Abbiamo assistito attoniti al circo mediatico che si è scatenato intorno alla presenza di Antonio Speziale nella delegazione che è si recata, così come abbiamo deciso di fare in caso di trasferta e in attesa di tempi migliori, presso lo stadio della squadra ospitante per appendere uno striscione, simbolo di presenza e vicinanza alla squadra rossazzurra nonostante il divieto e le restrizioni per l’accesso allo stadio. Ieri a Catanzaro, a un controllo di routine è risultato il nome di Antonio Speziale.
Se vivessimo in un paese normale, civile non sarebbe neanche una notizia: nonostante abbia sempre proclamato la sua innocenza, Antonio ha scontato fino in fondo la pena comminatagli ed è, ad oggi, un libero cittadino che vive la sua vita, anzi prova con difficoltà a ricostruirla.
Lo scandalo preconfezionato, le polemiche immediate cozzano violentemente con i principi democratici e costituzionali agitati da chi abbaia sui social, riempiendosi la bocca di parole come legalità e diritti.
Il tentativo di sovrapporre alla questione anche la caciara sul green pass, affibbiando alla curva posizioni che poco hanno a che fare con l’amore per la nostra squadra, unico nostro interesse, confermano l’antico vizio della stampa mainstream di alimentare lo spauracchio degli ultras, sospendendo ogni neutralità di giudizio, ogni più banale regola del buon senso e perfino abdicando al suo stesso ruolo: quello di informare, approfondire, divulgare notizie verificate, circostanziate, approfondite anziché manipolare fatti, costruire narrazioni distorte, inseguire qualche click in più per accalappiare inserzionisti e lettori. Rispediamo quindi al mittente questa ennesima ondata di fango, che anche stavolta non è riuscita a sporcare neanche un briciolo di ciò che siamo: passione, aggregazione, amicizia al seguito dello sport più bello del mondo. |