Nel solo 2016, su 10 minori sbarcati in Italia, 9 non erano accompagnati da familiari. Quando si pensa ai migranti, raramente si considera che quasi il 15% del totale sono minorenni soli. L’anno scorso ne sono stati registrati in tutto 17.323, ma di oltre 6mila sono state perse le tracce, essendo fuggiti poco dopo lo sbarco dai centri di prima accoglienza, con evidenti rischi per la loro incolumità fisica e psichica. Il totale complessivo, da quando sono giunti con gli sbarchi, si aggira su 29mila minori stranieri scomparsi. Molti di loro finiscono nel giro della prostituzione e malavita. Appena giungono in Italia, vengono accolti nei centri di prima accoglienza per accertarsi dell’età del minore ed esaminare la possibilità di un’accoglienza in strutture adeguate. Dopodiché i minori stranieri non accompagnati – seguiti dal tribunale per i minorenni – vengono collocati in altre forme abitative idonee come le comunità alloggio, residenza assistita, comunità di tipo familiare/ casa famiglia e affidamento familiare. Ma perché il minorenne deve essere tutelato? A prescindere che sia italiano o straniero, l’Italia ha l’obbligo di non abbandonare i minori per via della normativa nazionale di tutela e di protezione dell’infanzia del 1983. La legge dispone che il minore straniero non accompagnato, come il minore italiano in stato di abbandono, dovrà essere segnalato al tribunale dei minorenni. La legge recentemente approvata, non fa altro che rafforzare gli strumenti di tutela garantiti dall’ordinamento in favore dei minori stranieri. L’obiettivo delle comunità alloggio o casa famiglia è quello di promuovere l’integrazione sociale dei ragazzi minorenni attraverso l’inserimento nel mondo della scuola o in quello lavorativo, al fine di consentire un primo passo verso una vita indipendente e autonoma. Molte case famiglia sono gestite dalle cooperative e per legge devono avere figure professionali come gli operatori socio sanitari, assistenti sociali, educatori, mediatori culturali. A volte, non sempre viene rispettato l’utilizzo delle figure professionali e non di rado vengono denunciati episodi di violenza e degrado generati dalle poche risorse uti- lizzate. Il compito primario della casa famiglia è quella di seguire i minorenni per tutto il loro percorso. Il problema è che non sempre ci si riesce e tanti immigrati minorenni prendono vie poco sicure. C’è il caso della stazione Termini di Roma, molto spesso frequentata di notte da egiziani minorenni che si prostituiscono. Attraverso i dati del ministero del Lavoro e delle politiche sociali è possibile sapere che al 31 marzo 2017 erano censiti circa 15.500 minori stranieri nelle strutture di accoglienza italiane
GLI IRREPERIBILI Negli ultimi anni, nell’ambito dei flussi immigratori che interessano l’Europa e l’Italia in particolare, risulta sempre più rilevante la presenza di minori stranieri non accompagnati che fuggono da situazioni di guerra, di disagio o ristrettezze economiche e sono alla ricerca di una vita migliore, in termini di sicurezza, pace ma anche accesso a opportunità di studio e di lavoro. Per molti di questi, “in transito” o “irreperibili”, il disagio e la sofferenza non cessano nel momento dell’arrivo in quanto, per cause diverse, si allontanano spontaneamente e alcuni di loro possono anche cadere nella rete di organizzazioni criminali che li sfruttano per lavoro nero, spaccio, prostituzione e mercato di organi. Nell’Unione Europea pur differenziandosi da Paese a Paese la tipologia d’accoglienza dei minorenni, la scomparsa di parte di loro si presenta come fenomeno trasversale, che avviene sia nel periodo di prima accoglienza, a poche ore dall’arrivo, sia inseguito al loro collocamento in un centro dedicato. Secondo i dati del ministero del Lavoro e delle politiche sociali elaborati dalla fondazione Ismu, risultano ancora tanti quelli che abbandonano le strutture di accoglienza italiane che li ospitano. La situazione al 31 marzo scorso, infatti, indica che sono 5.170 i minori che risultano irreperibili. Si tratta per lo più di giovani egiziani, eritrei, somali, afghani che vogliono soggiornare in Italia svincolati dall’accoglienza istituzionale o spesso aggiungere parenti e reti amicali nei paesi del nord Europa. Il numero dei minori scomparsi, secondo l’ultima relazione redatta dal ministero degli Interni, ha raggiunto un totale di 27.995 minorenni negli ultimi cinque anni.
DA DOVE VENGONO Il fenomeno interessa soprattutto giovani egiziani, somali ed eritrei. A questi si aggiungono i minori “in transito” in Italia, diretti verso altri Paesi europei, di cui non si hanno dati. Il percorso migratorio e la presenza più o meno radicata della comunità di origine in Italia sembrano influenzare la percentuale di “irreperibili” relativa ai diversi gruppi. I giovani albanesi, accompagnati in Italia spesso da un conoscente, entrano nei circuiti di accoglienza e quasi tutti terminano il percorso di regolarizzazione in una comunità. Molto più complessa invece è la situazione dei minori egiziani che, per la gran parte, sono venuti in Italia per volere dei genitori nella speranza di trovare un lavoro e di inviare soldi a casa; quasi tutti con l’aiuto della rete familiare e dei connazionali. Molti di loro rifiutano la proposta di un percorso formativo da parte dei Servizi di accoglienza a causa dei tempi lunghi prospettati e/ o della pressione familiare; cercano quindi un’occupazione e si affidano ai connazionali che spesso li impiegano in attività commerciali. Il lavoro minorile o in nero, a seconda dell’età, è uno dei principali ambiti di sfruttamento di questi bambini che rischiano tra l’altro anche l’ingresso nel mondo della micro- criminalità dove subiscono vari tipi di sfruttamento ( sessuale, manodopera per attività illecite, accattonaggio, prelievo degli organi). Le organizzazioni criminali attirano questi minori nelle grandi città ( principalmente Milano e Roma), dove le comunità egiziane sono numerose e radicate, sfruttando la normativa legata ai permessi di soggiorno per minore età ( divieto di espulsione). A lungo andare questa condizione di sfruttamento ed emarginazione, anche relativa all’accesso ai percorsi sanitari, mina gradualmente le condizioni di salute di questi minori. Per cercare di arginare questo problema, a fine marzo l’Italia ha una legge che cerca di mettere a sistema le norme esistenti in materia. Si tratta della legge Zampa sui minori stranieri non accompagnati e prevede procedure specifiche per la loro identificazione, la permanenza in centri che aderiscono al Sistema per richiedenti asilo e rifugiati ( Sprar) e regole più chiare per stabilire il loro tutore. Prevede anche due possibili permessi di soggiorno e screening medici obbligatori per tutti. Inoltre, in linea con quanto previsto dalla comunicazione della Commissione europea del 12 aprile 2017 “The protection of children in migration” nella quale si afferma l’importanza di promuovere protocolli e procedure per rispondere e affrontare in modo sistematico il fenomeno dei minori non accompagnati che si rendono irreperibili, è stato da poco firmato un protocollo d’intesa che prevede la condivisione delle informazioni e dei dati tra il dipartimento della Pubblica sicurezza e il ministero del Lavoro e delle politiche sociali con l’obiettivo di tutelare i minori stranieri non accompagnati, in particolare, dal traffico di esseri umani e dallo sfruttamento nel mondo del lavoro. |