"Una domanda semplice semplice al ministro Maroni, che ieri ha sbandierato i dati della presunta efficacia delle tessera del tifoso nel ridurre gli episodi di violenza negli stadi: perché non applica gli stessi criteri di durezza repressiva applicati agli ultras del calcio alle centinaia di ultras padani che domenica nel prato di Pontida inneggiavano alla secessione, compiendo una evidente apologia di reato, dal momento che la secessione è chiaramente anticostituzionale? A questa domanda il ministro Maroni non risponderà, come non ha mai risposto in passato alle nostre obiezioni sul tema. Non che l’opposizione, salvo qualche benemerito come Paolo Cento, Enzo Foschi e Mario Staderini, contesti questa che è una delle misure più illiberali e antidemocratiche esistenti in Italia. Tutti finiscono per considerare gli stadi luoghi dove non vigono più la democrazia e lo stato di diritto. La misura, infatti, è stata peggiorata: mentre finora si decideva partita per partita se i tifosi senza tessera potessero andare in trasferta, dal prossimo anno chi è senza tessera non potrà seguire la propria squadra del cuore, a meno che la squadra ospitante non si faccia carico di organizzare un settore dedicato a loro e provvedere alla sicurezza.Già è aberrante che chi non ha la tessera del tifoso non possa abbonarsi allo stadio. Già sono inaccettabili tutte le complicazioni per acquistare un biglietto. Ora si mette persino in discussione la libertà di movimento dei cittadini, sancita dalla costituzione. E non basta, perché anche le altre misure prese per combattere la violenza negli stadi come il Daspo (il divieto di partecipare alle manifestazioni sportive) sono incompatibili con uno stato di diritto. Il Daspo, infatti, viene emesso dal questore, sulla base del "sospetto" di pericolosità sociale e non deve essere ratificato da un giudice (come invece avviene in Inghilterra).Per non parlare della misura che impone che gli striscioni dentro gli stadi devono essere preventivamente autorizzati dalla polizia. In sostanza gli stadi sono diventati territori "extracostituzionali", dove non vige più lo stato di diritto, ma un vero e proprio stato di polizia. Intanto, si costringe il tifoso a dichiararsi "non ultras" accettando la tessera, poi si appiccica automaticamente all’ultras la qualifica di individuo violento e pericoloso in base a sospetti e non a prove dimostrate davanti a un giudice. Infine, si interviene sulla libertà di espressione del pensiero. In un paese democratico, quale noi siamo, se uno compie un reato, allo stadio e ovunque, lo si individua e, se la sua responsabilità viene provata davanti a un tribunale, lo si condanna con le pene previste dalle leggi; se uno esibisce in uno stadio un striscione razzista lo si blocca e lo si denuncia, non si fa lo screening preventivo, affidando all’autorità di polizia il compito di decidere cosa è lecito e cosa no. In uno stato democratico non si limita la libertà dei cittadini di muoversi su tutto il territorio nazionale e di partecipare a ogni tipo di manifestazione, senza bisogno di alcuna tessera. Vorrei per un momento prescindere dal fatto se la tessera del tifoso abbia o no fatto diminuire l’affluenza negli stadi (il ministro dice di no, noi documentiamo che invece, almeno per quanto riguarda la Roma sono diminuiti) e persino se sia suo merito la diminuzione degli episodi di violenza, perché in gioco ci sono fondamentali diritti di libertà delle persone. Non ho mai accettato, neppure negli anni del terrrorismo, l’idea che la violenza si combatta riducendo i diritti di libertà. Allora ti accusavano di fiancheggiare il terrorismo, oggi di difendere i violenti. E’ vero esattamente il contrario: quante simpatie al terrorismo porta una repressione indiscriminata che colpisce anche chi terrorista non è? Quanta simpatia per la violenza fa crescere uno stato che equipara un ragazzino che ha acceso un fumogeno a uno che va allo stadio solo per scontrarsi con la polizia? Io voglio la Costituzione ovunque, dunque anche dentro gli stadi. La libertà e la responsabilità sono la migliore educazione contro la violenza, che io voglio combattere molto più del ministro Maroni. Diritti, ma anche doveri, a cominciare dal dovere di non praticare la violenza e di non commettere reati. Chi sgarra deve pagare, ma non si può accettare l’idea che esistono categorie (gli ultras e poi magari anche gli immigrati clandestini, i rom, etc…) che non hanno diritti. La libertà è indivisibile, se la neghi a uno oggi, domani potrai negarla a tutti. Mi domando dove siano, a destra, a sinistra, al centro, i liberali alle vongole, i garantisti a giorni alterni, i difensori dello stato di diritto solo quando questo serve a proteggere i potenti". |