Al 31 gennaio del 2018, secondo i dati messi a disposizione dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e pubblicati sul sito del ministero della Giustizia, siamo giunti a 58.087 detenuti per un totale di 50.517 posti disponibili. Questo vuol dire che risultano 7.570 detenuti in più. Come previsto, il numero dei detenuti è aumentato rispetto al 31 dicembre scorso, quando erano 7.109 in più. Sì, perché il mese di dicembre, periodo natalizio, è quello dove vengono concessi più permessi e quindi il calo, leggerissimo, della presenza era dovuto da una assenza momentanea. Infatti il mese successivo, il sovraffollamento ha cominciato a crescere nuovamente. I numeri del sovraffollamento risulterebbero addirittura maggiori se venissero prese in considerazione l’esistenza di celle ancora inagibili. Situazione ben documentata dal rapporto annuale del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale Mauro Palma: ovvero l’alto numero di camere o sezioni fuori uso, per inagibilità o per lavori in corso, che alla data del 23 febbraio scorso erano pari al 9,5 per cento. Cioè parliamo di circa 4.700 posti ancora non disponibili. Maglia nera per quanto riguarda i bambini in carcere. Al 31 gennaio, risultano 62 bambini. Un aumento esponenziale rispetto ai mesi precedenti. Basti pensare che a dicembre ne risultavano 56, mentre a novembre ne erano 58. Per quanto riguarda l’esecuzione penale esterna, ovvero le misure alternative, lavoro di pubblica utilità, misure di sicurezza, sanzioni sostitutive e messe alla prova, al 31 gennaio ne sono state concesse a 47.954 detenuti. Un dato positivo, ma che può crescere se verrà introdotto al più presto il nuovo ordinamento penitenziario che punta molto all’estensione delle pene alternative: l’affidamento in prova attualmente viene applicata alle persone che non hanno superato i tre anni di pena, con la riforma la soglia si allargherebbe a quattro. In realtà, la riforma dell’ordinamento risolverebbe anche il problema delle detenute madri con figli al seguito: valorizza la concessione della detenzione domiciliare a donne incinte o madri di minori di 10 anni. Riforma che però rischia di naufragare. Come già spiegato ieri su Il Dubbio, si era riunito il Consiglio dei ministri, ma all’ordine del giorno non c’era l’esame definitivo dei decreti attuativi della riforma dell’ordinamento penitenziario. Si è persa, quindi, un’occasione per la certezza dell’approvazione della riforma visto che l’iter rischia di non concludersi prima delle elezioni. In teoria l’attuale governo dovrebbe restare in carica fino al 22 marzo, ma il rischio di vanificare tutti i lavori è ben concreto. Per questo c’è l’esponente del Partito Radicale Rita Bernardini, giunta oramai al 19esimo giorno dello sciopero della fame, che chiede l’approvazione prima del 4 marzo. Con lei si affianca la comunità penitenziaria con la partecipazione al Satyagraha di oltre 8000 detenuti attraverso l’azione non violenta. Le criticità dunque persistono. Così come la presenza dei detenuti in attesa di giudizio. Sempre secondo gli ultimi dati, il 2017 ha il numero più alto di detenuti non condannati definitivamente rispetto agli ultimi 4 anni. Basti pensare che nel 2014 avevamo 8.926 detenuti in attesa di giudizio, nel 2017, invece, 10.181. Altro dato sono i detenuti presenti per classi di età: la maggiore presenza, che si attesta a 9.298 detenuti, sono coloro che hanno una fascia di età da 50 a 59 anni. Nonostante la legge preveda un’alternativa al carcere per le persone anziane, i detenuti oltre i 70 anni sono 776.
Ministero della Giustizia: detenuti presenti e capienza delle carceri, al 31 gennaio 2018 (pdf): http://www.ristretti.it/commenti/2018/febbraio/pdf1/detenuti_gennaio.pdf |