Nel primo anniversario dell'uccisione di Stefano Cucchi, l'associazione Antigone presenta il suo settimo rapporto sulle carceri italiane. Tre le cause del sovraffollamento, spiega Patrizio Gonnella: «l’alta percentuale di detenuti in attesa di giudizio e la presenza di tossicodipendenti e stranieri doppia rispetto alla media europea». Sono 206 gli istituti penitenziari italiani, per un totale di 44.612 i posti letto regolamentari e 68.527 detenuti. La fotografia del sistema carcerario italiano arriva dall’associazione Antigone, che questa mattina a Roma ha presentato il settimo Rapporto sulle condizioni di detenzione in Italia realizzato anche grazie al contributi di 37 volontari che hanno visitato numerosi istituti penitenziari sparsi su tutta la Penisola. Stando ai dati presenti nel Rapporto, dunque, il nostro Paese detiene il record europeo per presenza di imputati nelle carceri, ben il 43,7 per cento, mentre quelli in attesa di primo giudizio sono 15.233. Attualmente poi il 4,35 per cento della popolazione carceraria è costituita da donne e il 2,6 per cento da internati. Sono invece 57 i bambini sotto i tre anni che vivono in carcere con le loro madri e 11 le donne in gravidanza. Diciotto sono, invece, gli asili nido funzionanti e 22.675 i detenuti che hanno figli fuori dal carcere. Altri numeri del sistema penitenziario italiani riguardano i semiliberi 877, le persone in affidamento in prova [7.800] e le persone in detenzione domiciliare [4.692]. Mentre le persone che hanno commesso un reato durante le misure alternative sono lo 0,23 per cento del totale, sostanzialmente 1 su 500. Inoltre sono 5.726 i detenuti italiani e solo 71 quelli stranieri imputati o condannati per associazione a delinquere di stampo mafioso. Mentre i detenuti che hanno commesso violazioni della legge sulle droghe sono 28.154 e quelli che devono scontare una pena inferiore a un anno 11.601. Di questi la metà sono stranieri. Gli ergastolani italiani sono invece 1.437, contro soli 54 ergastolani stranieri. Quanto al livello di istruzione, i dati presentati questa mattina dall’associazione Antigone parlano di 930 detenuti analfabeti, 2.342 privi di titolo di studio, 9.197 che hanno finito la sola scuola elementare e 595 laureati. In carcere ci sono anche i giovani e gli anziani: sono infatti 463 gli ultrasettantenni e 7.311 i detenuti con meno di 25 anni. Sul fronte dei costi, poi, 113 euro è il costo medio giornaliero di un detenuto e 7,36 euro il costo medio giornaliero di un detenuto per il suo mantenimento [pasti, igiene e trattamento rieducativo]. Nel 2009 le morti in carcere sono state 113 di cui 72 suicidi, 18 da accertare, 22 per malattia e 1 per omicidio. Nei primi nove mesi del 2010 i suicidi sono stati 55. «I tassi di crescita dei detenuti sono stati pericolosamente alti nei primi mesi dell’anno. Negli ultimi tre mesi c’è stato invece un rallentamento della crescita. Dalle periferie d’Italia ci segnalano che ci sono state indicazioni di non procedere agli arresti». Così Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, in occasione della presentazione del settimo Rapporto nazionale sulle condizioni dei detenuti, che si è svolta questa mattina a Roma proprio nel giorno dell’anniversario della morte di Stefano Cucchi. «Per tutto il 2008, il 2009 e i primi sei mesi del 2010 si è registrata una crescita di detenuti tra le 500 e le 600 unità al mese – ha precisato Gonnella – Tra luglio, agosto e settembre le presenze sono però cresciute di circa 80 unità al mese e questo è accaduto in un periodo estivo in cui solitamente la crescita è più alta». Secondo il presidente di Antigone il calo non è casuale: «Sappiamo che in molte città si sono riuniti i comitati per l’ordine pubblico e la sicurezza, dove le autorità penitenziarie con un grande senso di responsabilità hanno affermato che non ci sono più posti». Intrattenendosi con i giornalisti Gonnella ha parlato anche di quelle che ha definito come «le tre anomalie italiane»: si tratta dell’«alta percentuale di detenuti in attesa di giudizio», della «presenza di tossicodipendenti doppia rispetto alla media europea» e della «presenza di stranieri quasi doppia rispetto alla media europea». Tre poi i reati maggiormente responsabili del sovraffollamento: «la violazione della legge sugli stupefacenti, la violazione delle leggi sull’immigrazione e i reati contro il patrimonio». Quanto alle possibili soluzioni rispetto al problema del sovraffollamento Gonnella ha parlato di misure alternative, ma non solo. «Ci vuole coraggio – ha detto – questa è una fase politica in cui ci vuole coraggio», evitando di «alimentare paure che non esistono. Alcune grandi questioni come quelle delle droghe e dell’immigrazione devono essere trattate con strumenti diversificati – ha concluso – Bisogna anche costruire le carceri, nessuno dice di no, ma bisogna farlo sapendo che non è la soluzione del problema. È una soluzione parziale del problema».
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