Ancora undici immotivati DASPO in curva Ovest. Questa è la notizia, ma sarebbe il caso, per una volta, almeno questa volta, di capire che cosa stia succedendo a Ferrara. Normalmente un provvedimento punitivo viene preso a fronte di un evento, un fatto. Insomma, deve succedere qualcosa. Uno stato di diritto (l’Italia dovrebbe esserlo) nella sua espressione esecutiva, dapprima valuta gli accadimenti oggetto di indagine, ne dimensiona gli effetti e dispone le conseguenze dal punto di vista della sanzione ed eventualmente della limitazione della libertà dell’individuo. Noi non siamo né giudici né avvocati, ma questo abbiamo appreso nella nostra vita quotidiana in uno stato che si dichiara democratico e in cui la legge è uguale per tutti. Bene, quanto sopra detto questa volta decade, perché è stata data una limitazione della libertà personale a 11 cittadini in assenza di un evento giudicabile. Prima di Spal Parma infatti non è successo nulla; di nulla hanno parlato i giornali, nulla è emerso dai confronti incrociati. Qualche decina di parmigiani ha circolato indisturbata per la città, sono arrivati nei pressi dello stadio, dove normalmente (sai che strano) sono presenti tifosi della Spal, si sono guardati da lontano e poi.. non è successo nulla. Quindi, visto che un cittadino non può essere giudicato in assenza di reato o condotta inadeguata, evidentemente chi ha formalizzato i Daspo pensava ad altro, si riferiva ad altro, voleva altro. Ferrara da alcuni anni rappresenta una delle belle pagine del tifo italiano, una curva dove si fa aggregazione, società in senso stretto, si costruiscono ponti culturali che vanno oltre le posizioni politiche, l’età anagrafica o la provenienza sociale dei singoli. E’ un luogo di incontro e di emancipazione dalla assurda alienazione voluta dal cosiddetto ‘calcio moderno’, costruito per pacchetti a prezzi crescenti. Creare consapevolezze e posizioni critiche, dove la critica passa attraverso la costruzione di una identità, (questo sta facendo la Ovest) è evidentemente scomodo. La scelta di undici Daspo, per un “non fatto”, significa limitare la vita individuale di undici persone, scelte non certo a caso, per altri motivi. La vera sfida ora è chiedere alla città ed al paese intero di aprire gli occhi: questi undici Daspo sono un modello ripetibile anche sul posto di lavoro o nella nostra banale ma scomoda vita di cittadini LIBERI. Non è solo calcio: qui si è deciso di andare ben oltre. |