Il ministero dell’Interno, sul suo sito, definisce la ‘Tessera del tifoso come ” una card dedicata a tutti i tifosi di calcio e rappresenta il segno della appartenenza; fornisce servizi e vantaggi per coloro che vanno allo stadio; vuole essere uno strumento di fidelizzazione fra i tifosi e le squadre. La tessera contribuisce ad aumentare gli standard di sicurezza all’interno dello stadio. In che modo secondo te dovrebbe aumentare gli standard di sicurezza? In nessuno modo, assolutamente no. E lo sostengo sin da tempi non sospetti, prima che per disposizioni di ordine pubblico la nostra Tribuna Tevere venisse strozzata nel derby o si decidesse di giocare Lecce-Bari a porte chiuse. Una semplice carta ricaricabile, filtrata in Questura, non può risolvere il fenomeno degli atteggiamenti degenerativi che affligge gli stadi. Il proibizionismo e la ghettizzazione non servono a nulla. Serve una contro risposta sensata di tipo culturale, c’è bisogno di una spinta propositiva di cultura alta che coinvolga attivamente il mondo delle tifoserie nei processi del calcio, senza premere solo sulla repressione. Basta con la caccia alle streghe! E poi un’altra cosa: ad oggi praticamente nemmeno il 5% dei 132 club interessati al programma Tessera del Tifoso è riuscito a creare un progetto di fidelizzazione loyalty per il suo target: questi non sono capaci nemmeno a muoversi a livello di marketing! Retrocedendo dalla Serie B alla Lega Pro sei destinato al fallimento, a portare i libri in tribunale come il Gallipoli. Pensa se questi dirigenti si mettono a studiare misure di fidelizzazione commerciale! E oltretutto, a 4 mesi dell’introduzione, non è stata ancora consegnata a tutti i richiedenti! Insomma, ad oggi la Tessera del Tifoso è una carta dormiente: sinora ha generato solo denaro fresco nei circuiti al credito, immettendo in cambio moneta elettronica. Tutto qua. A me sembra poca cosa per un programma annunciato come salvifico e rivoluzionario ….
Il Garante per la privacy su segnalazione di alcuni associazioni di consumatori ha aperto un’istruttoria sulla tessera del tifoso in particolare sul trattamento dei dati personali, sull’utilizzo della tecnologia inserita nel microchip, nonché sulla liceità dell’obbligo di acquisto di una carta prepagata per ottenere la tessera del tifoso, qual è la tua posizione in merito e ci sono novità in tal senso? La mia è da sempre una posizione garantista, cioè in linea coi principi elementari che garantiscono libertà costituzionali, diritti e privacy. In giugno il Garante, interpellato dall’Osservatorio, aveva avallato lo schema tipo dei contratti Tessera del Tifoso. Poi però c’è stata una deregulation selvaggia ad effetto domino, nel senso che molti club hanno iniziato ad inserire clausole arbitrarie non richieste, formalizzando soprattutto l’accesso a un prodotto immesso da istituti finanziari di credito: ci si è limitati sempre allo stesso modulo, dando in automatico che un tifoso consenta il consenso dei dati personali al club e poi anche a Visa, Poste, Maestro o Mastercard. Vedremo cosa dirà il Garante, così come per il micro-chip: dove vanno a finire i dati tracciati?
La decisone del Prefetto di Lecce di fare svolgere a porte chiuse l’incontro del 6 gennaio tra la squadra salentina e Bari dimostra il fallimento della tessera del tifoso come misura deterrente per la violenza negli stadi, qual è il tuo pensiero al riguardo? Che leggendo attentamente le linee guida del Programma Tessera del Tifoso, già quest’estate l’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive aveva previsto in via cautelare situazioni al limite come questa. Quindi, nulla di nuovo! C’era da aspettarselo, anche perché nello scorso campionato Genoa-Milan si giocò a porte chiuse, nonostante i tifosi milanisti con tessera rossonera avessero regolarmente comprato i biglietti. Insomma, che la Tessera del Tifoso non sposta nulla in termini di sicurezza rispetto al biglietto nominativo è sotto gli occhi di tutti! Basta dirlo: l’accoltellato nel derby, le bombe carta di Juve-Fiorentina, i feriti di Salernitana-Verona…. Il problema è che, come per molte altre cose, in Italia manca sempre un po’ d’onestà intellettuale per riconoscere gli errori e l’informazione vive assoggettata….
Quali sono principali differenze tra la Tessera del Tifoso italiana e quelle già in uso nelle altre nazioni europee? Una differenza sostanziale, a 360°: c’è un abisso culturale e di visione strategica rispetto allo strumento partorito dai nostri governanti. Te la faccio breve: all’estero non è obbligatoria ma facoltativa. Non limita la libera circolazione dei cittadini ma da semplicemente diritto all’acquisto in prelazione dei biglietti. Tutto qua. E poi rende il tifoso un soggetto attivo, inserito davvero nella vita del proprio club: pensa che i tifosi del Real Madrid con Tessera del Tifoso arrivano a votare in assemblea pure l’elezione del proprio presidente. Da noi siamo agli antipodi: strumento ghettizzante per i tifosi, diritti zero, ma soprattutto necessità su scala nazionale senza nemmeno una legge a sostenerla. Roba da terzo mondo, altro che paese civilizzato in linea con il resto d’Europa…
In sintesi, ritieni che la tessera del tifoso, così come attualmente concepita, sia solo ed esclusivamente un’operazione di marketing dalla quale anche le banche (evidenti conflitti di’interessi tra i vertici della Federazione e Istituti di credito ) traggono un profitto essendo di fatto carte di credito e/o revolving? Non unicamente, nel senso che è questo e non solo. In sintesi, credo che la Tessera del Tifoso sia il frutto di una nomenclatura politica e manageriale retrograda, priva di due elementi fondamentali per effettuare scelte equilibrate in questo mondo: questa classe dirigente è priva di cultura del calcio e non conosce la storia del tifo. E come se si prelevasse un manager dalla borsa o dall’alta finanza chiedendogli di lavorare nel mondo delle automobili: un pesce fuor d’acqua! Ahimè, in Italia funziona così. Nonostante il calcio sia una delle prima industrie a livello nazionale…
In parlamento è stato presentato un disegno di legge che permette, tra l’altro, la possibilità di costruire nuovi stadi superando anche vincoli imposti dalle norme regionali, secondo te è un modo per “finanziare indirettamente” i grandi costruttori che guarda caso sono soci e/o presidenti di società calcistiche? Fughiamo dubbi: da tempo immemore quel disegno di legge ristagna nella 7^ Commissione permanente Sport della Camera dei Deputati. Praticamente è l’ennesima commedia all’italiana. Abbiamo stadi con una media di vecchiaia di ben 69 anni, ma te ne rendi conto? Da noi mica pensano a rifarli, a modernizzarli, a rendere sicura la permanenza del tifoso sugli spalti: nel 2009 il vicentino Eugenio Bortolon è morto cadendo dallo Stadio di Parma per una balaustra irregolare. Ecco: da noi aspettano l’esito della candidatura agli Europei del 2016 per votare la legge! No Europei? No legge, no nuovi stadi! Poi non meravigliamoci se siamo arrivati terzi su tre contendenti, alle spalle della Francia e pure della Turchia! Certo, costruire gli stadi è un grande business, vedremo però come ci si vorrà comportare con le cubature e con la conversione di terreni inedificabili. La partita è ancora tutta da giocare, come quella per le modifiche alla Tessera del Tifoso… |