Non solo a ridosso della morte di Stefano Cucchi: i tentativi di depistare e insabbiare il pestaggio del geometra romano da parte dei carabinieri che lo arrestarono il 15 ottobre 2009 sarebbero continuati fino ad oggi e coinvolgerebbero molti vertici dell’Arma. Questo, almeno, emergerebbe dalle nuove intercettazioni e dai verbali di interrogatorio depositati ieri in Corte d’Assise dal pm Musarò nell’ambito dell’inchiesta integrativa al processo bis che si sta svolgendo a carico di cinque militari.
È il caso, ad esempio, di una conversazione telefonica intercettata il 6 novembre scorso dalla squadra mobile di Roma tra due carabinieri, il vicebrigadiere Mario Iorio, in servizio presso la stazione Vomero-Arenella di Napoli, e il suo collega Ciro Grimaldi che nell’ottobre 2009 era in servizio nella stazione Casilina di Roma, dove avvenne il pestaggio, e che stava per essere chiamato a deporre come testimone nel processo bis. «È venuto il colonnello?», chiede Grimaldi riferendosi al comandante del Gruppo Napoli, Vincenzo Pascale. «Se n’è juto pure… E ha detto: “Mi raccomando, dite al maresciallo che ha fatto servizio alla stazione…lì dove è successo il fatto di Cucchi, di stare calmo, tranquillo…», risponde Iorio. «Ha detto: “Mi raccomando, dovete avere lo spirito di corpo, se c’è qualche collega in difficoltà lo dobbiamo aiutare”».
Il pm Musarò ha raccolto anche alcune testimonianze sulle annotazioni di servizio relative all’arresto di Cucchi corrette dopo la morte di Stefano, come quella rilasciata a dicembre dal maresciallo Davide Speranza, che all’epoca operava nella stazione Quadraro: «Mandolini quando la lesse disse che non andava bene, e che avrei dovuto cestinarla perché avremmo dovuto redigerne una seconda in sostituzione della prima».
Secondo Speranza, fu lo stesso maresciallo Roberto Mandolini, che è tra gli imputati del processo bis, accusato di falso e calunnia (ma che ha anche denunciato per diffamazione Ilaria Cucchi) a dettare il contenuto della correzione. «E lo scrissi io, alla presenza anche di Nicolardi (Vincenzo, altro imputato, per calunnia, ndr), quindi stampammo e la firmammo a nostro nome».
Infine tra gli atti del pm c’è anche un’annotazione, redatta dai superiori che contiene un elogio per i carabinieri che avevano arrestato Cucchi. C’è scritto: «Bravi!». Ed è stata scritta dopo la morte della giovane vittima. |