Provvedimento dopo provvedimento, il governo a “trazione “Pd-M5s continua a criminalizzare la solidarietà in mare, ostacolando le operazioni di salvataggio della navi nel Mediterraneo. Nella serata di ieri, infatti, la guardia costiera di Pozzallo (Sicilia) ha comunicato a Mediterranea Saving Humans il diniego di imbarco sulla Mare Jonio di due membri: il paramedico soccorritore Iasonas Apostoloupolos e l’esperto di ricerca e soccorso in mare Fabrizio Gatti. In pratica, viene fatto divieto di far salire a bordo delle imbarcazioni a profili professionali che – stando a quanto si legge nella nota della Capitaneria di Porto – «non hanno alcuna attinenza con la tipologia di servizio svolto dalla Mare Jonio».
«Il servizio che svolgiamo è quello di monitoraggio delle acque del Mediterraneo e di salvaguardia dei diritti umani e civili», controbattono dalla Mare Jonio.
«È evidente che un’attività di questo tipo rende necessaria la presenza di figure per così dire “tecniche”, che consentano di portare a termine al meglio le eventuali operazioni di salvataggio».
Invece, secondo il ragionamento della guardia costiera, si tratterebbe di una prova della volontà da parte dell’imbarcazione di Mediterranea Saving Humans di operare salvataggi “in maniera preordinata e continuativa”, motivo per cui a partire dal ritorno in mare della nave il 9 giugno scorso erano già state emesse alcune diffide a cui hanno fatto seguito due procedimenti giudiziari presso la Procura della Repubblica di Ragusa a carico di comandanti e armatori.
Il diniego di ieri sera arriva dunque dopo una serie di provvedimenti analoghi, che riguardano non solo la Mare Jonio ma anche altre imbarcazioni e diversi mezzi di soccorso attivi sulla rotta Mediterranea. Negli ultimi mesi sono state raggiunte da fermi amministrativi le navi Ocean Viking di Sos-Mediterranée, Sea-Watch 3 e Sea-Watch 4, mentre l’aereo civile Moonbird è stato bloccato a terra il 9 settembre dall’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile. «C’è un’evidente volontà politica di criminalizzare la solidarietà in mare», affermano sempre dalla Mare Jonio. «Il governo ha deciso che è lecito utilizzare qualsiasi strumento burocratico, legale o amministrativo per impedire l’attivismo civile a sostegno dei e delle migranti».
La cosiddetta “rotta centrale” del Mediterraneo è considerata la via migratoria più pericolosa e mortale al mondo.
Due anni fa l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni ha pubblicato un rapporto in cui si evidenziava come dal 2014 al 2018 quasi 18000 decessi di migranti dei 32000 totali siano avvenuti nelle acque fra Europa e Africa. L’operato di imbarcazioni e altri mezzi di monitoraggio e salvaguardia si inserisce dunque in un contesto di alto rischio ed elevata necessità: basti pensare che – come indica lo stesso comunicato di Mediterranea Saving Humans – la nave Mare Jonio «in quasi due anni ha portato in salvo sbarcandole in porti sicuri europei 374 persone tra donne, uomini e bambini, il cui destino sarebbe stato invece la morte per affogamento o la deportazione in Libia». Al momento, nessuna imbarcazione è operativa nella acque mediterranee.
I legali dell’imbarcazione raggiunta dal diniego della guardia costiera di Pozzallo sono al lavoro per contestare la decisione e riprendere al più presto l’attività di tutela dei diritti umani. «L’impianto normativo su cui si basa il divieto è molto debole», dicono dalla Mare Jonio. «Più che l’esigenza di far rispettare delle leggi, ci pare esserci invece l’intenzione di ostacolare l’attività nostra e delle altre navi a prescindere dai fatti contestati. Si vuole far passare un messaggio ben preciso: vietato soccorrere». Sembrerebbe esserci una discrepanza fra l’immagine che il governo vuole dare di sé e la realtà: si parla di “discontinuità”, i pentastellati hanno smesso di utilizzare la retorica di “taxi del mare” per parlare delle Ong come Mediterranea, mentre una bozza del nuovo decreto migranti è da poco arrivata sul tavolo del premier Giuseppe Conte per superare i decreti sicurezza di Salvini. Ma, nei fatti, cosa è cambiato? |