Apprendiamo la notizia della opposizione alla archiviazione dell’inchiesta relativa al decesso del signor Cheikou. Se la giudice dottoressa Rita Zaccariello sarà chiamata a pronunciarsi dobbiamo dedurre che la questione è ancora aperta; questo è un fatto positivo; abbiamo incaricato il nostro avvocato di presentare istanza di costituzione di parte civile per partecipare all’eventuale procedimento; per quale motivo ? La luttuosa vicenda non è un fatto “privato” ma riguarda anche il rapporto tra istituzioni e cittadini; abbiamo tentato più volte di proporre una chiave di lettura sistemica per comprendere eventi come quello che stiamo discutendo oggi; il nostro approccio è stato ignorato dagli organi di informazione , non sappiamo per quale motivo; abbiamo detto –peraltro soprattutto, anche se non solo, a fini di prevenzione per il futuro-che è possibile mettere in campo pratiche di prevenzione e che comunque ogni evento deve essere preso in esame con l’approccio della autopsia psicologica post-suicidaria ; pare che sia stato privilegiato un approccio da medicina organicistica; ma ci sono trattamenti inadeguati che possono indurre reazioni psicologiche e comportamentali negative che non lasciano alcuna evidenza somatica; è a causa di un approccio lacunoso e parziale che a Bologna non si è aperta una inchiesta sull’omicidio-suicidio Guidetti; “caso” che non peraltro non consideriamo, neanche questo, chiuso; tutta la vicenda di Cheikou Oumar Ly va dunque riconsiderata; abbiamo detto che il sistema sanzionatorio penale deve superare il suo storico ed angusto orizzonte custodialistico; da Franco Basaglia in poi un vasto movimento sociopolitico e culturale è impegnato in questo campo; un movimento che parla di equità e giustizia sociale; dover prendere atto di come la istituzione penale addirittura fallisce persino sul terreno della “custodia” è drammatico; sconcertante è che del fallimento, persino, di una prassi custodialistica nessuno venga chiamato a rispondere; considerati gli elementi a nostra disposizione, non abbiamo chiesto sanzioni penali né per il personale né per il questore; ABBIAMO invece CHIESTO E RIBADIAMO LA RICHIESTA DI DIMISSIONI DEL MASSIMO RESPONSABILE ORGANIZZATIVO DELLA QUESTURA PER LA DEFAILLANCE DEL SISTEMA DI VIDEOSORVEGLIANZA. Forse alcune telecamere sono più manutenute di altre? Lo abbiamo già detto; ma ieri sera Radiocarcere ci ha informati della presenza di videosorveglianza nei furgoni della polizia penitenziaria usati per le “traduzioni” in cui pure la persona detenuta è chiusa in una gabbietta ed anche ammanettata; questo appunto conferma che certe telecamere vengono monitorate meglio… Così come, di recente, abbiamo letto e commentato un servizio della rivista “ Internazionale” sulle carceri olandesi (dimezzate in pochi anni) nelle quali si presta massima attenzione nelle prime 48 ore dello stato di detenzione , appunto, a fini preventivi e per attenuare il rischio di comportamenti autolesivi o incongrui o di reazioni da disorientamento. Troppi suicidi a Bologna sono stati “archiviati” potendosi ancora fare invece degli approfondimenti , fin dai primi tempi di apertura e di funzionamento del carcere della Dozza, compreso anche quello dell’agente di polizia penitenziaria del carcere minorile, di soli pochi mesi fa (evento luttuoso ma strettamente personale o anche concausato da condizioni di distress lavorativo ?). Per Cheikou esprimiamo solidarietà ai familiari e agli amici e auspichiamo di poterci affiancare nella discussione in tribunale. Qui non si tratta di accusare, si tratta soprattutto di prevenire. |