NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

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DAVIDE LIBERO











Chi insabbia la verità, non ha dignità.

 

Fonte:boysparma1977.it

 

Oggi vogliamo tornare a parlarvi del caso di Paolo Scaroni, quando leggerete queste righe sarà già passato poco più di una settimana dall’ultimo capitolo che si è andato ad aggiungere a quest’importante travaglio giudiziario per cui permetteteci di farvi un breve riassunto dei fatti che successero.
24 Settembre 2005, dopo il termine della partita H. Verona – Brescia la tifoseria bresciana è radunata nella stazione di Verona Porta Nuova per fare ritorno a casa, tutto è tranquillo (non ci sono stati contatti ne tanto meno scontri con i veronesi) e Paolo dopo aver finito di rifocillarsi al bar stava tornando verso la carrozza, ma non riuscì mai a salirci, perché sulla sua testa e sul resto del corpo cominciarono a sorpresa a pestare dei manganelli, impugnati da degli agenti delle forze dell’ordine presenti come sempre per preservare l’ordine pubblico, ma che in quell’occasione condussero ben tre cariche contro gli inermi tifosi biancoblu portando ad un totale di 32 feriti, tra cui anche una ragazza. Paolo fu massacrato di botte e le lesioni gli sono costate un’invalidità del 100%, ora dopo sette anni e mezzo l’azione legale intrapresa dallo stesso per ottenere un risarcimento (ma prima di tutto giustizia) è arrivata la prima sentenza del processo che recita “TUTTI ASSOLTI” per gli 8 agenti implicati nella vicenda, in quanto uno si trovava a bordo della camionetta e per gli altri c’è un’insufficienza di prove. Ora Paolo sta ricorrendo in appello. “Insufficienza di prove”, tuttavia molti testimoni (i macchinisti, i presenti su e giù dal treno, i passanti, i clienti del bar) assistettero alla scena ed anche una telecamera registrò gli atti della violenza, ma quelle testimonianze non bastano e quel video non esiste più, la prova schiacciante non è più stata trovata. Inoltre è giusto precisare che a parte l’indagine svolta in proposito, ufficialmente, c’è stata anche un’inchiesta condotta da una commissaria di Polizia che ha voluto far luce sull’accaduto ed in particolare sulle gravissime intemperanze dei colleghi, sia dentro alla stazione, sia successivamente negli uffici tra una dichiarazione ed una smentita; ma a nulla è servito fino ad adesso. A nostro parere ci troviamo davanti ad un eclatante caso di abuso, vigliaccheria e quindi mancanza di dignità su più livelli: a cominciare da quei semplici agenti fino ad i loro superiori che evidentemente li stanno coprendo date alcune incongruenze nell’esposizione ufficiale dei fatti fin dalle prime ore successive all’accaduto sino alla (forzata) mancanza di prove e tutto questo è inaccettabile; innanzi tutto come cittadini, perché questo comportamento da chi si fregia di “proteggere e servire” non è ammissibile e non ci fa sentire più al sicuro come qualche ministro o politico vorrebbe far pensare, soprattutto allo stadio, ed i casi sono tanti (Sandri, Cucci, Aldrovandi, ecc…) di chi ha subito lo Stato, quell’organo amministrativo supremo del quale tutti volenti o nolenti facciamo parte e che spesso utilizza i metodi più aggressivi/repressivi per mantenere la propria autorità. Da quel giorno la vita di Paolo è cambiata irrimediabilmente, aveva 27 anni ed è sopravvissuto a 64 giorni di coma e la sua famiglia ha speso tutto il necessario per far sì che ricevesse cure mediche adeguate, come è giusto, che tuttavia non sono servite a ridargli la totalità del corretto uso della voce e parte della memoria andata perduta. Egli però non fa la parte della vittima, sarebbe fin troppo facile, si batte invece perché questo non accada più, che gli sia riconosciuta la ragione dei fatti e che a fronte di questo si arrivi ad un più corretto utilizzo ed addestramento delle forze dell’ordine, in primis all’impiego dei numeri identificativi sui caschi degli agenti, che sarebbe di grande aiuto per entrambe le parti (ma soprattutto per noi, lasciatecelo dire) per riconoscere “chi fa cosa”. Tornando a noi esprimiamo ancora la più totale solidarietà a Scaroni ed alla sua famiglia, perché anche noi sappiamo cosa voglia dire (fortunatamente però non abbiamo mai avuto un caso così grave a Parma) subire l’abuso della Polizia e delle (quasi) farse giudiziarie e tutto ciò non ci sta bene per niente, da ultras, cittadini e uomini, perché chi ci troviamo di fronte è più vigliacco di un qualsiasi altro avversario che possiamo incontrare, perché i “blu” sono sempre dalla parte della ragione (a loro avviso) e la loro non riconoscibilità li rende ancora più liberi ed invisibili nel compiere il loro “dovere” (leggasi sopruso), quando poi tornano in caserma ci sono i loro superiori pronti a difenderli, per mantenere la “rispettabilità” del loro nome; per il quale è pronto a fermarsi il campionato se a morire o quasi è uno dei loro e vengono spese un’infinità di parole e di gesti per elogiarli, dai programmi sportivi ai TG e quotidiani con fiori e pompa magna tanto il nemico è sempre uno: GLI ULTRAS. Questo non è ancora vittimismo, solo attualità e come recitava uno striscione capitolino l’anno scorso “Federico, Stefano, Gabriele e tanti altri (come Paolo) … ACAB non è un film”. Questo è un caso che dovrebbe riguardare ogni cittadino di questo Stato, perché qui a perdere non sarebbero solo gli ultras, ma ogni persona che vive tranquillamente la sua vita e che da un giorno all’altra può trovarsela completamente cambiata senza motivo, andando allo stadio, ad un concerto o semplicemente girando per strada; da questo punto di vista Paolo rappresenta ognuno di noi e come lui tutti gli altri che vivono o purtroppo hanno vissuto una simile situazione. Chiediamo e vogliamo giustizia e come sempre non stiamo ne zitti ne fermi.

 

GIUSTIZIA PER PAOLO!

 

BOYS PARMA 1977
CURVA NORD MATTEO BAGNARESI