Oggi affronteremo l’argomento della tessera del tifoso, ennesimo strumento repressivo che lo Stato e i vari papponi che ruotano attorno al prodotto-calcio, stanno promuovendo grazie alla continua opera di disinformazione. Infatti grazie ai continui processi mediatici e al sempre più insistente clima di caccia alle streghe-ultras, si vorrebbe giustificare un tale strumento dal chiaro intento speculativo, nonché in grave contrasto con i più elementari diritti costituzionalmente riconosciuti, con la solita storiella della risoluzione del “problema violenza” Sarebbe quantomeno utile ripercorrere l’escalation repressiva dello Stato nei confronti del movimento ultras, dettata più che da motivi di reale esigenza, da chiari ed evidenti ragioni di censura, con l’unico intento di combattere un pensiero non allineato alla massa, contrario e scomodo al calcio dei soldi, tanto caro ai padroni che legiferano schifando la Costituzione. Sul finire degli anni ottanta in Italia si è iniziato a pensare il calcio in un modo diverso; qualcuno ha iniziato a vedere, in quello sport così popolare che riempiva gli stadi, che catalizzava gli interessi generali, che si tramandava da generazione in generazione, un ingente canale di lucro per poter perseguire proficui interessi. Si tratta di un processo di vera e propria mercificazione di una passione popolare a discapito quindi di chi, nel rispetto delle proprie tradizioni, del proprio modo di essere, dei propri sentimenti di disinteressata passione verso i propri colori cittadini, nonché nella profonda e irrinunciabile difesa di inviolabili princìpi costituzionali, ha detto NO a questi meschini giochi di potere e non si è minimamente adeguato alle volontà di pochi affaristi. Così in 20 anni si sono susseguite svariate legislazioni speciali, tacciando il nostro movimento di estrema pericolosità sociale, fino ad arrivare ai giorni nostri dove le limitazioni sono arrivate a toccare: l’espressione del pensiero (garantito dall’art. 21 della Costituzione), la libera circolazione sul territorio nazionale (garantito dall’art. 16 della Costituzione), e la schedatura di massa con sistema RFID (Radio Frequenza Identificazione a Distanza) attraverso la famigerata Tessera del Tifoso (in cui, di fatto, si viola l’art. 13 della Costituzione che garantisce la libertà personale). In questi 20 anni lo Stato, in nome di chissà quale forma di prevenzione della violenza, con la vigliacca opera portata avanti da miseri politicanti, e con la complicità di tristi figuri, giornalai di turno, nani, puttane, presunti opinionisti e finti moralisti allo sbaraglio, che hanno svenduto la propria dignità e libertà, ha tentato di reprimere a tutti i costi il pensiero Ultras che contestava appunto determinate scelte di trasformazione del calcio in una fottutissima industria di soldi. E’ evidente che tale processo di pura e indiscriminata repressione che ormai si protrae da decenni, non solo risulti caratterizzato da una inconfondibile puzza di altissima vena pregiudizievole, di una vera e propria lotta e censura al pensiero, di una chiara e lampante discriminazione sociale, ma possieda inderogabilmente in sè, ogni più becero sistema di giustificazione anche di ciò che non è giustificabile, ogni più becero sistema di mistificazione che permette di scaricare evidenti responsabilità rivolgendole ad altri, come ad esempio nei nuovi decreti e nelle nuove disposizioni di polizia addirittura emanati in seguito alle vicende della morte di Gabriele Sandri o nella misteriosa e mai chiarita vicenda Raciti. Dovrebbero “tal signori”, infatti spiegarci la logica e la connessioni al fenomeno violenza, dei vari tornelli, delle gravissime disposizioni che vietano la presenza di striscioni, bandiere e strumenti di tifo allo stadio, dei biglietti nominativi, e dei vergognosi decreti targati Pisanu ed Amato. Più che altro dovrebbero avere il coraggio di ammettere il totale fallimento delle innumerevoli misure restrittive proposte in tutti questi anni, e la totale incapacità di gestire qualsiasi dinamica legata al famigerato “ordine pubblico” negli eventi di massa. La TESSERA DEL TIFOSO è l’ultimo e gravissimo tasselo di tale ingiustificabile processo repressivo, un ulteriore strumento degno di un calcio sempre più affaristico, che va a calpestare ogni più elementare libertà. Tra l’ipocrisia generale e la continua opera di disinformazione, conveniente ai soliti politicanti, papponi e sciacalli che lucrano sulla nostra passione popolare, si sta adottando un vergognoso sistema che di fatto costituisce una diffida a vita. L’articolo 9 della Legge n. 41/07, prevede: E' fatto divieto alle società organizzatrici di competizioni riguardanti il gioco del calcio, responsabili dell’emissione, distribuzione, vendita e cessione dei titoli di accesso, di cui al decreto ministeriale 6 giugno 2005 del Ministro dell'interno, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 150 del 30 giugno 2005, di emettere, vendere o distribuire titoli di accesso a soggetti che siano stati destinatari di provvedimenti di cui all'articolo 6 della legge 13 dicembre 1989, n. 401- (la diffida)- ovvero a soggetti che siano stati, comunque, condannati, anche con sentenza non definitiva, per reati commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive. Ciò vuol dire in pratica che chiunque abbia avuto dall’ ‘89 (anno a cui risale la prima legislazione speciale anti-ultras) in poi una diffida non potrà più mettere piede in uno stadio. Uno strumento inaccettabile che viola i più elementari principi costituzionali che prevedono la riabilitazione dei soggetti condannati e non l’emarginazione e l’esclusione da qual si voglia contesto sociale. Ancor più grave è il fatto che ad essere colpiti da tale provvedimento non sono solamente i condannati ma anche chi semplicemente ha preso una denuncia o una diffida senza essere condannato, quindi senza aver subito un processo. E’ un sistema che nasconde il chiaro e arbitrario potere di selezionare inviolabili diritti, in questo modo dati in pasto ad un organo di polizia, che in base ad elementi discrezionali e incostituzionali, etichettano di “presunta pericolosità” quegli individui loro scomodi. La “tessera del tifoso” infatti costituisce un'autentica schedatura di massa, dotata addirittura di un sistema RFID (??!!), - un micro-chip inventato negli Stati Uniti, come prevenzione al terrorismo, che permette attraverso le onde radio di identificare il soggetto possessore della tessera e il luogo dove egli si trova - non riscontrabile in altri settori della società (ma che, visto la piega che sta prendendo il nostro Paese si appresta ad estendersi, considerato che da tanti anni lo stadio costituisce un laboratorio per sperimentare tecniche di controllo sociale). Da ribadire inoltre che la “tessera del tifoso” è già di per sé un vergognoso processo che intende e pretende di continuare a trasformare ogni tifoso, anche l'ultras, in un semplice consumatore, in un utente “fidelizzato”. E’ ideata per “normalizzare”, scoraggiare, discriminare e punire coloro che hanno la grave colpa di schifare la pay-tv ed ancora non si rassegnano a starsene seduti in poltrona a gustare lo “spettacolo” calcio in televisione. Solo l’imposizione di essere trattati come clienti del supermercato o di una pompa di benzina, al quale vengono promessi punti, vantaggi e ricchi premi già basterebbe per gridare totale contrarietà all’ennesimo scempio! Insomma una situazione degna del più becero Stato di polizia, già zeppa di abusi, inutili divieti e provvedimenti repressivi discrezionali, si complica ulteriormente grazie a questo “ingegnosa” carta-vantaggi prepagata, strumento che riesce ad essere contemporaneamente ridicolo, repressivo e speculativo. Per questo TERAMO NON SI TESSERA deve essere un grido di libertà, nel rispetto dei valori ultras e di tutte quelle battaglie condotte contro un calcio sempre più a misura di pochi papponi e distante dalla nostra disinteressata passione. Siamo convinti che rifiutare una imposizione di chiara matrice poliziesca, qual è la tessera del tifoso, sia un dovere di tutti coloro che hanno il Diavolo nel cuore, di tutti quelli che hanno vissuto e vivono per quei gloriosi gradoni ma anche di chi non vuol veder morire determinati principi costituzionali. Qualora ci troveremo dinanzi tale strumento repressivo abbiamo il compito di difendere la nostra Curva, la nostra tradizione, la nostra libertà e la nostra dignità da chi ci vuol vedere come tristi pupazzi senza pensiero e ci vorrebbe relegare ad una fredda e lobotomizzata cornice dello schifoso prodotto-calcio! |