Un cittadino tunisino di 32 anni è morto intorno alle 18.30 di giovedì 17 gennaio 2019 in un money transfer del centro di Empoli, il Taj Mahal, un negozio che vende anche generi alimentari, durante un controllo della polizia.
L’uomo era entrato nel negozio per farsi cambiare una banconota di 20 euro che i gestori hanno ritenuto falsa e per questo hanno chiamato la polizia. Poco dopo la volante è arrivata anche un’ambulanza del 118 con il medico a bordo. Gli agenti non riuscivano a trattenere l’uomo, che a un certo punto sarebbe anche andato in strada. Secondo alcuni testimoni i poliziotti sono riusciti a bloccarlo e lo hanno riportato all’interno. Qui si è cercato di immobilizzarlo, azione durante la quale l’uomo ha avuto un arresto cardiocircolatorio che, malgrado la presenza dei sanitari, lo ha ucciso. Sempre in base a quanto emerso, l’uomo avrebbe avuto le manette ai polsi e i piedi bloccati con un cordino
La pm Christine von Borries della procura di Firenze è andata sul posto. Sarà lei a decidere se disporre l’autopsia per chiarire le cause della morte dell’immigrato, che secondo le prime ricostruzioni aveva problemi con l’alcol e viveva a Livorno. Per capire l’esatta dinamica di quanto successo potrebbero essere utili anche le telecamere di sorveglianza che ci sono all’interno e all’esterno del money transfer.
L’ associazione ACAD Asociazione Contro gli Abusi in Divisa – Onlus
tramite il suo profilo facebook denuncia: |
E‘ Stato morto un altro ragazzo. A Empoli, in pieno centro. Arafette A., 31 anni, con una vita e una moglie in Italia. “Lavorava a Livorno, aveva il cuore forte, era una roccia”. Siamo da poco usciti dalla sua casa, dove sua moglie ed altri familiari sconvolti e tritati dal dolore, hanno appreso da poco la notizia del (classico) “decesso per arresto cardiaco” del loro caro. Poco prima ci siamo precipitati sul luogo della morte e parlato con i testimoni oculari dei fatti che purtroppo raccontano un’ altra storia, agghiacciante, di tortura e violenza da parte delle forze dell’ ordine intervenute. Ciò che è certo è che Arafette, dopo interrogatori e perquisizioni per un disguido di 20 euro ritenute dal gestore del “Taj Mahal” false, era nell’ unica stanza del locale dove non vi erano TELECAMERE insieme a due agenti, e ne è uscito senza vita. I dettagli dei racconti dei testimoni ci hanno lasciati sconvolti, abbiamo fatto tutto il possibile per far capire alla famiglia che non è sola e che se vorrà potrà contare sulle forze di una rete solidale che sarà al suo fianco, e su avvocati preparati che sono stati già allertati e sono pronti insieme a periti legali a scrivere la vera verità sulla morte di Arafette. Ora inizia una corsa contro il tempo, la zona era transennata dai sigilli della Polizia di Stato, il corpo di Arafette ancora dentro, il Pubblico Ministero già sul luogo, l’ autopsia in programma per sabato, un copione già visto troppe volte di una morte per “infarto”, la dignità della vittima ricoperta di merda, una famiglia distrutta.
Vi terremo aggiornati e chiediamo a tutti e tutte il massimo aiuto per mantenere alta l’ attenzione su questo fatto gravissimo. |