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Carceri, G8 e forze dell'ordine, vergogne d'Italia

 

Fonte: popoff

 

Dopo aver avviato le indagini sui massacri avvenuti al G8 del 2001, la Corte europea di Strasburgo ha condannato lo Stato italiano per violazione dei diritti nelle carceri.
«Trattamento inumano e degradante». Così è scritto nella sentenza che la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha emesso nei confronti dell'Italia. Un Paese che viola i diritti dei detenuti, costretti in celle sovraffollate, in cui lo spazio personale è ridotto a meno di tre metri quadrati. Le sette persone che hanno denunciato lo Stato italiano, e hanno già scontato la loro pena nelle galere di Busto Arsizio e Piacenza, hanno dichiarato di aver vissuto senza acqua calda e senza un'illuminazione decente. La Corte ha stabilito che l'Italia dovrà pagare un risarcimento di complessivi 100 mila euro per danni morali e ha chiesto di porre rimedio alla situazione di sovraffollamento, in evidente stato di illegalità. Agli stessi giudici europei sono arrivati altri 550 ricorsi da parte di ex carcerati nelle patrie galere. Da Strasburgo invitano il nostro Paese a contemplare l'utilizzo di pene alternative e a dotarsi, entro un anno, di un sistema di ricorso interno per dare modo ai detenuti di rivolgersi ai tribunali italiani per denunciare le proprie condizioni.
L'Italia è stata condannata per la seconda volta in quattro anni per il degrado nelle proprie carceri. Era il 2009 quando un detenuto di Rebibbia aveva vinto il ricorso contro lo stato in cui era stato costretto nella sua minuscola gabbia. Nelle galere italiane ci sono ventunomila detenuti in più rispetto alla capienza massima. E i tagli decisi da Mario Monti hanno reso ancora più scandalosa la situazione. Da anni, i governi che si succedono in Parlamento annunciano al loro insediamento un nuovo Piano Carceri, che si rivela sempre meno attuabile a causa delle politiche di austerity. L'altra grande questione è la mancata cancellazione delle leggi Bossi-Fini sull'immigrazione e la Fini-Giovanardi sulle droghe, che non fanno altro che provocare il continuo riempimento delle carceri per reati di lieve entità. Come hanno scritto i giudici della Corte europea quello italiano è un problema di natura strutturale. Che non crea soltanto disagio, ma anche un vuoto di prospettive che porta al suicidio un detenuto ogni 924.
I motivi della vergogna non finiscono qui. Il 2 gennaio, i giudici di Strasburgo hanno deciso di avviare un esame su quanto accaduto alla scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova del 2001. Le indagini serviranno a valutare l'ammissibilità dei trentadue ricorsi presentati da altrettanti cittadini italiani ed europei per i maltrattamenti subiti ad opera delle forze dell'ordine. La Corte ha chiesto al governo italiano di fornire informazioni dettagliate in merito ai processi che hanno riguardato la questione G8 negli ultimi anni. Ma, dal momento che l'ordinamento italiano non prevede il reato di tortura, i responsabili di quelle stesse violenze sono stati condannati per reati minori ormai caduti in prescrizione. È bene inoltre ricordare che si tratta degli stessi giudici che nel 2009 si pronunciarono sull'assassinio di Carlo Giuliani e decisero che lo Stato italiano non poteva essere dichiarato colpevole poiché il carabiniere Mario Placanica, considerato l'autore dell'omicidio, avrebbe agito per legittima difesa.
Il mese scorso, il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione dal titolo 'Strategia dell'UE in materia di diritti umani'. Una delle questioni, in Italia affrontata e presto dimenticata all'indomani delle manifestazioni dello scorso autunno, è quella del numero identificativo degli agenti di polizia. Il testo contiene un emendamento in cui si esortano gli Stati membri a garantire maggiore trasparenza nella forza pubblica. E si esprime forte preoccupazione per il ricorso a una forza sproporzionata da parte della polizia durante eventi pubblici e manifestazioni nell'Ue. Un atteggiamento che in Italia, negli ultimi giorni, si è spostato dalle piazze alle aule di tribunale. A Padova, quattro giovani attivisti sono stati raggiunti da misure cautelari per avere bloccato il traffico e avere resistito alle violente cariche del reparto celere durante lo sciopero europeo del 14 novembre scorso. Mentre a Roma, un giudice ha deciso che sei ragazzi debbano scontare sei anni di carcere ciascuno, con l'accusa di devastazione e saccheggio, per aver bruciato uno di quei blindati dei carabinieri che, durante la manifestazione del 15 ottobre 2011, si scagliavano a folle velocità sui manifestanti in piazza San Giovanni.

 

Guido Malandra