NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

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DAVIDE LIBERO











18-1-13: PIENA ASSOLUZIONE. . . ECCO PERCHE’ TUTTO L’ODIO CHE C’E’! I VOSTRI ABUSI NON LI DIMENTICHIAMO. . . PER PAOLO LOTTIAMO!

 

TRATTO DA "NON C'E' FEDE SENZA LOTTA" N°10

 

Grazie Paolo! E’ questa la prima cosa che ci viene da dire per provare a raccontare quello a cui abbiamo assistito. A lui va, doverosamente, il primo dei nostri pensieri in questo momento, ringraziandolo di cuore, perché se c’è anche una sola cosa che ci portiamo via da questa triste vicenda e che ci ha fatti crescere come uomini e come Ultras, è la sua straordinaria forza d’animo, quella della sua famiglia, dei suoi amici, la ferrea volontà di far uscire la verità, di pretendere giustizia da uno Stato che non ha il coraggio di riconsegnare dignità ad una storia, la sua, la nostra, la solita - ci verrebbe da dire – fatta di abusi, omertà, verità inconfessabili quanto, evidentemente, impunibili. Sarebbe facile parlare della rabbia e del senso di frustrazione che ci ha attanagliato mentre abbandonavamo velocemente il tribunale di Verona quella sera, di una sentenza vergognosa, di una vittoria negata, a Paolo, a tutti, perché quello che è accaduto a lui non deve succedere più a nessuno, perché così non è più umanamente sopportabile: nessun segnale, nessuna condanna, nessuna giustizia. Lo Stato perde l’ennesima occasione per dimostrare qualcosa di nuovo a questo paese, i cui cittadini non hanno diritti, anzi, di fronte al volere incontrovertibile dello stesso, semplicemente non ci sono, non esistono. La vicenda di Paolo è lo specchio di una situazione generale che ormai ha deragliato verso condizioni da infame stato di polizia. Sarebbe facile raccontare di un processo che già nella fase dibattimentale aveva lasciato spazio a pochi dubbi sulla colpevolezza degli stessi agenti, i quali, sentendosi abbandonati al “proprio destino” e dovendo rispondere delle proprie azioni senza più la certezza di farla franca, come se non bastassero le innumerevoli testimonianze di chi quella giornata di sette anni fa l’aveva vissuta sulla propria pelle, in più di un occasione, piuttosto che instaurare una vera e propria linea difensiva, si erano appesi ai classici “non ricordo” con atteggiamenti infantili, tragicomici, sbugiardati perfino dai loro colleghi della polfer e della digos in servizio quel giorno alla stazione di Verona. Sarebbe veramente fin troppo semplice dare sfogo ai propri istinti peggiori pensando che, nella sentenza che ha assolto i celerini per insufficienza di prove, l’unica cosa che ha influito per i giudici è la mancanza, nel filmato della scientifica, di alcuni minuti fatti sparire, guarda caso proprio quelli in cui Paolo veniva pestato, abilmente tagliati. Un buco, una vergogna, nelle loro coscienze, per lo Stato. Ci viene da chiederci e da chieder loro: quindi Paolo si è picchiato da solo? E cosa sarebbe successo se la gente presente a Verona non avesse ascoltato le parole del padre di Paolo che ci implorava alla calma, nonostante tutto, nonostante tutti. Cosa avrebbero detto e scritto gli stessi personaggi, servi di questo sistema marcio, che non hanno avuto tempo o trovato la forza per dare notizia di questa ignobile farsa? Accanirsi nel trovare risposte a queste domande è oggi superfluo, quasi un offesa all’intelligenza di chi ha affrontato e continua ad affrontare questa battaglia e che sa bene contro chi sta combattendo, quale enorme significato essa assume, come lo sa anche e soprattutto chi ha emesso questa vergognosa sentenza. L’unico messaggio che, tornando da Verona, ci giunge chiaro e netto è che i cani da guardia del potere, gli sbirri e tutti gli apparati giudiziari, non si toccano. Chi sceglie di vivere “dall’altra parte”, in modo critico rispetto a quanto lo circonda, deve tenere conto di mettere in gioco la propria esistenza, se vuole continuare a vivere in tal modo. Questo è ciò che noi tiriamo fuori da questa ennesima, umiliante pagliacciata all’italiana. A tutto questo rispondiamo senza cedimento, nel nostro piccolo, che oggi come ieri, siamo orgogliosi del nostro modo di essere e, nonostante le sue contraddizioni, del nostro mondo e che saremo sempre al fianco di coloro che, come noi, lottano per difenderlo e portano sulla propria pelle i segni indelebili di questa lotta.
VICINI A PAOLO, anche a rischio delle nostre stesse esistenze.