Venezia, 20 dicembre 2017 – Oggi, alle 14 circa, la giudice Sonia dal Bello ha emesso la sentenza per il procedimento penale che interessava quattro agenti di polizia e una famiglia veneziana. Finalmente ciò che è successo la notte tra il 1 e il 2 aprile 2009 può essere raccontato con certezza: Tommaso e Nicolò De Michiel hanno subito violenza da quegli agenti. “Tre anni e 3 mesi ciascuno per Roberto Bressan, veneziano classe 1965 (avvocato Alessandro Doglioni), Raffaele Boccia, mestrino di 44 anni, (avvocato Monica Marchi) e Marco Cristiano, triestino classe 1982 (avvocato Augusto Palese). Tre anni e 6 mesi, invece, per Guerino Paolilli, romano di 46 anni (avvocato Monica Marchi), responsabile di aver sferrato un calcio sui testicoli a Tommaso in Questura. Durante il trasporto a Santa Chiara, secondo il capo d’imputazione, Cristiano avrebbe trattenuto per le caviglie Tommaso, che era steso sul fondo della volante lagunare, mentre Paolilli e Boccia lo avrebbero colpito con calci e pugni alla bocca e al costato e Bressan, in qualità di caposquadra, non avrebbe impedito il pestaggio.” [1] La sentenza non condanna solamente gli agenti, ma assolve la famiglia da tutte le accuse. Viene quindi a mostrarsi un quadro ben definito degli avvenimenti che ribalta totalmente ciò che veniva detto dai giornali quei giorni. Per anni si è cercato di dipingere il racconto della polizia come veritiero ma oggi la verità è venuta finalmente a galla, anche se a soli dieci giorni dai termini di prescrizione. Nove anni di battaglie per la verità sono state ripagate, nove anni ad ascoltare bugie (che da oggi possiamo definire tali anche legalmente) sono serviti ad arrivare a vedere quattro agenti condannati. Dai vari quotidiani veneziani osserviamo come l’UGL Polizia di Stato abbia già dichiarato di non essere d’accordo con la sentenza e utilizza tutto ciò per calcare la mano sulla richiesta del taser: “Conosciamo di persona i colleghi, che avranno sempre la nostra stima, ma mai avremmo pensato ad una condanna simile. Pur rispettando la sentenza ma non condividendola, una riflessione va fatta. E’ ancora possibile poter continuare a lavorare per sedare risse, liti o altri interventi delicati, che necessitino l’uso della forza, senza avere con noi pistola elettrica taser al fine di scongiurare il corpo a corpo e strumenti normativi di massima tutela nei confronti delle forze di polizia?”. Tralasciando il discorso di conoscenza tra colleghi, che non merita neanche di essere citato; viene da chiedersi come si possa chiedere l’equipaggiamento del taser dopo una sentenza del genere. Con che faccia si richiede di armare di più gli agenti quando oggi sono stati dichiarati come autori di lesioni gravi? Concludendo, oggi è una giornata storica, in quanto finalmente quattro agenti della Polizia di Stato si sono ritrovati a pagare le conseguenze delle loro azioni violente. Ci sono voluti nove anni ma alla fine la verità è emersa e nessuno potrà negarla.
QUA LA STORIA DEI RAGAZZI: |