Mentre stiamo scrivendo queste righe non ne abbiamo la certezza, ma l’unica cosa che manca, e che stiamo aspettando, è l’ufficialità. Domenica infatti, se non ci saranno colpi di scena dell’ultimissimo minuto, non si dovrebbe giocare, dovrebbe slittare la prima giornata di Serie A a causa dello sciopero proclamato dal sindacato calciatori (Aic). Prima di giudicare ci siamo voluti informare sui motivi di questo sciopero. Da quanto abbiam capito da una veloce ricerca, le Società e i calciatori sono in disaccordo su due articoli del contratto da firmare, l’art.4 e l’art.7. Mentre sull’art.7 non vediamo strane richieste da parte dei calciatori, che vogliono evitare che le Società possano fare allenare separatamente alcuni giocatori, magari non più graditi diciamo, la diatriba sull’art.4 fa proprio storcere il naso. I calciatori, in pratica, non accettano l’inserimento di un comma che permetta alle Società di scaricare a loro carico il costo di tassazioni straordinarie decise dal Governo, come il contributo di solidarietà che dovrebbe essere inserito nell’ultima manovra finanziaria. La questione nasce perché molti contratti stabiliscono il compenso netto dei calciatori, e le tasse rimangono interamente a carico delle Società. A questo punto ci si potrebbe far prendere dallo sdegno, dare il via libera agli insulti ecc ecc. Vero infatti che ognuno è libero di difendere i propri diritti, ma vedere una categoria privilegiata come quella dei calciatori protestare per motivi economici, per pagare meno tasse, in un momento difficile come quello attuale, insomma… Noi comunque non vogliamo fermarci ad un’analisi superficiale, si rischia di cadere in luoghi comuni e populismo, a puntare il dito sui calciatori, per noi è l’ennesimo segnale di un “sistema-calcio” fallito e marcio, ed è quello che contestiamo. La nostra posizione rimane identica a quella prima dello sciopero, poi ritirato, dello scorso Dicembre. Allora scrivevamo su uno striscione: “Né con i calciatori, né con chi ha svenduto il calcio alle televisioni, ma sciopera chi ha 0 diritti, non 1000 agevolazioni”. Limitandosi a puntare il dito contro i calciatori, riprendiamo dall’articolo di allora “[…]Si rischierebbe, in questo modo, di schierarsi dalla controparte, magari di essere strumentalizzati da chi ha portato gli stipendi a questi livelli, da chi ha contribuito a portare il calcio a questa deriva: presidenti, Società, dirigenti, Lega Calcio, Figc, Coni, Televisioni e compagnia bella. Una “guerra fra ricchi”, insomma, dove a rimetterci sono solo i poveri, però.[…]”. I poveri, si, i poveri tifosi. Siamo addirittura arrivati a leggere un appello di Sky che invita a “non tradire la fiducia dei tifosi”. Forse, speriamo, intendono i loro clienti, e non di chi obbligato ad andare allo stadio in giorni ed orari assurdi per le loro esigenze televisive. E dicono di non tradire i tifosi, da che pulpito, che coraggio. A chi sta leggendo verrà naturale chiedersi che senso ha seguire ancora un mondo del genere. Una domanda naturale, che ci poniamo anche noi e ovviamente la risposta è che non ha alcun senso, non più. Noi tifosi, ma gli italiani in genere, siamo incoerenti, non si può negarlo, contestiamo, ci schifiamo, ci schifiamo ancora e sempre di più, eppure facciamo di tutto per andare, per esserci, rientrando e facendo parte attiva del baraccone. Lo sappiamo e sappiamo che lentamente migliaia di tifosi in Italia se ne stanno accorgendo, si stanno stancando, e lasciano gli spalti. I numeri, non quelli inventati di Maroni, parlano chiaro. Noi invece, consapevoli a cosa andavamo incontro, abbiam scelto di tener duro di andare avanti. Ci siam trovati, più volte, abbiam discusso, più volte, e deciso tutti insieme di cercare di far valere i nostri diritti, le nostre libertà. Tutt’insieme, da Gruppo, senza mollare da soli i compagni di tante partite, e gli amici, accettando comunque ogni singola scelta. Anche perché abbiamo l’eredità di portare avanti una storia nata 34 anni fa, una tradizione legata alla città ed alla squadra della città, quattro lettere e due stelle. E come noi quasi tutti i gruppi d’Italia. Fino a quando? Questo lo si vedrà sul “campo”, fino a quando si arriverà ad un punto di non ritorno, ad un vicolo cieco. Allora sarà davvero il momento di “scioperare” noi forse, ma non passando al divano ed alle pay-tv, ma staccandoci da tutto quello che è calcio, dai giornali ai siti. Forse sarà la fine, forse un nuovo inizio, chi lo sa. Pensate che ridere se i calciatori o le Società si trovassero a scioperare per riavere il tifo sugli spalti! |