L'uomo, secondo una prima ricostruzione, è stato soccorso dal medico del carcere e da un infermiere della Croce bianca giunti sul posto, senza poter fare nulla per salvarlo. La magistratura ha comunque disposto l'autopsia e aperto un fascicolo per capire i motivi del decesso. Qualche ora dopo la morte del giovane il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha reso noto che la vittima era proprio il detenuto che era stato sentito nell'ambito delle indagini per il presunto pestaggio avvenuto nel carcere di Teramo che aveva portato alla sospensione del comandante di reparto da parte del capo del dipartimento. Un pestaggio che ha creato molto scalpore in tutta Italia perchè confermato da un audio registrato di nascosto e inviato alla redazione del quotidiano teramano “La Città”. L'ex comandante della guardia penitenziaria, Giovanni Luzi, ha ammesso che la voce registrata nel file audio era proprio la sua ma che il senso delle sue parole non sarebbero proprio quelle ricostruite nei vari articoli di stampa. Secondo quanto si è appreso, tuttavia, il nigeriano non sarebbe il testimone-chiave di cui si parla nel colloquio tra alcuni agenti che raccontavano l'episodio, verificatosi alla presenza di altre persone. Più volte gli stessi sindacati di polizia hanno denunciato la difficile situazione del penitenziario di Teramo dove attualmente ci sono 406 detenuti a fronte dei 360 tollerabili. E un altro decesso «per cause naturali» che però ha lasciato molti dubbi ai familiari ed una denuncia alla procura probabilmente archiviata, è avvenuto a giugno nel carcere di Lanciano. Anche in quel caso lo sfortunato è stato un giovane nigeriano, in carcere per droga e vicino alla scarcerazione. L'uomo venne ritrovato con la faccia nel cuscino. I familiari non hanno mai creduto alla fatalità. In quel caso i risultati dell'autopsia parlavano di "edema polmonare acuto da soffocamento". Per Francesco Morelli, Direttore Centro Studi di Ristretti Orizzonti, si può quindi pensare che l'uomo «sia morto perché la saliva gli ha ostruito la trachea, durante una violenta crisi epilettica. Ma la morte, in questi casi», aggiunse Morelli, «non è immediata: probabilmente l'agonia è durata molto (15 minuti? mezz'ora?), ha rantolato e "sbavato", ha fatto rumore in preda alle convulsioni, ma nessuno ha sentito? Secondo me queste sono le ragioni per le quali c'è parecchio mistero, intorno alla vicenda».
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