Sono 37 i carabinieri indagati per presunti abusi, ai danni di cittadini stranieri, avvenuti nelle caserme di Aulla e Licciana Nardi, due comuni in Lunigiana, provincia di Massa Carrara. Due comandanti accusati di favoreggiamento per Vessazioni e abusi. |
Sono 37 i carabinieri indagati per presunti abusi ai danni di cittadini stranieri che sarebbero avvenuti nelle caserme di Aulla e Licciana Nardi, in Lunigiana, provincia di Massa Carrara: lo si legge negli atti di chiusura delle indagini, notificati nei giorni scorsi ai militari, interessati nel complesso da 189 capi di imputazione. Non solo brigadieri, marescialli e appuntati: tra gli indagati, sebbene per «episodi marginali», ci sono anche il tenente colonnello Valerio Liberatori, già comandante provinciale di Massa Carrara, e il comandante della compagnia di Pontremoli, Saverio Cappelluti, entrambi accusati di favoreggiamento, per aver «aiutato i carabinieri indagati a eludere le investigazioni dell’autorità». Nelle carte della Procura che hanno portato ad accusare i carabinieri si parla di atti intimidatori e vessatori, soprattutto nei confronti di cittadini extracomunitari. Alcuni militari avrebbero usato frasi come «se parli ti stacco la testa» o «ti spezzo le gambe». Si evidenziano inoltre lesioni personali e contusioni multiple per avere sbattuto la testa di un extracomunitario contro il citofono della caserma, colpi di manganello sulle mani appoggiate alle portiere delle auto durante i controlli, scariche elettriche prodotte da 2 storditori per costringere uno spacciatore (sempre straniero) a rivelare dove tenesse la droga e anche contravvenzioni immotivate. Poi c’è la descrizione di sevizie contro un giovane marocchino in caserma, «costretto a subire atti sessuali senza ragione alcuna se non razziale», si legge sempre nelle carte della Procura di Massa Carrara. Gli episodi sono emersi nell’ambito dell’inchiesta partita a febbraio 2017 e chiusa nei giorni scorsi: a giugno quattro carabinieri furono arrestati (ma solo uno finì in carcere) e per altri otto scattarono diverse misure cautelari, tra cui il divieto di dimora e la sospensione dai pubblici uffici. Secondo la Procura, è difficile pensare che i vertici non fossero a conoscenza del modus operandi della squadra della Lunigiana e anche per questo nel registro degli indagati sono finiti i due comandanti, quello provinciale e quello di stazione a Pontremoli, appunto con l’accusa di favoreggiamento. Il colonnello Liberatori è stato trasferito da Massa Carrara, ma per vicende che non sarebbero legate, dicono dal comando provinciale, all’inchiesta giudiziaria. Per i 37 militari, i reati contestati a vario titolo vanno dalle lesioni al falso in atti, dall’abuso d’ufficio al rifiuto di denuncia, dal sequestro di persona alla violenza sessuale (un solo episodio avvenuto in caserma ad Aulla), al possesso di armi. |