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Vaccini: La militarizzazione dei dati

 

FONTE:Osservatorio Repressione

 

INVITALIA, il Grande Fratello dei Vaccini?

Dareste mai il consenso al trattamento dei vostri dati personali “sensibili” ad una società per azioni che ha come scopo sociale l’attrazione di capitali e lo sviluppo d’impresa? E lo fareste lo stesso se il suo amministratore delegato fosse stato rimosso dall’incarico di commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus e il presidente della suddetta società sedesse pure alla guida di aziende del complesso militare-industriale che esportano armi e tecnologie a regimi e dittature? Ebbene, lo avete fatto se in queste settimane avete deciso di vaccinarvi contro il Covid-19. Sì, perché avete firmato e consegnato un modulo (perlomeno in Calabria e in Sicilia) con cui avete acconsentito che un bel po’ dei vostri dati personali vengano “trattati in modalità informatica” per tracciare l’avvenuta somministrazione del vaccino e che gli stessi “potranno essere/saranno comunicati al Servizio Sanitario Nazionale e al Ministero della Salute” (potranno o saranno? NdA), mentre i dati sanitari “potranno essere trattati da centri medici specializzati nel valutare l’idoneità alla vaccinazione”.

Quali siano questi centri medici specializzati e in che modo saranno fornite e impiegate le delicate informazioni non è dato sapere. Quello che si spiega invece è che il “trattamento riguarderà anche dati personali rientranti nel novero dei dati sensibili, vale a dire dati idonei a rivelare lo stato di salute del soggetto vaccinato” e che il responsabile del trattamento è INVITALIA S.p.A., cioè l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, società partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Certo, in teoria, si può sempre rifiutare di dare il proprio consenso ma – si sottolinea in calce – “il conferimento dei dati è OBBLIGATORIO per registrare l’avvenuta somministrazione del vaccino Anti-Covid 19 verso il Sistema Sanitario Nazionale e che l’eventuale rifiuto di fornire tali dati comporterebbe la mancata prosecuzione del rapporto”. Insomma se vuoi il vaccino dacci i dati! E si tratta davvero di una mole notevole nel caso in cui venissero utilizzate pure le schede anamnestiche compilate prima della somministrazione del vaccino: ovviamente oltre alle informazioni anagrafiche e quelle relative alla professione svolta, vengono richieste le condizioni di salute odierne e le eventuali malattie pregresse (patologie cardiocircolatorie e respiratorie, condizioni di compromissione del sistema umanitario – cancro, leucemia, linfoma, HIV/AIDS, trapianto); se si ha avuto attacchi di convulsioni o qualche problema al cervello o al sistema nervoso; l’esistenza di allergie; la tipologia dei farmaci, integratori naturali, vitamine, minerali o eventuali medicinali alternativi utilizzati; l’effettuazione di trasfusioni nell’ultimo anno; eventuali gravidanze in corso o se si sta pensando di rimanere incinta nel mese successivo alla prima o alla seconda somministrazione; la convivenza con soggetto ad alto rischio, contagi e/o risultati di eventuali test anti-Covid; finanche i viaggi internazionali effettuati nell’ultimo mese e la possibile frequenza di comunità…

Ci si aspetterebbe che il trattamento dei dati sensibili e il loro eventuale trasferimento a soggetti terzi per fini di ricerca venga attribuito al Sistema sanitario nazionale e invece proprio no. Il soggetto responsabile è INVITALIA S.p.A. (già Sviluppo Italia), istituita con decreto legislativo n. 1 del 9 gennaio 1999 (governo con premier Massimo D’Alema) per promuovere l’imprenditorialità giovanile e lo sviluppo di imprese turistiche e termali, “risanare” le industrie agro-alimentari e riassorbire le funzioni dell’ex Cassa del Mezzogiorno. Alla società a capitale pubblico è stata attribuita anche l’attrazione di investimenti esteri in Italia, la gestione di quasi tutte le agevolazioni dello Stato alle imprese e alle startup innovative, l’attuazione degli accordi di programma dei progetti finanziati dall’Unione Europea, il rilancio delle aree industriali in crisi (Napoli-Bagnoli, Taranto, Termini Imerese, ecc.), la valorizzazione dei beni culturali (area archeologica di Pompei). INVITALIA opera inoltre per conto del Ministero dell’Interno da Centrale di committenza e Stazione appaltante per la realizzazione di interventi strategici sul territorio e in questa veste, tra l’altro, ha gestito tutte le procedure di gara per la realizzazione dei famigerati hotspot per migranti e richiedenti asilo (Messina e Lampedusa i più recenti) e dei CPR – Centri di Permanenza per il Rimpatrio (Palazzo San Gervasio, Potenza e Pian del Lago, Caltanissetta).

L’onnisciente società per azioni a capitale pubblico esercita il controllo al 100% di importanti gruppi societari e bancari (Infratel Italia, Invitalia Partecipazioni, Banca del Mezzogiorno-MedioCredito Centrale, Italia Turismo, Marina di Portisco) e dal 26 gennaio 2021 è entrata nell’affaire-business dei vaccini anti-Covid approvando il contratto di sviluppo presentato da ReiThera S.r.l. di Castel Romano per il finanziamento di un investimento industriale e di ricerca con ben 81 milioni di euro. Secondo il comunicato stampa emesso congiuntamente da INVITALIA e ReiThera, gran parte dell’investimento (69,3 milioni) è destinato alle attività di ricerca e sviluppo per la “validazione e produzione del vaccino anti-Covid”, mentre la restante quota di 11,7 milioni sarà utilizzata per ampliare lo stabilimento di Castel Romano dove si prevede di produrre l’antidoto. “Le agevolazioni concesse, in conformità alle norme sugli aiuti di Stato, ammontano a circa 49 milioni di euro: 41,2 milioni a fondo perduto e 7,8 milioni di finanziamento agevolato”, prosegue la nota. “Inoltre, in attuazione delle previsioni dell’articolo 34 del decreto-legge 14 agosto 2020, INVITALIA acquisirà una partecipazione del 27% del capitale della società, a seguito di un aumento del capitale di ReiThera”.

Grazie ad un precedente finanziamento milionario della Regione Lazio e del CNR, ReiThera ha concluso – in collaborazione con l’Istituto Spallanzani di Roma – la Fase I della sperimentazione del nuovo vaccino made in Italy. Il nuovo investimento, secondo i promotori, consentirà di “passare allo stadio successivo, relativo ai test di sicurezza ed efficacia, per arrivare in tempi rapidi ad ottenere le necessarie autorizzazioni da parte delle Autorità di vigilanza sia europee che italiane per poter somministrare il vaccino”. La capacità produttiva prevista a regime è pari a 100 milioni di dosi all’anno anche se non è chiaro quando esse saranno davvero disponibili.

“Si tratta di un accordo importante per ridurre la dipendenza del nostro Paese in un settore delicatissimo per la tutela della salute dei nostri cittadini”, hanno dichiarato i manager di INVITALIA. “La produzione italiana di vaccini andrà ad aggiungersi a quelle realizzate all’estero, rafforzando la capacità di risposta nazionale alla pandemia e accelerando così l’uscita dalla crisi”. In verità l’enfasi si spreca: l’azienda che ha assorbito l’investimento pubblico italiano è infatti controllata per il restante 73% da Keires AG, società svizzera di diritto privato specializzata nello sviluppo di nuove terapie. Costituita il 16 luglio 2013 nella città di Basel, Keires AG vede come soci gli italiani Maurizio Cortese e Stefano Colloca, la belga Jamila Louahed e il francese Emmanuel Hanon. Secondo l’inchiesta di Report (Rai Tre) andata in onda il 16 novembre 2020 e dedicata alla corsa al vaccino italiano, Louahed e Hanon ricoprirebbero l’incarico di vicepresidenti del colosso farmaceutico britannico GSK (GlaxoSmithKline). In verità dai profili Linkedin si può evincere che Jamila Louahed è vicepresidente in Belgio del Global Research and Development Center di GSK vaccines, mentre Emmanuel Hanon è vicepresidente senior e responsabile del Centro di ricerca di GSK a Bruxelles.

Insomma sarà tutto da vedere quanto resterà in Italia dei vaccini prodotti e dei possibili guadagni e quanto invece trasmigrerà all’estero nelle casseforti elvetiche o di quelle delle transnazionali dei farmaci. Ad oggi si attende di conoscere le valutazioni economico-strategiche e scientifiche che hanno spinto gli amministratori di INVITALIA a erogare il contributo a favore di ReiThera/Kheires. Per la cronaca, amministratore delegato della SpA di “sviluppo”, ininterrottamente dal 2007, è Domenico Arcuri, sì, proprio il Commissario straordinario per l’emergenza Covid nominato da Giuseppe Conte e sfiduciato dal subentrante Mario Draghi che lo ha sostituito con il generale degli alpini Francesco Paolo Figliuolo. All’origine dell’inattesa e repentina defenestrazione, secondo i commentatori politici, la vicinanza di Arcuri a Massimo D’Alema e ad alcuni settori del Pd e dunque la dichiarata inimicizia dei due Matteo, Renzi e Salvini.

Presidente del consiglio d’amministrazione di INVITALIA, dal novembre 2019, è invece Andrea Viero, persona meno conosciuta al grande pubblico ma con un curriculum di tutto rilievo. Già direttore generale del Comune di Trieste e della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Viero è stato vicepresidente e direttore generale di Iren S.p.A., la terza multiutility italiana per capitalizzazione di borsa, nonché membro del CdA di Edison S.p.A.. Nel 2015 è stato nominato dall’allora ministro Graziano Delrio (Pd) Commissario di Governo delle Ferrovie del Sud Est e Servizi Automobilistici S.r.l., mentre l’anno successivo è stato chiamato alla guida del settore Business Development dell’holding Fincantieri SpA. “In questa veste Andrea Viero si occupa dello sviluppo strategico del Gruppo e, tra l’altro, si è dedicato alla complessa acquisizione dei Cantieri di Saint Nazaire e alla definizione dell’alleanza strategica tra Italia e Francia nel settore della difesa con la costituzione della Joint Venture con Naval Group”, riporta il sito internet di INVITALIA. Il manager è dunque uno degli artefici del progetto che punta a dar vita ad un colosso europeo della cantieristica per la progettazione, realizzazione e manutenzione di unità da guerra e sottomarini da destinare prioritariamente all’esportazione.

Viero ha operato pure come dirigente di Fincantieri Nextech SpA., società tecnologica del gruppo, con sede a Follo, La Spezia, attiva nello sviluppo di soluzioni per la difesa e la sicurezza (sistemi elettronici ed elettro-ottici avanzati, fire control systems e attuatori per missili e siluri, telecomunicazioni, cyber security, ingegneria per componenti terrestri-navali-avioniche, tecnologie a supporto del monitoraggio e della protezione delle grandi reti infrastrutturali).

Nota – Nella serata del 29 marzo ci è stata inviata la seguente nota dell’Ufficio stampa di INVITALIA SpA che riportiamo integralmente:

“Gentile collega, in merito alla Sua richiesta dobbiamo precisare che, nell’ambito della normativa inerente alla gestione dei dati delle persone che si sottopongono alla vaccinazione, Invitalia mai è stata individuata quale Responsabile del trattamento ai sensi DEL Reg. UE 679/2016. Infatti, ad ogni Regione che intendesse aderire al sistema di piattaforma nazionale centrale per l’anagrafe dei vaccinati (gestita da Poste Italiane ai sensi del D.L. 2/2021) è stato perfettamente delineato che il Titolare del Trattamento fosse la Regione aderente ed il Responsabile il Commissario Straordinario (con nomina di Poste Italiane a Sub Responsabile). In ogni caso, a seguito della nomina del nuovo Commissario del 2 marzo 2021, la responsabilità del trattamento è traslata a quest’ultimo. Ringraziandola per la segnalazione, procederemo a comunicare alla Regione Sicilia la questione, invitandola a rettificare il Modulo in quanto non coerente con le disposizioni di legge citate”.

Condizionare il vaccino all’accettazione del trattamento dei dati sensibili è contrario ai principi costituzionali

Un pasticciaccio colossale quello del trattamento di milioni di dati personali “sensibili” dei cittadini italiani che in queste settimane hanno deciso di sottoporsi alla somministrazione del vaccino anti-Covid19. Mentre alcune regioni non sembrano aver fornito tutte le informazioni necessarie sul titolare responsabile del trattamento e sulle modalità con cui i dati sensibili sono informatizzati ed eventualmente trasferiti a istituzioni pubbliche e soggetti privati terzi, altre regioni, Sicilia in testa, richiedono il consenso su un modulo palesemente illegittimo e profondamente lesivo di fondamentali diritti costituzionalmente protetti. Si rileva inoltre un’altra gravissima anomalia, quella relativa al “responsabile del trattamento dati” espressamente indicato dalla Regione Sicilia (ma ciò vale anche per Abruzzo e Calabria), INVITALIA SpA”, cioè l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, società partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

In serata l’Ufficio stampa di INVITALIA ci ha inviato una nota che smentisce le informazioni rese dalle istituzioni regionali preposte alle vaccinazioni. “INVITALIA mai è stata individuata quale Responsabile del trattamento ai sensi DEL Reg. UE 679/2016”, spiega l’Ufficio stampa della società a capitale pubblico. “Infatti, ad ogni Regione che intendesse aderire al sistema di piattaforma nazionale centrale per l’anagrafe dei vaccinati (gestita da Poste Italiane ai sensi del D.L. 2/2021) è stato perfettamente delineato che il Titolare del Trattamento fosse la Regione aderente ed il Responsabile il Commissario Straordinario (con nomina di Poste Italiane a Sub Responsabile). In ogni caso, a seguito della nomina del nuovo Commissario del 2 marzo 2021, la responsabilità del trattamento è traslata a quest’ultimo. Ringraziandola per la segnalazione, procederemo a comunicare alla Regione Sicilia la questione, invitandola a rettificare il Modulo in quanto non coerente con le disposizioni di legge citate”.

Sarebbe dunque il generale di corpo d’armata Francesco Paolo Figliuolo, neocommissario straordinario per l’emergenza Covid, il titolare del trattamento degli innumerevoli dati “sensibili” carpiti a coloro che intendono vaccinarsi con un modulo che la stessa INVITALIA definisce “non coerente alle disposizioni di legge” e che però continua ad essere somministrato come conditio sine qua non per poter ottenere il vaccino. Sulle assai discutibili modalità con cui vengono assunti e trattati i dati personali sensibili di coloro che si stanno vaccinando in Italia ne abbiamo parlato con l’avvocato Giancarlo Cipolla del foro di Milano, esperto di diritto internazionale e che dall’inizio della pandemia ha più volte denunciato pubblicamente anomalie e inefficienze nella gestione dell’emergenza.

Avvocato Cipolla, alle persone chiamate a vaccinarsi in queste settimane contro il Covid19 è stato richiesto di firmare, tra l’altro, un modulo (A) per il consenso al trattamento dati personali e una scheda anamnestica con un lungo questionario (C). Abbiamo accertato che il modulo A è stato somministrato perlomeno in Abruzzo, Sicilia e Calabria, mentre la scheda/questionario C è la stessa in quasi tutte le Regioni d’Italia. Ci ha colpito in particolare che al punto 3 del modulo di consenso venga riportato che “il conferimento dei dati è OBBLIGATORIO per registrare l’avvenuta somministrazione del vaccino Anti-Covid19 verso il Sistema Sanitario Nazionale e che l’eventuale rifiuto di fornire tali dati comporterebbe la mancata prosecuzione del rapporto”. Ci sembra di capire che nel caso in cui si rifiutasse di firmare il consenso al trattamento dei dati o – secondo quanto contemplato dal Regolamento (UE) 2016/679 (DGPR) – si richiedesse la revoca al trattamento, per esempio tra la prima e la seconda dose del vaccino, la sua somministrazione potrebbe essere negata. Abbiamo compreso bene e ciò rispetta le normative vigenti?

La obbligatorietà del consenso sembra portare alle conclusioni da lei paventate. Nel prevedere che l’eventuale rifiuto al trattamento dei dati comporta la “mancata prosecuzione del rapporto”, il punto 3 del modulo sembrerebbe effettivamente precludere l’esecuzione della prestazione sanitaria laddove il consenso non venga espresso. Se così fosse, tale previsione si porrebbe certamente in contrasto con il Regolamento (UE) 2016/679 (GDPR), peraltro richiamato nello stesso modulo. Secondo l’art. 6 del GDPR, infatti, il consenso rappresenta una delle condizioni di liceità per il trattamento dei dati personali a patto che sia libero e l’art. 7 stabilisce che, al fine di valutare detta libertà, si deve tenere nella massima considerazione l’eventualità che l’esecuzione di un contratto sia condizionata alla prestazione del consenso al trattamento di dati personali non necessario all’esecuzione di tale contratto. In altre parole, come ulteriormente specificato dall’art. 42 del GDPR, il consenso non può ritersi libero se chi lo presta non è in grado di operare una scelta autenticamente libera o si trova nell’impossibilità di rifiutare o revocare il consenso senza subire pregiudizio.

Nel caso di specie, il pregiudizio c’è ed è evidente, posto che il rifiuto al trattamento dei dati personali equivale alla mancata somministrazione del vaccino e, dunque, al rischio di contrarre una patologia potenzialmente letale. Inoltre, nelle Linee Guida sul consenso ai sensi del GDPR, approvate anche dall’European Data Board, si legge che “il consenso può costituire la base legittima appropriata solo se all’interessato vengono offerti il controllo e l’effettiva possibilità di scegliere se accettare o meno i termini proposti o rifiutarli senza subire pregiudizio”. Dette linee guida precisano quindi che qualsiasi forma di condizionamento del consenso, azione di pressione o influenza inappropriata sull’esercizio della volontà dell’interessato, compresa anche l’eventualità che il consenso sia parte non negoziabile delle condizioni generali di contratto/servizio, rende il consenso invalido.

L’interruzione della prestazione del servizio di vaccinazione, non comporta comunque una grave lesione di un diritto fondamentale, quello alla difesa e promozione della salute della persona?

Ritengo di sì.

La somministrazione vaccinale ad oggi costituisce la via principale per sconfiggere la diffusione del Covid-19 e dunque per salvaguardare la vita e la salute di tutti i cittadini.

Condizionare una prestazione vitale per il cittadino alla previa accettazione del trattamento dei suoi dati rappresenta uno strumento di pressione lesivo dell’autodeterminazione del soggetto e contrario ai principi costituzionali e dell’ordinamento europeo.

Al punto 4 del modulo del consenso si riporta che “i dati potranno essere/saranno comunicati al Servizio Sanitario Nazionale e al Ministero della Salute. Il trattamento riguarderà anche dati personali rientranti nel novero dei dati sensibili, vale a dire dati idonei a rivelare lo stato di salute del soggetto vaccinato. I dati sanitari potranno essere trattati da centri medici specializzati nel valutare l’idoneità alla vaccinazione”. Come possiamo interpretare l’inedita formula del “potranno essere/saranno”? Ci si aspetterebbe che proprio i dati “sensibili” sullo stato di salute dovrebbero essere a disposizione automaticamente del Sistema Sanitario…

La formula “potranno essere/saranno comunicati” lascerebbe intendere la sussistenza di un potere discrezionale da parte del soggetto al quale i dati personali vengono forniti, ma è solo un’ipotesi.

Quanto al fatto che i dati sensibili relativi allo stato di salute siano automaticamente a disposizione del SSN, occorre considerare che alcune domande del questionario C fanno riferimento a condizioni/informazioni delle quali non necessariamente il Sistema Sanitario è in possesso.

Non sarebbe stato doveroso o perlomeno opportuno specificare a quali “centri medici specializzati” potranno essere trasferiti i dati personali “sensibili”, la modalità di tale trasferimento e l’eventuale successiva trattazione dei medesimi da parte di questi soggetti terzi?

Sarebbe stato opportuno e, a mio parere, anche doveroso.

Soprattutto in considerazione della mole e della natura dei dati sensibili forniti mediante la compilazione del questionario C. Tra questi, infatti, figurano non solo informazioni relative alle condizioni di salute odierne e le eventuali malattie pregresse, ma anche dati strettamente personali che esulano dalla condizione sanitaria del soggetto, quali – ad esempio – informazioni in ordine ai soggetti conviventi o l’intenzione di programmare una gravidanza nel mese successivo alla somministrazione del vaccino.

Sulla base dei moduli sottoscritti dai vaccinati, quali dati “sensibili” sanitari si può supporre che verranno trattati ed eventualmente trasferiti a soggetti terzi? È ipotizzabile che anche le informazioni, innumerevoli e delicate, del modulo C possono essere utilizzati informatizzati dal soggetto responsabile del trattamento?

Prestando il consenso, tutti i dati forniti sono potenzialmente suscettibili di essere trattati e trasferiti ai soggetti terzi indicati nel modulo.

Come può il singolo cittadino tutelare i propri diritti costituzionali e legittimi (privacy, ecc.) di fronte a richieste e comportamenti in essere come quelli sopra riportati? E quale dovrebbe essere il ruolo del Garante nazionale per la protezione dei dati personali?

I dubbi di legittimità manifestati possono essere sottoposti tanto al vaglio del Garante della Privacy che del Giudice Ordinario. Non escluderei il ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione europea stante la supposta violazione dell’Ordinamento dell’Unione Europea.

No privacy. Verso la militarizzazione dei dati sensibili dei vaccinati d’Italia

Militarizzare la banca milioni di dati personali e sanitari sensibili e centralizzarne il controllo nelle mani di un’unica figura, preferibilmente un generale d’armata con tanto di penna sul cappello. No, no non è l’ossessione di complottisti e No Wax per il Grande Fratello di orwelliana memoria, ma il disegno strategico del governo Draghi e del sistema societario chiamato a gestire l’emergenza pandemia e la complessa campagna di vaccinazione della popolazione italiana.

Lunedì 8 marzo 2021: a Palazzo Chigi s’incontrano per analizzare alcuni aspetti del piano di vaccinazione in via d’implementazione nel Paese il Presidente del Consiglio Mario Draghi, i ministri della Salute e per gli Affari regionali, Roberto Speranza e Maria Stella Gelmini, il neo-commissario straordinario per l’emergenza gen. Francesco Paolo Figliuolo, il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio e l’amministratore delegato di Poste Italiane SpA, Matteo Del Fante. Sui temi all’ordine del giorno e sugli esiti di quel confronto è l’ufficio stampa di Poste Italiane a fornire una puntuale ma inquietantissima descrizione.

“Il Governo Draghi accelera sui vaccini, puntando sul supporto di Poste Italiane”, riporta la nota pubblicata l’11 marzo sul sito internet del gruppo. “Un nuovo piano, che comprenderà l’allargamento della platea dei somministratori nonché una riorganizzazione logistica dei punti vaccinali. L’idea del Governo e della struttura commissariale guidata dal Generale Francesco Paolo Figliuolo è quella di militarizzare la gestione dei dati sulle inoculazioni prevedendo, proprio come già avviene per le unità militari, che i territori inviino ogni giorno alla stessa ora un report giornaliero che abbia al suo interno tutte le informazioni impilate in maniera standardizzata”. Utilizzando il linguaggio bellico – come prassi ormai di tutte le narrazioni ufficiali e mediatiche dell’emergenza pandemia – l’ufficio stampa spiega poi che “il rafforzamento dell’impiego dei militari e i mezzi messi a disposizione da Poste Italiane – unici per capillarità e per sviluppo tecnologico – contribuiranno a portare avanti questa missione senza precedenti”.

Per favorire il processo di militarizzazione dell’immensa mole di dati sensibili, il premier e il commissario straordinario penserebbero innanzitutto a dare una “nuova centralità della piattaforma già sviluppata da Poste Italiane per prenotare il vaccino e gestire gli appuntamenti via app o sms” e a un “monitoraggio più efficiente della distribuzione”. La piattaforma in questione è quella messa a disposizione dal sito ufficiale della Campagna di vaccinazione anti-Covid della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Commissario Straordinario e dal Ministero della Salute (https://info.vaccinicovid.gov.it/privacy-policy.html) che prevede quattro modalità per la prenotazione dei vaccini: sito istituzionale, call center di Poste Italaine, palmare dei postini e ATM Postamat dove può essere inserita direttamente la tessera sanitaria. Alla realizzazione del Piano, Poste Italiane contribuisce pure con la distribuzione dei vaccini nel territorio nazionale tramite la propria controllata SDA corriere espresso.

Domenica 14 marzo, con una lunga intervista a Che tempo che fa, il generale di corpo d’armata ed ex comandante Nato in Afghanistan e Kosovo, Figliuolo, spiegava al grande pubblico il progetto della banca dati dove far confluire le informazioni sulle vaccinazioni in atto e tutte le schede anamnestiche. E’ ancora l’ufficio stampa di Poste Italiane a riportare alcuni dei passaggi chiave dell’intervento del neocommissario all’emergenza: “Nella logistica della prenotazione del vaccino c’è stato un grande sforzo di Poste Italiane che ha donato un sistema molto efficace, che è stato adottato a livello centrale e che stanno adottando molte Regioni, ha dichiarato Figliuolo. Al riguardo si sta integrando il sistema di Poste Italiane con quello della tessera sanitaria e dei sistemi regionali, in modo tale che tutte le informazioni girino in maniera circolare”. Così, senza che la delicatissima questione dell’informatizzazione e trattamento dei dati sanitari sensibili dei vaccinati e degli assisiti del Sistema sanitario nazionale sia stata affrontata nelle dovute sedi istituzionali (Parlamento in primis), l’ufficio stampa della società per azioni concludeva che all’interno del piano vaccinale del governo sono ribadite soluzioni informatiche che coinvolgano appunto i sistemi informativi regionali, Poste Italiane e il sistema Tessera Sanitaria.

Il 24 marzo scorso l’ennesima nota di Poste Italiane con altri particolari sulle reali finalità militar-sanitarie-strategiche della piattaforma vaccinazioni. “Il Governo di Mario Draghi invita le Regioni a servirsi della piattaforma di Poste Italiane per consentire ai cittadini che ne hanno diritto di prenotare i vaccini”, scrive la SpA. “L’obiettivo è duplice: da un lato accelerare la campagna vaccinale; dall’altro uniformare a livello centrale i dati sulle dosi somministrate permettendo così di monitorare il raggiungimento dei target previsti ogni settimana. Dopo Sicilia, Marche, Calabria, Basilicata, Abruzzo e Lombardia, potrebbero, sull’invito di Draghi e la spinta del Commissario Straordinario all’Emergenza Francesco Paolo Figliuolo, aggiungersi altre Regioni. Di settimana in settimana, si farà il conto delle dosi ricevute e somministrate e, dove le difficoltà richiedano un cambiamento, si interverrà sulla logistica, modificando la disposizione dei punti vaccinali, aggiungendone di nuovi e dando la possibilità di ampliare la platea dei somministratori”.

“Il premier chiede regole più uniformi e sarebbe pronto a imporre con una norma di legge l’adesione delle Regioni alla piattaforma offerta gratuitamente da Poste Italiane”, riporta infine la nota. “La piattaforma unica permetterebbe di moltiplicare le prenotazioni tramite Postamat, call center, ecc.; inoltre un sistema centralizzato garantisce di verificare in tempo reale il numero degli immunizzati e di inserire il nome del singolo paziente nell’anagrafe vaccinale, in vista di un patentino”. Il Grande Fratello cioè, deciderà, chi, come e quando si potrà spostare liberamente da un luogo all’altro…

Opportuno ricordare che per vaccinarsi i cittadini residenti nelle regioni che hanno adottato la piattaforma di Poste Italiane devono sottostare a un vero e proprio ricatto: in aperta violazione dei principi costituzionali e dell’art. 7 del Regolamento Generale Ue del 2016, devono fornire obbligatoriamente il consenso al trattamento dei dati personali, pena la “mancata prosecuzione del rapporto”, ovverossia la somministrazione del vaccino.

Ai vaccinati viene pure fornita un’informazione non veritiera sul soggetto titolare del trattamento dei dati sensibili. Nel modulo da sottoscrivere (scaricabile proprio dalla piattaforma del Governo e delle regioni che l’hanno adottata), si riporta che esso “è stato individuato in INVITALIA SpA”, cioè l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, società partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Peccato che l’ufficio stampa di INVITALIA, da noi appositamente consultato, ci abbia risposto con una nota che non consente fraintendimenti.

“INVITALIA mai è stata individuata quale Responsabile del trattamento ai sensi del Reg. UE 679/2016”, spiega la società a capitale pubblico. “Infatti, ad ogni Regione che intendesse aderire al sistema di piattaforma nazionale centrale per l’anagrafe dei vaccinati (gestita da Poste Italiane ai sensi del D.L. 2/2021) è stato perfettamente delineato che il Titolare del Trattamento fosse la Regione aderente ed il Responsabile il Commissario Straordinario (con nomina di Poste Italiane a Sub Responsabile). In ogni caso, a seguito della nomina del nuovo Commissario del 2 marzo 2021, la responsabilità del trattamento è traslata a quest’ultimo. Procederemo a comunicare alla Regione Sicilia la questione, invitandola a rettificare il Modulo in quanto non coerente con le disposizioni di legge citate”.

Insomma alla fine della fiera, il titolare di milioni e milioni di dati dei vaccinati d’Italia sarebbe proprio lui, il neocommissario straordinario con tanto di mostrine e stellette. Più un Gran Figliuolo che un Grande Fratello…

 

Antonio Mazzeo