Era la metà degli anni 90, appena dopo il mondiale di casa nostra che aveva portato la novità delle scorte e i settori ospiti, quando la morte di Spagna sconvolse tutta Italia, ma soprattutto il modo Ultras che per la prima volta prese coscienza e responsabilità delle proprie azioni. Nel '95 le Curve della nostra penisola erano in splendida forma, si erano già sciolte le Brigate di Verona e la Fossa di Genova, ma le Curve erano ancora piene murate, le trasferte erano ancora di massa anche se stava finendo il periodo dei treni speciali. Ma i grandi Gruppi storici erano in crisi, non più in grado di controllare e rappresentare tutta la gradinata, le Curve iniziarono a frammentarsi con la nascita di nuovi Gruppi, nati a cavallo del '90, di stampo più elitario, con una mentalità deviata da politica e violenza gratuita, che di fatto ruppero i già precari equilibri del mondo Ultras. Ma soprattutto ruppero quello spirito di lealtà e rispetto che fino ad allora aveva regolato gli scontri fra i Gruppi, perdendo il rispetto per l’avversario, affrontandolo con coltelli o bombe, in quegli anni fecero molti più danni i cani sciolti dei Gruppi Ultras in se. I Gruppi persero il controllo delle Curve ma nessuno si sottrasse alla logica dello scontro che si stava vertiginosamente alzando. Noi eravamo a Cremona in trasferta, settore ospiti pieno murato, quando il calcio aveva ancora un seguito popolare. Erano gli anni in cui le televisioni a pagamento non avevano ancora messo le mani sul pallone, persuadendo le società calcistiche a lodare come oggi il Dio Denaro dei diritti televisivi piuttosto che il Patrimonio naturale delle stesse società che erano i Tifosi. Da Genova arrivò una notizia tragica: prima della gara Genoa Milan, una ragazzo di Genova appartenente alla tifoseria Rossoblu di nome Vincenzo Spagnolo detto Spagna, fu colpito a morte da un Milanista armato di coltello. Era il 29 Gennaio 1995. Fra noi che eravamo presenti a Cremona iniziarono a girare le voci di questa tragica vicenda, purtroppo la sorpresa non era neppure tanta, era un pò che, commentando le varie vicende del mondo Ultras, si diceva che prima o poi ci sarebbe scappato il morto. Naturalmente per noi era assurdo, assurdo pensare che sarebbe potuto succedere che chi va allo stadio ci fosse andato con quell’intento, condannando questo fatto gravissimo che ha spezzato la vita di un ragazzo come noi, ma non solo. Consapevoli di aver sempre preso le distanze da comportamenti del genere perchè estranei alla nostra mentalità, alimentata dalle gesta e dai discorsi di chi era più grande di noi, ragazzi che si sono sempre distinti prima di tutto come Uomini e non come vigliacchi. La morte di Spagna, cambiò diversi meccanismi Ultras di quel periodo, si fermò il calcio per una settimana, i giornali non parlarono d’altro e nel via vai di notizie spesso troppo esagerate, i Gruppi Ultras italiani vennero associati alla delinquenza giovanile facendo di tutta l’erba un fascio; a questo punto molti sentirono il dovere di confrontarsi, per fermarsi, vedere dove si era arrivati e cerare un punto comune per portare avanti il nostro mondo, soprattutto per capire quello che ne era rimasto. Il 5 Febbraio dopo molti passaparola fra Ultras della penisola, si decise di fare un raduno a Genova dove parteciparono circa 300 persone in rappresentanza di 38 squadre di serie A, B e C presso la sala Garibaldi per intervenire su tre punti: il Cordoglio di Spagna, la contrarietà dell’uso dei coltelli, e la repressione sui gruppi Ultras che stava iniziando a fermentare anno dopo anno. Alla fine si decise di firmare un comunicato scritto dai Bergamaschi, Basta lame, basta infami!, che rifiutava di fatto l’uso dei coltelli e richiamava allo scontro leale. Lo striscione apparse in tute le Curve, ma poi non tutte ne rispettarono la condotta, e le situazioni che portarono alla morte di Spagna si sono poi purtroppo riproposte più volte in questi 16 anni, e solo per fortuna non si è più ripetuta una tragedia come quella di Genova. Comunque la maggior parte del mondo Ultras comprese la situazione e molti Gruppi iniziarono a prendere coscienza, eliminando tutti quei comportamenti che negli anni avevano rovinato il nostro mondo e macchiato la nostra dignità di Ultras, come offendere i morti o fare gli agguati per dare via delle lamate gratuite. Basta lame basta infami è per noi ancora oggi un monito da seguire. Quel giorno servì per ristabilire il giusto rispetto, per darsi un limite, servì per capire che al di la dei colori delle nostre sciarpe, noi Ultras siamo tutti uguali, ultimi romantici ribelli… ancora qua sedici anni dopo. |