Ha 74 anni, è detenuto nel carcere sardo di Uta e da oltre 50 giorni è in sciopero della fame e della sete dichiarandosi un “prigioniero politico”. Secondo il suo legale rischia la vita, ma il magistrato di sorveglianza del Tribunale di Cagliari ha respinto la richiesta degli arresti domiciliari per gravi motivi di salute. Parliamo del leader indipendentista Salvatore Doddore Meloni, arrestato il 28 aprile scorso auto dichiarandosi subito “detenuto politico belligerante ai sensi dei trattati internazionali sui diritti umani ratificati anche dallo Stato italiano”. Non a caso si era portato in cella la biografia di Bobby Sands, l’indipendentista irlandese di 27 anni che nel 1981 si è lasciato morire in carcere di fame e di sete. Doddore Meloni aveva annunciato l’intenzione di fare lo stesso. Infatti, non ha più mangiato, né bevuto. Ed ora si trova in condizioni critiche nel centro clinico del carcere di Uta. Meloni, uno degli ultimi separatisti sardi, personaggio controverso, visionario, protagonista di clamorose proteste ed azioni, è stato arrestato per reati di natura fiscale. Si dichiara innocente e si sente vittima di un accanimento giudiziario. L’indipendentista sardo, prima di essere fermato dai carabinieri, aveva detto: «Sono condanne ingiuste frutto della persecuzione giudiziaria scatenata nei miei confronti nel 2008, all’indomani della proclamazione della Repubblica indipendente di Malu Entu, per impedirmi di continuare a lottare per l’indipendenza di tutta la Sardegna». A poche ore dal deposito del provvedimento col quale il magistrato di sorveglianza del Tribunale di Cagliari ha respinto la richiesta di arresti domiciliari per gravi motivi di salute, l’avvocata difensore Cristina Puddu ha già intrapreso nuove iniziative legali a favore di Doddore Meloni con la denuncia contro i responsabili del sistema sanitario della casa circondariale di Uta, dove l’indipendentista di Terralba è giunto ormai al cinquantasettesimo giorno di sciopero della fame. La penalista ha annunciato che le nuove iniziative legali saranno rese note a breve. «Anche familiari, amici e sostenitori – ha dichiarato – stanno organizzando nuove e ulteriori forme di protesta contro il mancato riconoscimento dei diritti di Meloni, quale detenuto politico e come cittadino privato della libertà che ha bisogno di cure a tutela della salute e della vita». A proposito del rigetto dell’istanza per i domiciliari, sempre la penalista ha osservato: «Sarebbe stato più rispettoso della persona e della sua dignità – osserva la penalista – se nel provvedimento si fosse dichiarato espressamente che Doddore Meloni deve scontare la sua condanna e deve morite dentro il carcere di Uta». Interviene sulla vicenda anche Maria Grazia Caligaris di Socialismo Diritti Riforme, sottolineando che «aldilà della pena da espiare e della personale determinazione del detenuto occorre far prevalere la logica e l’umanità. Usare il pugno di ferro non sembra poter giovare». Doddore è un personaggio particolare. La sua è stata ed è ancora una vita sempre in bilico che persegue un’idea politica propriamente sovversiva. Nato a Ittiri ( Sassari), ma residente a Terralba (Oristano), autotrasportatore di professione con la passione politica dell’indipendentismo, Doddore è un personaggio molto noto in Sardegna, non solo perché anni fa, con un centinaio di militanti indipendentisti aderenti al Partito Indipendentista Sardo (Paris), ha occupato l’isola di Mal di Ventre, autoproclamandosi presidente della Repubblica di Malu Entu ( il nome sardo di Mal di Ventre). Il suo nome balzò alle cronache per la prima volta più di 30 anni fa, per un presunto golpe separatista che costò a Meloni nove anni di carcere. Allora militava nel Partito sardo d’Azione, ed era stato accusato di aver compiuto un attentato alla sede di Cagliari della Tirrenia dopo che in casa gli avevano trovato dell’esplosivo. Con lui finì in carcere un noto indipendentista sardo, il professor Bainzu Piliu, considerato ‘ la mente’ del presunto complotto separatista per staccare la Sardegna dallo Stato italiano e altre 13 persone, tra cui un libico che, secondo l’accusa, aveva preso contatti con i separatisti sardi in Sicilia. E qui entra in scena perfino Gheddafi. Meloni raccontò che il colonnello libico addestrava i “patrioti sardì” nei campi paramilitari nel deserto africano, preparandoli all’ora x che sarebbe dovuta scattare una notte di Natale, con l’occupazione di una caserma militare e il blocco delle strade dell’Isola. Una rivoluzione in piena regola con proclama annunciato alla radio, raccontava Doddore. Dopo un lungo periodo di silenzio, una volta uscito dal carcere, Meloni era poi tornato alla carica con l’occupazione dell’isola di Mal di Ventre, dove aveva costituito un governo con tanto di invio al segretario generale delle Nazioni Unite della richiesta di ammissione della Repubblica di Malu Entu all’Onu. Viene creata la bandiera – rosso e blu in bande orizzontali con al centro sei figure che rappresentano la cultura sarda e la scritta Repubblica Malu Entu – e la moneta locale. Da allora Meloni è tornato spesso all’onore delle cronache con decine di iniziative ( occupazioni, sciopero della fame davanti alla Regione Sardegna) anche contro Equitalia, e promuovendo, nel passato, anche un referendum sull’indipendenza della Sardegna. Ora rischia di morire in carcere, proprio come Bobby Sands. |