Tornare a Malang è strano. Questa città della provincia orientale di Giava, che conta quasi 900.000 abitanti, è situata su un altopiano a 500 metri sul livello del mare. Circondata da montagne e vulcani è sicuramente una delle metropoli più piacevoli dell’Indonesia. La squadra locale, l’Arema FC era l’orgoglio dei suoi abitanti Ma dopo il 1° ottobre 2022 e la tragedia dello stadio Kanjuruhan, il tempo sembra essersi fermato. L’entusiasmo per le casacche biancoblu è stato sostituito da amarezza e risentimento. Appena si esce della stazione ferroviaria di Malang, i tre leoni che simboleggiano la città e i suoi dintorni sono adornati da un grande striscione con lo slogan “Usut Tuntas” (“Indagate a fondo”). Il messaggio è rivolto alle autorità. Gli abitanti di Malang sono convinti che non sarà fatta giustizia su questo disastro.
Il 1° ottobre 2022 infatti, Malang e la sua squadra di calcio balzano agli onori della cronaca in tutto il mondo per la tragedia che vede 135 persone perdere la vita dopo il derby di Giava Orientale tra Arema (il club di Malang) e Persebaya (il club di Surabaya) allo stadio Kanjuruhan. Aperto nel 2004 e ristrutturato nel 2010, lo stadio è però invecchiato male. Per questo derby sono stati messi in vendita 42.906 biglietti, nonostante una capienza ufficiale di 38.054 posti. Bisogna precisare che tre delle quattro tribune sono solo con posti in piedi. Le misure di sicurezza per il derby sono impressionanti, nonostante il fatto che negli ultimi vent’anni ai tifosi ospiti sia stato sistematicamente vietato di recarsi a Surabaya o viceversa a Malang.
Per questo derby di Giava Orientale, la folla è incandescente e la tensione palpabile. Sul prato verde, la partita inizia male per l’Arema, che dopo mezz’ora è già sotto per 2-0, ma la squadra di casa riesce a pareggiare. Tuttavia, nel secondo tempo, il Persebaya segna il terzo gol che gli vale la vittoria. La prima assoluta per i rivali di Surabaya sul terreno di gioco dello stadio Kanjuhuran. Al fischio finale i giocatori biancoverdi non festeggiano ma si precipitano di corsa negli spogliatoi. I giocatori dell’Arema rimangono seduti impotenti sul campo. È a questo punto che due tifosi invadono il campo. Altri fanno lo stesso, a decine e poi a centinaia si riversano sul rettangolo verde, chiedendo conto alla loro squadra di questa sconfitta.
La “Brimob” (la Brigata Mobile, un’unità di polizia incaricata della sicurezza durante le partite ad alto rischio) si posiziona però prima davanti al tunnel che porta agli spogliatoi per proteggerli e nel contempo cerca di cacciare via i tifosi dal campo. Alcuni agenti son calmi, altri più brutali. Ma poi iniziano gli scontri. Gli uomini in uniforme si ritirano, poi caricano. Nei secondi successivi, alcuni membri del “Brimob” iniziano a sparare decine di candelotti di gas lacrimogeno sugli spalti, più precisamente verso la Curva Sud, una delle roccaforti della tifoseria locale, l’Aremania.
Nel suo rapporto del novembre 2022, la Commissione nazionale per i diritti umani, organizzata dal governo, stima che almeno 45 proiettili lacrimogeni sono stati sparati all’interno dello stadio. Alcuni giornalisti dicono che ne sono stati sparati 55 candelotti. Tuttavia, la differenza di numeri è di poca rilevanza, perché secondo le linee guida della FIFA, la polizia schierata intorno al perimetro del campo “non deve portare o usare armi da fuoco o gas per il controllo della folla”. All’interno dello stadio Kanjuruhan, mentre gli agenti di polizia riprendono il controllo del campo, altri continuano a sparare lacrimogeni in direzione della Curva Sud e della Tribuna Est.
Il dramma principale si svolge comunque nella Tribuna Sud, che è sommersa dai fumi dei candelotti. I tifosi dell’Arema, tra cui donne e bambini, si precipitano sulle scale per uscire dalla tribuna. Ci sono sei uscite, ma il peggio si verifica tra i cancelli 11 e 13. Alcune porte dello stadio sono ancora chiuse. Una cosa è certa: anche quando sono aperte, sono troppo strette. Al cancello 13 ci sono troppe persone nelle scale, cosa che rende impossibile ai tifosi in fuga di tornare indietro. Inoltre, alcune ringhiere delle scale crollano sotto la pressione della folla e decine di tifosi cadono a terra.
In questa maledetta sera del 1° ottobre 2022, la maggiore parte dei decessi è causata da asfissia. Sono i gas lacrimogeni sparati dalla polizia a causare danni diretti e indiretti. Il gas ristagna nei vomitori e le persone intrappolate dalle porte chiuse possono respirare solo l’aria contaminata. Altri sostenitori perdono la vita nel movimento della folla che ne segue, accecati dai gas lacrimogeni mentre cercavano di riprendere fiato. Il bilancio è terribile: 135 morti e centinaia di feriti. “È stato un massacro, non una sommossa. Erano seduti sugli spalti, non stavano facendo nulla, ma sono stati comunque vittime dei gas lacrimogeni”, racconta Devi, che ha perso le sue due figlie di 13 e 16 anni.
Bisogna dire che il sito e lo stadio Kanjuruhan sono più che problematici in termini di sicurezza. Situato a più di mezz’ora a sud di Malang, vi sono solo due strade piuttosto strette che lo raggiungono. Le scale dell’infrastruttura non sono sicure e manca l’illuminazione all’interno e all’esterno del recinto. Inoltre, un rapporto ufficiale aveva chiesto che la partita si giocasse alla luce del giorno per facilitare l’ordine pubblico, ma la raccomandazione è stata ignorata, poiché una partita del genere ha un’audience maggiore se trasmessa in televisione in serata. Infine, il numero di spettatori era molto superiore alla capienza ufficiale, un classico in Indonesia per le partite importanti.
Nei giorni successivi alla tragedia, l’emozione è fortissima. Lo stadio Kanjuruhan diventa un luogo di pellegrinaggio dove i sostenitori dell’Arema e la popolazione di Malang tutta si trovano per pregare e rendere omaggio alle vittime. Inoltre, all’indomani del disastro, in tutto il paese si tengono numerose veglie di preghiera e solidarietà. Le rivalità non sono più così forti di fronte a una tragedia del genere e delegazioni di tifosi del Persebaya e dell’Arema si ritrovano insieme. Inoltre a Malang vengono organizzati cortei contro la federcalcio indonesiana (PSSI) e i capi delle forze dell’ordine. La polizia è assente dalle strade di Malang nelle settimane successive. Il campionato di calcio è sospeso per due mesi. La Liga 1 riprende il 5 dicembre 2022 ma a porte chiuse fino alla fine del girone di andata, dopodiché il pubblico può tornare, mentre i campionati di Liga 2 e Liga 3 vengono definitivamente sospesi a metà stagione.
L’anno 2023 vede la mobilitazione proseguire. Il processo della strage, trasferito a Surabaya per motivi di sicurezza, è una tragica farsa. Vengono accusate sei persone di “negligenza con conseguenze mortali”, tra cui tre ufficiali della polizia. Il verdetto del 16 marzo 2023 condanna solo il comandante Hasdarmawan della 3ª Brigata Mobile a 18 mesi di reclusione. Altri due ufficiali vengono assolti. Suko Sutrisno e Abdul Haris dell’Arema FC, responsabili della sicurezza durante la partita, condannati a pene comprese tra un anno e un anno e mezzo di carcere. Nell’agosto 2023, con l’appello alla Corte Suprema, Wahyu Setyo Pranoto, il capo delle operazioni di polizia della zona di Malang è condannato a due anni e mezzo mentre Bambang Sidik Achmadi, a capo dell’Unità di Prevenzione della polizia della zona di Malang, a due anni di carcere.
La strage suscita forti reazioni e l’Arema FC è accusato anche da molti tifosi locali. Questo porta a una divisione all’interno dei sostenitori dell’undici biancoblu. L’entità principale nota come Aremania si spacca il 29 gennaio 2023, quando una manifestazione fuori dalla sede del club degenera e vede la distruzione del negozio dell’Arema FC. Nei giorni successivi, otto tifosi vengono arrestati. Nel settembre 2023 sono ancora in prigione. Si forma il collettivo Arek Malang, che organizza diverse manifestazioni e sostiene le famiglie delle vittime e degli otto detenuti.
La sera del 10 agosto 2023, alla vigilia del 36° anniversario della fondazione dell’Arema FC, Arek Malang raduna quasi 5.000 persone in un corteo che si conclude sotto al municipio di Malang, chiedendo giustizia per le 135 vittime. Uno di loro, Ari mi spiega: “Non abbiamo più motivo di sostenere l’Arema FC perché ci sentiamo traditi. Dovrebbero essere in grado di ammettere le loro colpe e assumersi la responsabilità di questa tragedia. Dovrebbero dire la verità in tribunale e dare sostegno morale alle famiglie delle vittime accompagnandole nella loro ricerca di giustizia”. Molti tifosi come Ari hanno voltato le spalle alla loro passione che era l’Arema FC.
La città di Malang da sempre adorna di striscioni inneggianti alla società biancoblu è tuttora piena di slogan vendicativi, anche se è passato già un anno da quei fatti. Basta leggere gli striscioni sui ponti, i graffiti e i murales per capire la rabbia: “Abbiamo bisogno di giustizia” e sotto il famoso slogan ACAB. Ma anche “Le vite dei tifosi contano”, “Aremania assassinato dalla polizia” e “Omicidio a Kanjuhuran, 1/10/2022″. Un posto di guardia della polizia al centro di un incrocio stradale è ricoperto da un centinaio di manifesti prodotti da Arek Malang.
Per le famiglie delle vittime, non c’è stata giustizia ma neanche un sostegno psicologico e morale. Juariyah, 45 anni ha perso sua figlia Sifwa all’età di 17 anni. “Mia figlia faceva parte dell’Aremania e abbiamo iniziato a portarla allo stadio quando aveva due anni”. La sera del 1° ottobre 2022, anche Sifwa è allo stadio con tre suoi amici. Ma nel dopo partita sua madre non riesce a raggiungerla al cellulare. Juariyah viene chiamata alle 3.00 della notte e le viene comunicata la tragica perdita della sua figlia. Con la famiglia ed i vicini si organizza il funerale. “Lo Stato indonesiano, il governo locale, la polizia e l’Arema FC ci hanno pagato una somma di denaro dopo la tragedia, ma io non ho bisogno di soldi, voglio solo giustizia”. Ma la giustizia non c’è stata a Surabaya. “Era come in televisione, non sembrava un vero processo. Sono andata lì con altri quattro familiari delle vittime. Non mi è stato permesso di entrare, sono stata ignorata, ma io e il mio avvocato abbiamo insistito e alla fine ci è stato concesso di entrare in aula”.
Oggi regna la disillusione: “Quello che provo in questo momento è un senso di oppressione. Sembra che la giustizia non esista in questo Paese”. Quando le ho accennato all’avvicinarsi della del 1° ottobre, mi risponde: “Non oso immaginare il primo anniversario della tragedia. L’Arema FC è egoista perché continua a giocare mentre i loro tifosi sono morti”. Malang e lo stadio Kanjuhuran non sono solo il luogo di un disastro calcistico, ma anche il simbolo di una vera e propria ingiustizia. Venerdì 8 settembre 2023, la polizia di Malang decide di chiudere il caso. Il 16 settembre iniziano i lavori di demolizione dello stadio. L’Arek Malang prova ad opporsi, ma non può fermare i lavori: “lo stadio è una delle prove più importanti affinché sia fatta giustizia, una prova della ferocia della polizia, dei funzionari e delle autorità calcistiche indonesiane che sembrano chiudere un occhio”. Un pessimo segnale a pochi giorni dal primo anniversario della tragedia di Kanjuhuran. |