Morti che potevano e dovevano essere evitate. Morti di persone malate in carcere. È avvenuto ancora, a Trani e a Sollicciano, due giovani uomini, due storie completamente diverse: nel primo caso un malato psichiatrico già ritenuto incompatibile con la detenzione, nel secondo un uomo sicuramente bisognoso d’aiuto. Entrambe le storie sono emblematiche di un sistema penitenziario che si muove ormai sul filo dell’illegalità. Anche se naturalmente saranno le indagini aperte dalle relative procure e le autopsie a stabilire cause e responsabilità individuali.
Il 3 settembre è stato trovato morto nella sua cella della Casa circondariale di Trani, Fedele Bizzoca, 41enne di Barletta detenuto dal gennaio 2021 per spaccio. Era «persona sofferente di una grave patologia psico-fisica», come scrive l’ufficio del Garante nazionale dei detenuti che aveva verificato «l’incompatibilità con la detenzione in carcere», peraltro «valutata e dichiarata da tempo dalle Autorità sanitarie del carcere e dalla stessa Direzione». Su segnalazione della Garante del comune di Trani, Elisabetta de Robertis, «nel corso della visita regionale condotta in Puglia nello scorso luglio», il Garante nazionale aveva riscontrato «l’assoluta inadeguatezza» della collocazione del detenuto, in una cella senza «alcuna assistenza sanitaria adeguata».
«Tutto – scrive il Garante in un’interrogazione alle autorità competenti – era soltanto rimesso, insieme con la gestione complessiva dei bisogni quotidiani, al solo impegno degli agenti penitenziari. Le condizioni materiali e igieniche in cui lo si è ritrovato, si presentavano molto oltre ogni parametro di minima decenza e salubrità. La sezione di appartenenza inoltre era la nota “Sezione Blu” di cui era stata definita la chiusura a novembre 2020: il Garante nazionale ha dovuto constatare non soltanto la sua riattivazione, ma anche l’improprio utilizzo per la gestione di casi problematici, in particolare di natura psichiatrica». Bizzoca (sulla cui morte il pm di turno ha aperto un fascicolo per omicidio colposo) era in attesa di qualcuno che potesse pagare la retta della Residenza socio-sanitaria disponibile già dal mese di luglio. Il Collegio del Garante nazionale aveva incontrato e informato la Magistratura di sorveglianza di Bari. Ora l’ufficio di Mauro Palma, che si presenterà «nel processo come persona offesa», intende interrogare «l’intero sistema dei servizi sanitari e sociali», «per scongiurare il perdurare delle gravi mancanze che hanno segnato la detenzione di Bizzoca».
Invece a Sollicciano, di cui il sindacato Uil-Pa denuncia le «ataviche criticità strutturali e gestionali», un 43enne tunisino detenuto in isolamento nel reparto “transito” è stato trovato morto con la testa incastrata «nello spioncino della cella riservato al passaggio del cibo». «In carcere non si muore per caso – ha scritto il Garante della Toscana, Giuseppe Fanfani, che chiede chiarimenti – Il carcere come lo conosciamo noi è la precondizione per forme psichiatriche che quasi sempre portano ad atti autolesionistici (l’anno passato solo a Sollicciano se ne sono contati 700), e spesso portano al suicidio». |