Per parlare di stadio, di Tifosi, di Ultras, di Tessera, repressione ecc ecc le cose bisogna viverle in prima persona, non basta ascoltare la voce dei telegiornali che spesso ne danno un’idea distorta ma che ben entra nella testa della gente, che quasi sempre puntano il dito solo ed esclusivamente sui Tifosi. E per vivere lo stadio non intendiamo avere un biglietto omaggio in Tribuna d’Onore, entrare con l’”auto blu”, fare l’aperitivo nelle zone Vip. Intendiamo farsi la fila per trovare un biglietto (quando si trova), pagarlo caro, fare la fila ai tornelli, essere perquisiti, ripresi, trattati da animali. Ecco, chi ha vissuto queste cose potrebbe dare un giudizio un po’ meno di parte, ragionando con la propria testa e non con quella degli altri. Riportiamo sotto un articolo di Antonio Boellis, tratto da parmaoggi.it, che racconta la sua trasferta di Cesena, vista ovviamente non da Ultras (dunque alcuni punti di vista potremmo anche non condividerli a fondo), ma da semplice spettatore.
|
tratto da www.parmaoggi.it Un bambino di tre anni e la madre minacciati dai tifosi del Cesena perché Zaccardo, il padre del bambino, ha “osato” esultare davanti ai loro occhi; l'arbitro insultato per tutti i 90 minuti (anche quando prende decisioni giuste); gli ultras del Parma senza “Tessera del Tifoso fianco a fianco con gli avversari; all'esterno dello stadio nessun parcheggio per le auto, se non quello per giornalisti e addetti ai lavori; il divieto di portare ombrelli sugli spalti; e nel viaggio di ritorno il rischio di incrociare tifoserie rivali negli autogrill. E' la fotografia variopinta di un calcio assurdo e pieno di restrizioni che fa la lotta agli ultras e trasforma gli stadi nel peggior posto dove passare una tranquilla domenica pomeriggio. Un posto dove è vivamente sconsigliato portare la famiglia. Non che in passato il mondo del calcio abbia regalato storie da “tarallucci e vino”, ma oggi la situazione è degenerata. Non ci sono più regole se non quelle imposte dal Ministero dell'Interno. Non c'è più rispetto per gli avversari, dentro e fuori dal campo. Tutti protestano per qualcosa, compresi i dirigenti che a fine partita fomentano la rabbia dei tifosi, contestando gli arbitri e rivendicando meriti – o vittorie – che il campo non gli ha dato. Questo è il calcio moderno, tralasciando l'aspetto televisivo, perché questo è un altro argomento delicato che meriterebbe un ampio approfondimento. A noi interessa sottolineare la bruttezza degli stadi e di molti tifosi italiani, come a Cagliari dove la partita è stata sospesa per per tre minuti a causa dei cori razzisti contro Eto'o. Bruttezze che passano dall'inefficienza delle forze dell'ordine nel fronteggiare gli ultras serbi a Genova (stadio Marassi), i quali dopo aver bevuto ettolitri di alcool sono riusciti a sospendere una partita per cause (politiche) con il calcio nulla hanno a che vedere. E così, davanti a questo scenario barbaro, rischia di passare inosservato uno striscione nostalgico dei tifosi del Parma, esposto ieri allo stadio Manuzzi di Cesena: “I Boys salutano Lugaresi ultimo presidente di un calcio che non c'è più”. Già, il calcio farcito di romanticismo, di giocatori simbolo, di sfottò mai fuori dalle righe e rispetto degli avversari. Quel calcio che senza dirette tv affascinava e portava allo stadio centinaia di migliaia di persone ogni domenica, figli compresi, i quali giocavano la loro partita di calcio alle spalle delle tribune, sul cemento, sognando di diventare un calciatore famoso.
|