Con un po' di sorpresa apprendiamo che l'Osservatorio e il Cams, cioè l'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni e il Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive, hanno autorizzato la trasferta dei tifosi della Roma a Livorno in calendario domenica prossima, 17 marzo, allo stadio d'Ardenza. Fermo restando che in un Paese in cui il calcio è uno sport e non un business costante, ne' un luogo dove dar sfogo a conflittualità sociali di ogni tipo, non ci sarebbe nulla di male se dei tifosi seguono la loro squadra in trasferta, la sorpresa consiste nel fatto che, all'andata, ai sostenitori del Livorno fu imposto il divieto di trasferta poiché, si disse, la gara era ed è ad alto rischio.
Fra le tifoserie del Livorno e della Roma, difatti, non corre buon sangue e questo per i "contrasti ideologici" che contraddistinguono le "posizioni politiche" dei due schieramenti ultras, visto che ormai da molti anni, in Italia, i gruppi ultras sono "connotati politicamente" (le tante virgolette non sono casuali). In virtù di questo i due organismi sopra citati decisero che i tifosi amaranto non dovevano andare a Roma e così fu. La logica e il buonsenso, oltre all'equità, avrebbero dunqu imposto che uguale decisione doveva essere presa, adesso, per i tifosi giallorossi in occasione della trasferta di Livorno. Ma così non è stato, nonostante che gli "attori" di oggi, sportivi e non, siano esattamente gli stessi di ieri. La conseguenza è che la decisione di Osservtorio e Cams consentirà a 2 o 3 mila sostenitori della Roma di mettersi in viaggio per Livorno, magari in quache caso senza biglietto. Una cosa, in sé, che dovrebbe essere "normale" in un Paese normale. Ma che diventa grottesca in Italia dove prima si impongono discutibilli divieti e poi questi stessi si applicano in modo arbitrario, secondo la regola del due pesi e due misure, in contravvenzione ad ogni più elementare norma di equità e di rispetto dei cittadini e dei cittadini-tifosi.
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