Il carcere, i centri per migranti, le caserme, le strutture per anziani e altre persone vulnerabili: sono questi i luoghi sotto la supervisione del Garante Nazionale delle persone private della libertà. Tuttavia, il presidente Mauro Palma ha tenuto a sottolineare che questo mandato è soprattutto “l’evidenziazione delle tante voci che per molteplici ragioni non raggiungono la collettività esterna provenendo da luoghi a essa poco visibili e spesso da essa non visti”.
Lo ha evidenziato durante la presentazione della relazione annuale al parlamento che non è stato chiuso per lutto come è stato fatto passare. È aperto, tanto da aver ospitato il collegio del Garante nazionale. E il presidente Palma, salutando le istituzioni presenti, in primis il presidente della Repubblica, ha reso omaggio alla nostra Costituzione repubblicana che quest’anno ha compiuto 75 anni. “È la Costituzione, il baluardo del nostro essere qui oggi”, ha chiosato.
Palma ha annunciato che questa sarà la sua ultima presentazione poiché il suo mandato è scaduto. In questi sette anni, il suo collegio ha collaborato con sei diversi Governi. Egli ha auspicato che le raccomandazioni di questa autorità indispensabile non si basino su posizioni ideologiche o analisi teoriche, ma siano frutto di osservazione diretta dei luoghi, dialogo libero con le persone e analisi delle norme locali che regolano la quotidianità nelle strutture di privazione della libertà. Il Garante ha avviato la procedura per indicare un nuovo collegio che lo sostituirà e garantirà la continuità del lavoro compiuto. Egli ha chiesto che questa autorità svolga il suo ruolo di garanzia senza subire influenze ideologiche, poiché la politica può aiutare e cooperare, ma non deve dettare le regole alle istituzioni di garanzia.
La relazione annuale fornisce alcuni dati significativi riguardanti il sistema penale. Al 1° giugno di quest’anno, il numero di persone detenute in carcere era di 57.230, di cui 2.504 donne (rispetto alle 2.285 sette anni fa). Palma ha sottolineato che il numero di persone ristrette in carcere per pene molto brevi è in aumento, con 1.551 persone attualmente detenute per pene inferiori a un anno e altre 2.785 per pene tra uno e due anni. “La loro presenza in carcere, quindi, interroga il nostro tessuto sociale: sono vite connotate da una marginalità che avrebbe dovuto trovare altre risposte, così da diminuire l’esposizione al rischio di commettere reati”, ha osservato Palma. Che fare? Il Garante pensa che sia ormai il tempo di agire per togliere al carcere ciò che non è possibile che rientri nella sua capacità di azione.
“Per tali fragilità e conseguenti reati di minore rilevanza che determinano pene molto basse, occorre prevedere strutture diverse con un legame molto più denso con il territorio”, ha riflettuto Palma, confidando che su questo il Parlamento saprà impegnarsi, cogliendo lo stimolo che proviene anche da alcuni Sindaci e al fine di segnare un cambio di passo rispetto alla difficoltà e alla fragilità che oggi si vivono all’interno del carcere. A tal proposito, ha evidenziato che a nessuno può sfuggire la rilevanza che nell’ultimo anno e in quello attuale ha assunto il numero di suicidi dei detenuti. Solo, oggi, dall’inizio dell’anno, il numero di persone ristrette che hanno scelto di togliersi la vita è già salito a 30 con in più altri 12 decessi per cause da accertare.
Riguardo alla violenza e ai pestaggi nelle carceri, il Garante ha chiesto che la legge del 2017 che ha introdotto il reato di tortura non venga snaturata. Tale norma è stata promulgata per adempiere agli impegni internazionali assunti con la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura. Inoltre, essa risponde anche alla prescrizione penale esplicitamente stabilita nel terzo comma dell’articolo 13 della nostra Costituzione, rappresentando quindi una norma di civiltà che va difesa anche in nome della professionalità di coloro che agiscono con dedizione quotidianamente.
L’area di azione del Garante nazionale in ambito penale non può concludersi senza una indicazione di massima. Per il presidente, il primo intervento “trattamentale” non risiede nella a volte fantasiosa proposta di progetti e attività, bensì nel dare istruzione e formazione. “Non è tollerabile che ci siano ancora quasi 5000 persone che non hanno completato l’obbligo scolastico e che, anche restringendosi ai soli italiani, ci siano 845 persone analfabete e altre 577 che non hanno concluso il ciclo di scuola primaria di primo livello (nel vecchio lessico, la scuola elementare)”, ha evidenziato Palma. Simmetricamente, un segnale positivo su cui ha ritenuto doveroso informare il Parlamento è dato dai 1427 iscritti ai corsi universitari, nei diversi Poli che si stanno diffondendo nella penisola e che sono coordinati dalla Conferenza nazionale dei Rettori. Oltre all’ambito penale, il Garante si occupa anche della privazione della libertà dei migranti, una privazione derivante non da reati, ma da violazioni di norme amministrative.
Si fa riferimento ai Centri di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr). Palma ha evidenziato che i dati presentati nella parte tabellare della Relazione sono significativi, poiché indicano che su 6.383 persone ristrette nei Cpr nel 2022, solo 3.154 sono state effettivamente rimpatriate. Il totale dei rimpatri effettuati è stato molto limitato, con un numero ridotto di persone rimpatriate in Tunisia (2.308), Albania (58), Egitto (329) e Marocco (189).
Questi numeri sono modesti rispetto alle frequenti dichiarazioni di intenzioni. “Quello che qui conta – nel contesto dell’assoluto principio che la privazione della libertà, bene definito “inviolabile” dalla nostra Carta, possa attuarsi solo nella prospettiva di una chiara finalità, legalmente prevista e sotto riserva di giurisdizione – è che circa la metà delle persone trattenute – esattamente il 50,6 percento – ha avuto un periodo di trattenimento detentivo senza il perseguimento dello scopo per cui esso era legalmente previsto”, ha denunciato il Garante.
Ma c’è anche l’area riguardante la salute. La prima direzione ha riguardato le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, le Rems. “Nonostante alcuni tratti rendano le Rems ancora acerbe nel dibattito pubblico, occorre guardare positivamente al percorso intrapreso, potenziando laddove necessario l’effettività della presa in carico delle persone e della delineazione per ciascuna di esse di un piano terapeutico riabilitativo”, ha affermato con forza Palma. L’altra direzione è stata l’attenzione alle situazioni residenziali. Palma ha ricordato che non sono numeri banali: sono 12630 i presidi residenziali socioassistenziali e sociosanitari, per un totale di più di 400mila posti letto (411992) e attualmente 305750 le persone anziane, autosufficienti o meno e le persone adulte o minori con disabilità in essi ospitati.
Nella conclusione della sua presentazione, Palma ha espresso un auspicio rivolto a tutte le persone coinvolte nelle storie raccontate nella relazione annuale: alle vittime, ai gestori delle sanzioni, ai migranti in cerca di un futuro migliore, ai soccorritori, agli accoglienti e a coloro che devono gestire i rimpatri. Questo pensiero abbraccia tutti coloro che lavorano per risolvere i conflitti che affliggono la nostra complessa società. Inoltre, Palma ha rivolto un pensiero e un augurio ai membri del Parlamento, i quali sono chiamati a rappresentare la speranza di una ricomposizione e di una crescita culturale. Un compito difficile. Nel frattempo, Palma ha annunciato che, in altri ruoli e altre funzioni, i membri del suo collegio (ricordiamo composto anche da Daniela de Robert e Emilia Rossi, che hanno svolto il loro compito con dedizione e sacrificio) continueranno ad agire per i diritti di tutti. |