Non c’è niente da fare. Niente. Nemmeno il coronavirus, nemmeno la più grande emergenza nazionale dai tempi della Seconda guerra mondiale, nemmeno gli ospedali strapieni, la paura diffusa, il dolore, i morti, i giorni drammatici che stiamo vivendo sono riusciti a incrinare l’ottusità, ai limiti del sadismo, delle nostre questure, quando ci sono di mezzo gli ultras.
Negli ultimi dieci giorni abbiamo visto chiudere i negozi, le frontiere, gli stadi, le città, tutto, e si sono moltiplicati gli appelli sempre più accorati a stare in casa. Eppure.
Eppure in quasi tutte le città italiane dove si è giocato a porte chiuse, fatta eccezione per poche questure evidentemente dotate di attenzione, di umanità, di pietas, nessuno si è ricordato degli ultras diffidati, nessuno ha pensato all’assurdità di far uscire di casa della gente per dimostrare che non stava andando a vedere una partita che si giocava senza pubblico.
Fino alla follia di martedì sera, quando si è giocata Valencia-Atalanta, in Spagna, in un paese dove dall’Italia non si poteva andare perché i voli sono sospesi, e in uno stadio dove si giocava a porte chiuse; ma i tifosi diffidati dell’Atalanta sottoposti a obbligo di firma sono dovuti uscire comunque di casa per andare in questura a firmare. Alcuni, tre volte: prima, nell’intervallo, e dopo la partita.
A Bergamo. Nella provincia italiana, anzi europea, che ha il tragico primato del maggior numero di contagiati. E mentre la società Atalanta chiedeva ai suoi tifosi di festeggiare stando in casa, e veniva ascoltata.
Adesso, per fortuna, il campionato è sospeso, e il problema per un po’ non si porrà, ma state sicuri che quando ricomincerà, perché se e quando ricomincerà sarà ancora a porte chiuse, non cambierà nulla.
Provate, provate a spiegare questo meccanismo malato a qualcuno che non sa nulla di ultras, diffide, questure. Non capirà. Non riuscirà a capire di cosa state parlando. Perché è incomprensibile. E del resto gli ultras, se non servono a montare campagne demagogiche, e di questi tempi non è aria, si possono tranquillamente dimenticare. Ma noi facciamo fatica a dimenticare, anche nell’emergenza, e ci chiediamo: il ministro Spadafora, che da giorni dice tutto e il contrario di tutto sul giocare, non giocare, giocare a porte chiuse, su questo non ha niente da dire? Il ministro dell’Interno nemmeno? Basterebbe una nota: “In caso di partite a porte chiuse sospendere l’obbligo di firma”. Invece no, non dicono niente.
E anche noi non abbiamo più parole. |