E’ l’ennesima farsa - è l’ennesima svendita del territorio Teramano che il Comune deve fare per compiacere i grandi imprenditori che, pian piano, si stanno impossessando dei servizi più o meno essenziali del nostro paese. La lotta che si deve e dovrebbero fare tutti per far sì che non si tocchi lo stadio comunale deve essere una lotta frutto di conoscenza, così che si possano capire perché determinate cose avvengano.
Perché è indispensabile oggi avere un nuovo teatro? Perché è indispensabile ripavimentare il corso?. La politica italiana è oramai basata sulla tecnica del do ut des, chiamatelo anche ‘voto di scambio’ - facendo un passo indietro possiamo dire senza dubbio che la politica italiana è estremamente costosa, milioni di euro che qualcuno deve cacciare. Danaro elargito almeno in larga parte da imprenditori, i quali in alcune situazioni lo possono fare anche in maniera lecita. Ma il fatto rimane, non si da niente in cambio di niente.
Di conseguenza, è interessante notare che nascono esigenze di più o meno nobili, o più o meno nobilitate dagli stessi politici, i quali portano ad evidenza la necessità di opere faraoniche, più o meno ‘strane’. Per un’amministrazione è indispensabile costruire un bocciodromo, per un’altra un teatro, degli uffici comunali sotto terra, un nuovo consiglio comunale o stadio. L’esigenza viene presentata al vaglio corredata da spiegazioni quali - è a costo zero per la comunità, impatto zero, disagi zero, quasi come se dovessimo ringraziare il Sindaco e gli imprenditori.
Personalmente mi sorge il dubbio che, dal loro canto, i politici abbiano accettato il machiavellico ‘il fine giustifica i mezzi’ mentre, dall’altra parte, il popolo si sia arreso e assuefatto, prigioniero psicologico di un gioco che pensa gli convenga. Poiché si nota benissimo che questo sistema si regge grazie a capitali e banche, è facile prevedere che tutto ciò subirà quantomeno un flesso importante negli anni a venire. A mio parere basterebbe un piccolo interessamento del popolo alla cosa pubblica perché il sistema marcio tra alcuni anni possa collassare per mancanza di materia prima, l’ignoranza appunto. |