IL RENATO CURI HA UN’ARIA SPENTA anche se la Nord è quasi gremita. sulla panchina siede Maurizio Sarri, i risultati sono altalenanti, tant’è che l’allenatore toscano non arriverà in fondo alla stagione, Il Grifo sta in prima divisione, La presidenza è quella di Leonardo Covarelli, duramente contestato da una parte della tifoseria al momento del suo insediamento . Ma tutto questo in quella giornata non conta. Sull’erba non corre nessuno , non ci sono palloni, giocatori e arbitri. C’è soltanto una bara circondata dalla gente. Sul legno i simboli del Grifo , la maglietta, i fiori e le sciarpe. E poi una foto , la foto di Andrea. Andrea che non c’è più e che manca terribilmente a tutti. Nella testa la nostalgia prende il sopravvento , le lacrime scendono anche sui volti di chi nella vita di tutti i giorni difficilmente si lascia andare alle emozioni. E poi, improvvisamente parte un coro che da allora ogni domenica investirà tutto lo stadio . Skrondo alè Skrondo alè Skrondo alèèèè! E un coro in cui le voci si fondono ma restano distinte. Come in una carica di cavalleria, è l’intero gruppo ad avanzare ma puoi apprezzare ogni destriero dal colore del manto dalla polvere che alza. Basta saper guardare bene per vedere tutti i ragazzi degli Ingrifati e se li conosci puoi sentire le loro voci che tagliano il silenzio . Sui volti e nel timbro la commozione prende il sopravvento . Specialmente tra coloro che, insieme allo Skrondo , il gruppo lo hanno fondato , portato in curvn, difeso e rilanciato , lo hanno fatto esplodere e crescere di anno in anno , I ricordi si intrecciano e il pensiero va a ritroso di due decenni.
Era il 1987, il muro stava ancora bene in piedi ma già si capiva che la fase era quella del reflusso . Dopo gli anni Settanta, quelli dell’impegno sociale e politico , gli anni Ottanta portano un trionfo di individualismo e consumismo . Ma c’è chi non si arrende e vuole fare della socialità qualcosa di più che una parola detta tra un’ incoerenza e l’altra; vuole farne una bandiera, un simbolo , un modo di vivere quotidiano . C’è chi sceglie di partire dal mondo del calcio , Ma attenzione, non si tratta dello stadio e nemmeno della partita. Si tratta della città, dei suo i colori, della sua storia. Si tratta dell’amicizia che diventa così forte da essere una fratellanza in cui il sangue si colora di rosso e di bianco . Si tratta di una vita passata fianco a fianco , dalle curve del Curi ai bar della periferia, dalle trasferte alle cene del sabato sera. E su questi valori che un gruppo di adolescenti di San Sisto fonda gli Ingrifati. Tra loro c’è Andrea, ma tutti lo chiamano Skrondo , come il mostriciattolo dai capelli biondi e l’accento romanesco che nella tv degli anni Ottanta prende di mira politici e uomini dello spettacolo . Andrea è un ragazzo con una vicenda dura alle spalle, di quelle che ti fanno crescere in fretta, di quelle che fatichi a sostenere se non hai qualcuno che ti cammina sempre a fianco . Andrea è una vita di periferia. Di quella periferia che anche a Perugia non è una passeggiata, dove se resti solo tutto diventa tremendamente difficile. Ma Andrea non era solo e la sua storia è soprattutto la storia di un’amicizia che si fatica ad aggettivare perché ogni definizione ne risulterebbe limitante. Andrea è il simbolo della fratellanza che non si può spezzare, di un legame che diventa il significato stesso dell’esistenza. Un’amicizia che corre veloce attraverso il tempo . I primi ingressi allo stadio dietro lo striscione che allora portava la firma INKAZZATI. Un nome che non ha bisogno di essere spiegato. E poi la prima volta in cui lo striscione degli Ingrifati viene appeso al parapetto , l’11 novembre del 1991 . Una posizione da cui non si è più mosso fino ad oggi, a dimostrazione della solidità e della longevitàdi questo gruppo ultras. Dopo essersi guadagnati quei quindici metri, gli Ingrifati li riempio no di contenuti. Contenuti chiari. Come quando alzano uno striscione a sostegno dei lavoratori delle acciaierie ternane (AL FIANCO DEGLI OPER AI AST !), dimostrando che la solidarietà nella lotta supera anche i confini della rivalità più accesa. Oppure quando lanciano , nel 2000, le gradinate antirazziste per dimostrare che in curva non ci sono soltanto quelli che urlano scimmie e che partono coi buuu quando un giocatore di colore prende palla, per lottare contro quello che definiscono “un serpente strisciante che sta dilagando “. O ancora quando espongono uno striscione in memoria di Federico Aldovrandi, o per sostenere la causa dei rifugiati politici, o proprio negli ultimi mesi per aiutare le popolazioni colpite dal sisma del centro Italia. E Andrea è sempre li tra fumogeni e striscioni, tra trasferte e DASPO, a ricoprire un ruolo chiave tra gli Ingrifati: il bastian contrario , Quello che ridiscute ogni decisione, che rimette in ballo anche le questioni più scontate, quello che anima il dibattito interno del gruppo . Un contributo fondamentale che spesso serve a far maturare la scelta migliore in seno ad una comunità che non smette mai di crescere. Da moltissimi anni non è più solo lo stadio ad essere il Teatro in cui gli Ingrifati mettono in scena i loro valori. Perché ultras si è sempre, dentro e fuori la curva, E così nel loro quartiere di San Sisto aprono dapprima la PALESTRA POPOLARE, luogo di aggregazione, di allenamento , di crescita fisica e di dibattito culturale. E più recentemente lo SPAZIO POPOLARE RUDE GRIFO, in cui cene sociali si accompagnano ad iniziative pubbliche su tantissimi temi. Risocializzare nella società della disgregazione, investire nella comunità nell’epoca dell’atonomismo , recuperare spazi in una periferia sempre più abbandonata. Insomma, gli Ingrifati viaggiano contro vento , anzi vanno diritti contro la tempesta, ma la loro barca sembra non temere uragani né bonacce. Intendiamoci, sono loro stessi a sottolinearlo , non stiamo parlando di buoni samaritani. Stiamo parlando di ragazzi che vivono in un ambiente pieno di contraddizioni, che hanno fatto e faranno dei “danni”, perché essere ultras per loro significa anche questo . Ragazzi che pero , in un mondo sempre più contorto e contraddittorio , riescono a tenere la bussola dritta, che credono nella fratellanza, nell’amicizia, nella solidarietà, nella comunità e nella nostra città Esattamente come lo Skrondo , uno che aveva il cuore d’oro , che sapeva essere aperto e generoso , ma che non si tirava mai indietro se c’erano da difendere i suo i valori, i compagni e i colori del Grifo . Andrea se n’è andato nell’ottobre del 2008, mentre era in Sudamerica. Nel giro di poche ore gli Ingrifati, sorretti da una solidarietà che ha attraversato tutta la penisola, hanno raccolto il necessario per riportarlo a casa. Lo Skrondo è tornato nelle attività di tutto il gruppo , negli spazi sociali che i suo i fratelli di curva animano quotidianamente, tra i cori della Nord, nelle corse dei bambini all’interno del parco che porta il suo nome, E non se ne andrà mai.. |