui, nella curva a ridosso della porta, si vede un bambino che piange per il gol subito. Forse era la sua prima partita. Forse il padre ha dovuto tirare la cinghia per potergli regalare quel primo pomeriggio «da grande». Ma cosa volete che interessino i palpiti immortali di un bambino a questi mercenari dell’anima, pronti a vendere la maglia che indossano per qualche centinaio di euro? Chiedono pietà. Ma non hanno avuto pietà dei tifosi che stavano ingannando. Come non ha pietà dei cittadini il politico che deruba lo Stato. Tutti i furfanti alterano le regole del gioco, ma in questo caso è persino peggio, perché il gioco era davvero «il gioco».
È insopportabile l’avidità di chi ha già tutto e per avere di più vende l’unica cosa che non potrà ricomprarsi: la dignità. È insopportabile la presunzione di impunità che accomuna gli scommettitori fraudolenti ai malfattori di ogni altro ramo della Furtopoli nostrana, felici di declamare le loro gesta nei telefonini. Ma è altrettanto insopportabile che continuino a farci credere che si tratti di poche mele merce in un cesto di lillà, proprio nel giorno in cui uno come Blatter viene rieletto per la quarta volta ai vertici del dollarificio calcistico mondiale.

 

MASSIMO GRAMELLINI