NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

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DAVIDE LIBERO











Superare il carcere

 

FONTE:osservatorio repressione

 

Commento sui dati del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria del 31/10/21

 

Mi limito qui solo ad alcuni “lapidari” commenti rinviando chi vuole approfondire a qualche pubblicazione recente che si può anche scaricare gratuitamente online (vedi link in nota[1]).

Ricordiamo: è dal 1990 che inizia l’aumento vertiginoso del numero dei detenuti in Italia e in tutti i paesi del mondo: nel 1990 in Italia c’erano 22.133 detenuti italiani (84,6%) e 4.017 stranieri (15,4% quasi tutti incarcerati negli ultimi anni ’80) (vedi libro col link in nota). Da allora aumenta sia il numero degli italiani e quello degli stranieri che per un po’ più di un terzo “sostituiscono” gli italiani (molto meno al Sud dove i giovani locali sospettati di devianza sono le “prede facili” della repressione che deve “fare numeri”, cioè arresti). Da allora si ha l’escalation della carcerizzazione di massa alimentata con solerzia da polizie nazionali e locali al servizio di un’opinione pubblica che vuole “ordine, decoro e morale” che sarebbero violati da teppaglia e delinquenti ma anche barboni, italiani e stranieri. E infatti sono questi che troviamo oggi nelle carceri. Da allora le polizie diventano lo strumento di una repressione spesso anche feroce in nome di una sicurezza che colpisce proprio le persone che sono vittime di insicurezza economica e sociale. Polizie che di fatto sono spesso complici del caporalato e cioè del super sfruttamento e neo-schiavitù che garantisce oltre il 32% del PIL prodotto dalle economie sommerse. Chi non si adatta o si ribella a questa economia del furore di sfruttare finisce in galera. E il carcere diventa il luogo dove la brutalità delle polizie è spesso ultimata facendo morire o lasciando morire o auto-eliminarsi quelli che non riescono a resistere (è la tanatopolitica liberista -il far morire o lasciar morire- che colpisce l’“umanità a perdere” o “in eccesso” e quindi marginalizzata e da eliminare[2]).

I dati (con qualche particolare rielaborazione):

Rialzo numero detenuti: al 31 ottobre 2021 sono 54.307.
Le detenute donne sono 2.283 (4,2) di cui 34% straniere in genere “prostitute di strada”)
Lieve aumento di stranieri: sono 17.315 (31,9% di cui il 4,3% donne)
La capienza regolamentare è di 50.851 posti.
I detenuti in semilibertà sono solo l’1,6% del totale e di questo solo 14,6 sono stranieri.
Le regioni con più detenuti sono: Lombardia (14%), Campania (12%), Sicilia (11%), Lazio (10%), Piemonte (8%), Puglia (7%), Emilia-Romagna e Toscana (6%). Calabria (5%), Veneto (4%). Dopo il Trentino (62%) e la Val d’Aosta (57,8%), le regioni con le più alte percentuali di detenuti stranieri sono: Liguria (56,7%), Veneto (53%), Toscana (47,5%), Emilia-Romagna (47,2%), Lombardia (45,2%), Friuli VG (42,6%).
In generale si conferma l’alta percentuale degli stranieri e dei nati in due regioni : Campania (17% del totale) e Sicilia (13%), a queste si aggiunge la Puglia (8,4%). Più o meno lo stesso si osserva sulle regioni di residenza aggiungendoci la Lombardia (11,4%) e il Lazio (10,2) e anche la Calabria (5,7%). Ricordiamo che le regioni con più stranieri residenti (per il 90% regolari) sono: Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte, Toscana, Campania e Sicilia (tutte oltre 100 mila stranieri di cui circa il 10% irregolari e al “nero”). Mentre gli stranieri sono più numerosi fra i detenuti nelle regioni del Nord e in parte del Centro, al Sud la carcerizzazione colpisce gli autoctoni soprattutto giovani (in Campania gli stranieri sono solo il 13,8% dei detenuti, in Sicilia il 16,7) (vedi Razzismo democratico: https://www.agenziax.it/sites/default/files/free-download/razzismo-democratico.pdf ).
Detenuti stranieri

Tutto l’aumento degli stranieri Erano 19,9 mila a fine 2019 e 20,2 mila al 31 dicembre 2018. La loro percentuale era del 34% nel 2017.
I più numerosi sono: Marocchini (oltre 3400), Rumeni (2045), Albanesi (1860) e Tunisini (1794) e poi, tutti meno di 500, Egiziani, Algerini e Senegalesi. Tutti questi costituiscono il 60,4% del totale stranieri. Ricordiamo che i più numerosi fra gli stranieri in Italia sono: Rumeni, Albanesi, Marocchini, Cinesi e Ucraini. Dapprima i più criminalizzati (da oltre trent’anni fa) sono stati gli Algerini, gli Albanesi, i Tunisini e i Marocchini; a loro si sono aggiunti i Rumeni, i Nigeriani, i Senegalesi e gli Egiziani ma anche i Gambiani …
Morte in carcere

I dati dei suicidi : al 31 dicembre 2020 sono stati 61. Dato che torna a salire. Nel 2001 ci sono stati ben 69 suicidi negli istituti di pena italiani e nel 1993 si registrarono ancora una volta 61 suicidi.

Abbiamo ancora conferma del fatto che il sistema penitenziario è creato e mantenuto per massacrare ed eliminare l’umanità a perdere” … e questo ancora di più nell’attuale contesto che tende più alla tanatopolitica (il far o lasciar morire) anziché alla biopolitica (che era il lasciar vivere per meglio sfruttare e dominare). Le carceri sono sempre e solo il luogo del massacro e della soppressione dell’“umanità da eliminare” … La ministra Cartabia ha “tradito” la promessa fatta durante la visita a Santa Maria Capua a Vetere perché la sua riforma prevede lo stop anche per i processi di tortura! Va poi criticata la richiesta di più agenti di PP mentre mancano soprattutto gli operatori sociali e socio-sanitari e quelli che ci sono non sono competenti e cmq sono costretti a stare sotto la PP … è poi vergognosa la retorica sul burnout degli agenti “poverini” … è vero che in alcuni casi sono anch’essi vittime del sistema di afflizione e di violenza che è in quanto tale il carcere … Ricordiamo oltre alla mattanza di Sassari e di Modena i diversi casi di tortura (vedi Rapporto di Antigone https://www.rapportoantigone.it/diciassettesimo-rapporto-sulle-condizioni-di-detenzione/la-tortura-in-carcere-in-italia-la-panoramica-sui-processi/ ; https://edizionigruppoabele.it/la-mattanza-delle-carceri-e-la-banalita-del-male/; https://www.dirittiglobali.it; https://www.osservatoriodiritti.it/2021/06/17/carcere-modena-rivolta-8-marzo-indagini-decessi-detenuti-santanna/; https://napolimonitor.it/la-settimana-santa/).

Fine pena mai.

Per la prima volta i detenuti condannati all’ergastolo diminuisce, ma questa pena resta e anche l’ergastolo ostativo … la maggioranza dell’opinione pubblica non sembra rinunciare allo spirito della gogna, dell’afflizione e della più becera idea di penalità e la maggioranza del Parlamento ne è degna rappresentante.

I volontari

Dal 2009 al 2017 cresce in maniera costante la presenza dei volontari in carcere. Nel 2017 sono 16,8 mila i volontari impegnati in diverse attività. Nel 2009 erano circa 8,5 mila. Nel 2018, invece, il dato è pressoché stabile rispetto all’anno precedente. Quindi ci sarebbe un volontario ogni 3,5 detenuti, secondo l’Osservatorio di Antigone ci sarebbe un impegno maggiore da parte del volontariato (un volontario ogni 7 detenuti). Quest’aspetto va in realtà considerato come assai ambiguo perché di fatto funziona come parziale tamponamento di un sistema giudiziario ignominioso e contrario a ogni minima evoluzione umanitaria e di rispetto dei diritti fondamentali. Il volontariato non deve supplire la mancanza di personale socio-sanitario della pubblica amministrazione né palliare la violenza del sistema … dovrebbe occuparsi soprattutto di assistenza all’esterno e dovrebbe partecipare alla lotta per il definanziamento della polizia penitenziaria e l’aumento del personale socio-sanitario e dei controlli continui della situazione carceraria da parte dei garanti in ogni carcere che liberamente possano entrare anche di notte.

Detenuti anziani

I detenuti di età più adulta sono cresciuti del 243% tra il 2002 e il 2020, passando da 1500 a oltre 5000. Il 90% di loro presenta almeno un problema di salute, fisico o mentale, o una disabilità. Più del 50% ha tre o più patologie. Il 70% dei detenuti con più di 60 anni ha ricevuto un trattamento medico nei dodici mesi precedenti all’arresto. Contro il 45% dei soggetti al di sotto dei cinquant’anni. Quest’aspetto è palesemente emblematico di ciò che è diventato il ritorno alla criminalizzazione della povertà e in generale dell’umanità a perdere.

Quanto costa un detenuto?

Un recente studio della Bocconi asserisce che ogni detenuto costa 154 euro al giorno, di cui solo sei per il mantenimento del detenuto, appena 35 centesimi per la sua rieducazione, prevista dalla Costituzione italiana. Si incrementa così la recidiva che è del 68%, dato che scende al 19% quando si applicano misure alternative come la semilibertà e le forme di inserimento lavorativo”. 7.874.000 euro al giorno per tenere delle persone in un sistema carcerario che serve solo a eliminare o affliggere sino allo stremo l’umanità a perdere … E’ ovvio che bisognerebbe cominciare con l’abolizione della criminalizzazione dei tossicodipendenti, delle persone affette da disagio psichico e degli over 65 anni condannati per reati non gravi. Aumentando contemporaneamente le strutture socio-sanitarie all’esterno. E lo stesso dicasi per tutti i detenuti autori di reati di lieve gravità e per disagio economico, sociale e culturale.

In altre parole, se si analizzano i dati sui reati per i quali è incarcerata la grande maggioranza dei detenuti e le loro caratteristiche sociologiche appare evidente che il carcere attuale dovrebbe ridurne la quantità di almeno l’80%.

Come mostra bene il libro di Luigi Romano, La settimana santa, sulla mattanza nel carcere di Santa Maria Capua Vetere[3], violenze e torture si riproducono in misura ancora più inaudita proprio perché è la tanatopolitica liberista che li estremizza approfittando anche dello stato d’emergenza in nome del contrasto della pandemia da Covid. Le guardie carcerarie si sono sentite legittimate, sicure dell’impunità che loro è stata quasi sempre accordata al punto di fregarsene di essere filmate nello scatenamento della loro mattanza. Hanno interiorizzato totalmente lo spirito e la missione di un carcere che in questo contesto è secondo loro destinato appunto al far morire e lasciar morire. Si svela così l’illusorietà dei discorsi sulla democratizzazione, sulla necessità di una formazione professionale e persino sull’aumento del personale di polizia penitenziaria (assurdo in una realtà in cui il numero degli operatori socio-sanitari è ridicolo e li costringe a essere sottomessi al potere delle guardie più aggressive).

Appare allora più che mai valida la parola d’ordine lanciata dal Black Live Matter di abolire o quantomeno di definanziare radicalmente tutte le polizie e il sistema carcerario destinando i fondi pubblici a un’assistenza socio-sanitaria efficiente ed efficace[4]. Sono le strutture estranee al circuito penale che possono curare i tossicodipendenti, le persone affette da disagio psichico e aiutare i marginali e devianti a costruirsi un percorso di effettivo reinserimento economico e sociale.

 

NOTE:

 

[1] https://www.agenziax.it/sites/default/files/free-download/razzismo-democratico.pdf ; anche in francese, inglese e spagnolo, ivi capitoli di A. De Giorgi sugli Stati Uniti, Brion sul Belgio, Mucchielli e Nevanen sulla Francia, Albrecht sulla Germania, Bradariz Garcia e F. Bressa sulla Spagna, e altri su aspetti specifici fra cui la criminalizzazione dei Rom, dei richiedenti asilo ecc.

[2] https://www.osservatoriorepressione.info/umanita-perdere-sindemia-resistenze/

[3] Vedi: https://napolimonitor.it/la-settimana-santa/

[4] Vedi Disfare la polizia – di Serge Quadruppani e Jérôme Floch, Introduzione del libro Défaire la police, Éditions Divergences, Parigi: http://effimera.org/disfare-la-polizia-di-serge-quadruppani-e-jerome-floch/; Estratto del libro “Abolire la polizia”… qui mettiamo polizie e non solo il termine generale polizia poiché il testo riguarda tutte le forze di polizie: http://www.osservatoriorepressione.info/abolire-le-polizie/; Il riformismo non è liberazione, è controinsurrezione: http://www.osservatoriorepressione.info/riformismo-non-liberazione-controinsurrezione/ e sempre su osservatorio repressione vedi altri articoli su polizie

 

Salvatore Palidda