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Bologna, poliziotto condannato per stupro

 

Fonte:popoff

 

Era un dirigente dell'ufficio immigrazione. Sei anni e otto mesi per le violenze e le molesti commesse contro donne straniere
Il gup di Bologna, Bruno Perla, ha condannato in rito abbreviato a sei anni e otto mesi il poliziotto Claudio D'Orazi, ritenuto colpevole di concussione sessuale: da assistente capo in servizio all'ufficio immigrazione della questura di Bologna ottenne favori sessuali da donne straniere in cambio di una corsia preferenziale sulle pratiche per il rilascio di permessi di soggiorno. Le indagini, condotte dal procuratore aggiunto Valter Giovannini e dal sostituto procuratore Lorenzo Gestri, contestavano sei episodi nei confronti di due donne, una delle quali si è costituita parte civile. D'Orazi, 46 anni, cesenate, venne arrestato il 13 marzo 2012 e in seguito sospeso dal servizio. Gli accertamenti erano scattati a settembre dell'anno precedente, dopo una segnalazione raccolta dal dirigente dell'ufficio. Approfittando del proprio ruolo era emerso che D'Orazi aveva contattato e fatto visita alle immigrate nelle loro case promettendo aiuti in cambio di prestazioni. «È una sentenza severissima - ha commentato il procuratore aggiunto Giovannini - che la Procura ovviamente condivide, augurandosi che sia di monito verso chi potesse mai pensare di ripetere fatti simili abusando della sua qualifica».
In un primo momento s'era parlato di una decina di episodi dal 2009 al dicembre scorso. A incastrare il poliziotto, le registrazioni fatte da una delle vittime. Sia la sua voce al citofono, quando continuava a suonare e insisteva per salire in casa, sia un rapporto sessuale a cui sarebbe stata forzata. Sia altre intercettazioni telefoniche, tra cui telefonate a straniere e sms che l'uomo inviava alle donne scrivendo, per esempio, «Ciao bella donna come stai?».
D'Orazi, quando era all'ufficio stranieri, aveva il compito di fare le verifiche esterne (in casa) per assicurarsi che fossero vere le situazioni di convivenza o di matrimonio sostenute dalle donne a sostegno della richiesta di permesso di soggiorno o di rinnovo del permesso scaduto. In questo modo era entrato in contatto con tantissime donne straniere. Quattro donne hanno detto di averlo conosciuto quando si è presentato per una visita a domicilio.
«Fin dal primo giorno ho detto a poliziotti e funzionari che la nostra è la linea della fermezza e della legalità, e che non avrei difeso l'indifendibile. Non abbiamo avuto e non avremo esitazioni, io sono il portavoce dei poliziotti onesti. Non appena avuto sentore abbiamo subito agito. Come cittadino mi sentirei più allarmato se questi gravi fatti non uscissero fuori non abbiamo avuto e non avremo tentennamenti, solo così si conquista la fiducia della gente. Ovviamente questi arresti provocano dolore e disagio perchè non si mettono le manette ai colleghi a cuor leggero. Ma la barra è dritta e non facciamo sconti a nessuno». E per ora non si registrano prese di posizione innocentiste da parte di sindacati di polizia come invece è avvenuto per l'omicidio Aldrovandi a pochi chilometri da Bologna.
Non sono infrequenti denunce del genere da parte di donne straniere nei confronti del personale delle forze dell'ordine ma raramente si giunge a un verdetto così chiaro. Denunciare e poi dimostrare una violenza è un'impresa difficilissima. Nel 2010 una donna proveniente dalla Nigeria e rinchiusa nel "lager" di Via Corelli, a Milano, aveva denunciato un ispettore per un tentativo di stupro ma il poliziotto, in primo grado, è stato assolto con formula piena dall'accusa di violenza sessuale aggravata. Chi ha seguito il processo parlò di vittoria della «legge del più forte».
Tre Carabinieri in servizio a Milano e provincia sono stati condannati per stupro, violenze carnale e concussione nel dicembre scorso. La condanna riguarda 13 casi. Un militare di 48 era stato arrestato nel giugno del 2011 per sette presunti casi di violenza. Le indagini ne avrebbero ricostruiti 15 tra il 2003 e il 2011. Tutto era partito dalla denuncia di una ragazza polacca di 19 anni che aveva raccontato di aver subito abusi per due giorni, il 15 e il 16 gennaio scorso, quando si trovava rinchiusa nella camera di sicurezza della stazione di Parabiago in attesa di essere processata per un furto. Tra le persone offese anche una donna che era andata nella stazione per un problema con la patente, altre due che si erano presentate per una denuncia, tutte molestate dal dirigente dell'arma. Altri due carabinieri sono stati condannati per episodi simili avvenuti nella caserma di Pero, sette anni di carcere al più alto in grado, tre anni e quattro mesi all'altro per aver costretto due prostitute straniere ad avere rapporti sessuali minacciandole che altrimenti le avrebbero denunciate o addirittura arrestate.
Tre carabinieri e un vigile urbano di Roma sono stati denunciati da una trentenne che ha dichiarato di essere stata stuprata la notte fra il 23 ed il 24 febbraio 2011 nella stazione dei Carabinieri del Quadraro. La vittima ha spiegato di essere stata violentata nella mensa della caserma, dove si trovava in stato di fermo. I carabinieri l'avrebbero fatta uscire dalla cella di sicurezza per farla mangiare e, successivamente, abusare di lei, dopo averle fatto bere alcuni bicchieri di liquore nella sala mensa.
E' stato condannato nel 2011 a 12 anni e mezzo di reclusione dai giudici di Genova, Massimo Pigozzi, il poliziotto di 46 anni accusato di aver violentato due prostitute romene e di avere molestato sessualmente altre due donne, nel 2005, all'interno della questura del capoluogo ligure. L'agente, che era già stato condannato a tre anni e due mesi di reclusione per le torture nella caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova del 2001, dovrà anche risarcire il Ministero dell'Interno, che si era costituito parte civile insieme all'Avvocatura dello Stato. Pigozzi, che era già stato sospeso dal servizio, avrebbe abusato delle donne, in una stanza utilizzata solitamente come spogliatoio. Nella caserma di Bolzaneto, il poliziotto si acccanì su uno dei manifestanti arrestati, divaricandogli le dita di una mano fino a lacerargliela sino all'osso.

 

Checchino Antonini