Sei anni dopo il verdetto della Corte costituzionale che nel febbraio 2014 aveva dichiarato illegittima la legge Fini-Giovanardi sugli stupefacenti, ripristinando le norme datate 1991 del testo unico, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese annuncia che il governo giallorosso ha intenzione di rimettere mano alla legislazione vigente per punire con il carcere anche il piccolo spaccio.
«Ho predisposto una norma per superare l’attuale disposizione dell’art. 73 comma 5 che non prevede l’arresto immediato per i casi di spaccio di droga». La titolare del Viminale, dopo aver presieduto il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza in Prefettura ad Ancona dove ha raccolto un po’ di dati sullo spaccio di «lieve entità» (ma l’ultima Conferenza nazionale sulle droghe si è svolta nel 2009), ha annunciato di aver trovato «una soluzione che convince sia noi che il ministro di Giustizia» Bonafede, ossia «la possibilità di arrestare immediatamente con la custodia in carcere coloro che si macchiano di questo reato».
I due ministri starebbero studiando l’ipotesi di innalzare la pena minima per i recidivi, anche se in caso di piccolo spaccio, in modo da evitare che «il giorno dopo nello stesso angolo di strada» si veda «lo spacciatore preso il giorno prima». Un fatto che, puntualizza Lamorgese rivelando la vera ratio di questa decisione, «incide anche sulla demotivazione del personale di polizia».
«La grande idea dell’esecutivo – commenta il segretario di +Europa, Benedetto Della Vedova – rischierà di mandare in galera decine di migliaia di giovani e meno giovani anche solo per qualche canna in tasca. Manco Salvini e il governo Conte 1 erano arrivati a proporre una cosa così». |