NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

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DAVIDE LIBERO











In prigione e senza passare dal via…

 

FONTE:osservatoriorepressione.info

 

 

I DETENUTI PRESUNTI INNOCENTI: IL 34,4% DEL TOTALE L’Italia è il quinto paese dell’Unione Europea con il più alto tasso di detenuti in custodia cautelare. Nel 2017 i detenuti ancora in attesa di sentenza definitiva (dunque innocenti, fino a prova contraria) erano il 34,4%, mentre la media europea è del 22%. Nel 2008 la carcerazione in assenza di condanna definitiva riguardava il 51,3% dei detenuti. Le riforme degli ultimi anni hanno permesso una certa deflazione, senza tuttavia riportarci a soglie in linea col resto d’Europa. Il ricorso alla custodia cautelare è peraltro selettivo e ingiusto, giacché riguarda soprattutto i detenuti più vulnerabili come gli stranieri, che costituiscono il 37% del totale dei detenuti in attesa del primo giudizio. fonte: http://www.antigone.it/upload2/uploads/docs/CartellaStampaRapporto2018.pdf

Quindi in cella su cento detenuti, 34 sono da considerare innocenti vedi costituzione art. 27

Dispositivo dell’art. 27 Costituzione
La responsabilità penale è personale [40 ss. c.p.] L’imputato [60 ss. c.p.p.] non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva (3).
Le pene [17 ss. c.p.] non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte [, se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra] (3) Tale comma disciplina il principio di presunzione di non colpevolezza (v. art. 48 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea). Esso implica non solo il diritto di ciascuno di non essere considerato tale, a tutela della sua onorabilità, reputazione ed integrità fisica (2, 3 Cost.; art. 3 Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea), ma anche il diritto a non vedersi inflitte sanzioni restrittive della libertà personale se non dopo la condanna definitiva. fonte https://www.brocardi.it/costituzione/parte-i/titolo-i/art27.html

L’attuali presupposti di applicazione delle misure cautelari sono previsti dall’artt. 272 ss. c.p.p.

In verità bisognerebbe dire che attualmente è stata anche presentata una proposta di legge che modifica in parte l’art. 274 del c.p.p. in questo link il ddl http://documenti.camera.it/_dati/leg18/lavori/stampati/pdf/18PDL0002140.pdf

Ma siamo lontanissimi da questo principio ancora non rispettato cioè: “Ibi sit poena, ubi et noxa ” Vi sia pena solo dove vi è azione dannosa…
Quindi prima bisognerebbe definitivamente (Cassazione) individuare con esattezza e senza ombra di dubbio i colpevoli dell’azione dannosa e poi farli andare in prigione… oppure punirli con pene alternative… purtroppo allora bisognerebbe rivedere tutto il sistema ingiudiziario, che è improntato ancora a sistema di tipo inquisitorio e per niente garantista… garanzie tral’altro previste in Costituzione… ma come al solito non rispettate…
in questo link potrete trovare tutte le informazione e il rapporto dell’associazione Antigone…

http://www.antigone.it/news/antigone-news/3151-un-anno-in-carcere-e-online-il-nostro-nuovo-rapporto

Dai dati sono interessanti due aspetti, a mio parare, il primo è questo: copio e incollo…

Da una comparazione con altri paesi europei aventi una popolazione detenuta in alcuni casi molto simile alla nostra, notiamo come in Italia vi sia un rapporto fra detenuti e agenti di 1,8 a 1, ovvero quasi due detenuti per agente, mentre in Francia questo rapporto è di 2,5 a 1, in Spagna di 3,3 a 1 e in Germania di 4,2 a 1. La media degli Stati del Consiglio d’Europa è di 3,5 a 1.
il secondo è questo: copio ed incollo: In tal senso possiamo certamente sottolineare due cose. Da una parte è evidente come non siano le politiche penali a rappresentare un deterrente contro la criminalità, di qualsiasi tipo essa sia. Non è la promessa di più carcere o pene più dure a far calare il numero di reati, come dimostrano ampiamente i dati che abbiamo preso in esame. ( l’unica soluzione è l’educazione al rispetto dell’altro)… Dall’altra parte è evidente come l’aumento del numero delle persone presenti nelle carceri italiane, registrato negli ultimi due anni, nulla abbia a che vedere con la questione criminalità, ma sia figlio di un sistema politico che per accrescere i propri consensi ha fatto leva sulla paura dei cittadini e agitando lo spettro della sicurezza. Elementi, questi, tipici del populismo penale e dell’utilizzo dello stesso diritto penale in senso repressivo e antigarantista, senza – come detto – nessuna efficacia nel prevenire i crimini. fonte: http://www.antigone.it/quattordicesimo-rapporto-sulle-condizioni-di-detenzione/criminalita-e-sicurezza/

Ovviamente ci sono altri aspetti da analizzare e su cui riflettere, come i suicidi, la mancanza di dignità, del diritto alla salute dei detenuti, il sovraffollamento, e la percentuale dei reati commessi per droga… gli stranieri, le madri detenute, etc. etc…

quindi tutti in prigione e senza passare dal via… perché siamo tutti potenziali criminali…

 

Manlio Amelio