Malgrado le riforme, l’istituzione di un Garante nazionale dei detenuti e delle persone private di libertà e l’introduzione del reato di tortura nel nostro codice penale, lo Stato italiano è ancora ben lungi dall’essere completamente legale, di fronte al consesso europeo ed internazionale, nel campo dei diritti umani. È ciò che si evince dal rapporto pubblicato ieri dal Comitato per la prevenzione della tortura (Cpt) del Consiglio d’Europa che bacchetta nuovamente l’Italia e si dice «preoccupato» «per le accuse di maltrattamento fisico delle persone private della libertà da parte delle forze dell’ordine o in prigione». La visita del Cpt nei luoghi di detenzione italiana risale all’aprile 2016, ma la notizia arrivata da Strasburgo va a corredare tristemente quella che giunge da Firenze sulla brutalità di uomini che gettano fango sulle stesse divise che indossano. «Le persone sotto custodia della polizia non sempre beneficiano delle garanzie loro concesse dalla legge», scrive nel report il Cpt che reputa anche «insufficienti le condizioni delle camere di sicurezza di alcune stazioni della Polizia di Stato e dei Carabinieri» e ricorda di aver «effettuato un’osservazione immediata sulle persistenti misere condizioni di detenzione» riscontrate «ancora una volta durante la visita alla Questura di Firenze». E così il Consiglio d’Europa punta il dito contro il sovraffollamento delle carceri italiane che «non è stato risolto perché molti istituti di pena operano ancora al di sopra della loro capacità», malgrado le misure prese dopo la cosiddetta «sentenza Torreggiani» con la quale la Corte Europea dei diritti dell’uomo aveva nel 2013 condannato l’Italia per trattamenti inumani e degradanti. Anche perché, come ricorda l’associazione Antigone, «ad agosto il numero di detenuti ha superato nuovamente le 57.000 unità e attualmente il 16% della popolazione vive in meno di 4 mq, non lontano dal parametro minimo che è fissato a 3 mq. Proprio su questo parametro il Cpt critica l’Italia, rea di utilizzare lo stesso come elemento centrale delle proprie politiche, quando è nettamente al di sotto degli standard che lo stesso Comitato indica». Non solo. Strasburgo critica anche il carcere duro del «41-bis», le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza che dovrebbero sostituire gli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) in via di smantellamento e dove in alcuni casi, come a Castiglione delle Stiviere, vengono ancora usati metodi quali «l’isolamento», gli «strumenti di contenzione meccanici» e i «farmaci neurolettici». In poche parole, pratiche che «potrebbero essere considerate inumane e degradanti». Ma c’è di più: casi come ad esempio quello del detenuto incontrato nel carcere di Ivrea che ha riferito ai membri del Cpt (tra i quali c’è per l’Italia la radicale Elisabetta Zamparutti) di essere stato «preso a calci e pugni da un gruppo di Carabinieri mentre era ammanettato nella cella a Chivasso» e ha poi dimostrato di aver ricevuto assistenza medica presso l’ospedale della città piemontese, preoccupano Strasburgo che riguardo l’introduzione del reato di tortura di due mesi fa, «esprime i propri dubbi sulla formulazione delle disposizioni di legge, che ritiene contrarie alle raccomandazioni precedenti del Cpt, alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo e alla Convenzione dell’Onu sulla tortura del 1984». Il monito di Strasburgo arriva in concomitanza con gli avvenimenti di Firenze, che destano orrore pur se sulle due studentesse statunitensi non fosse stato perpetrato alcuno stupro da parte dei carabinieri, due uomini comunque in divisa e che agivano durante l’esercizio delle proprie funzioni. Elisabetta Zamparutti invece, come fa anche il Partito Radicale Transnazionale e Transpartito, pone l’accento piuttosto sulle problematiche strutturali del sistema penitenziario italiano e in generale su quello della giustizia: «È importante che questo rapporto – sottolinea Zamparutti – sia uscito in questo momento quando è in fase di riforma l’ordinamento penitenziario. C’è da augurarsi che in sede di preparazione dei decreti attuativi si tenga conto delle indicazioni del Comitato europeo». Il governo italiano ha già risposto al Consiglio d’Europa elencando le riforme degli ultimi due anni nell’ambito del sistema giudiziario e per migliorare la condizione dei detenuti. Ma quello che il Cpt chiede alle autorità italiane, al più alto livello politico, è «un messaggio chiaro ai funzionari di polizia» per contrastare la pretesa di impunibilità e ricordare loro che «tutte le forme di maltrattamento fisico sono inaccettabili e saranno perseguite e sanzionate di conseguenza». |