Sala chiamata del porto esaurita giovedì sera per l’incontro promosso dalla tifoseria organizzata del Genoa e successo superiore alle previsioni: mai vista una cosa del genere, ha detto l’avvocato Giovanni Adami di Udine, esperto del mondo ultrà e di difese legali di tifosi di squadre di calcio.
L’attenzione e la partecipazione di Genova non l’avevo riscontrata in altre città. In sala oltre 700 tifosi della TO, club, ultras, tifosi senza riferimenti particolari di organizzazioni del tifo. Gli organizzatori hanno spiegato di avere promosso l’incontro per spiegare e fare chiarezza senza esprimere giudizi sui comportamenti e scelte dei singoli, esprimendo ovviamente dal loro punto di vista critiche e contrarietà a “un procedimento che rappresenta, al di là delle parole, una schedatura e un controllo sociale di massa”. Critici gli interventi di Pippo Spagnolo, che ha detto di essere contrario a una “schifezza” e ha lanciato l’idea di una petizione popolare in tutta Italia per fare pesare il pensiero e le idee dei tifosi. L’avvocato Epifani ha detto no contestando metodo e sostanza delle emissioni della “Tdt” che, di fatto “scheda anche i bambini” invitando la società a cercare tutte le forme idonee e legali per non attivare la tessera.
Società che sono in difficoltà perché l’avvio della TdT è stato deciso dalla assemblea di Lega che ha ratificato le indicazioni ministeriali dopo due anni di annunci e rinvii come ha ricordato l’avvocato Adami. Alessandro Zarbano, Ad del Genoa, ha spiegato che la tessera non avrà usi bancari quale bancomat o tessere ricaricabili economiche se non per il mero inserimento dei dati del biglietto. Quindi nessun accordo con circuiti bancari e provvigioni per la società. Non ci saranno chip elettronici tali da tracciare lo spostamento dei tifosi e la Tdt servirà per l’ingresso e l’acquisto degli abbonamenti secondo il regolamento previsto. Il Genoa, ha aggiunto Zarbano, avrà incontri con i tifosi e le sue rappresentanze. Sostanzialmente Zarbano ha spiegato anche i ritardi e la confusione che ha caratterizzato a livello generale la partenza esecutiva della Tdt. Un giudizio che ha accompagnato quanto detto dall’avvocato Adami che ha tracciato la storia della Tdt, la sua sostanziale inesistenza sino a oggi in quanto sono in circolazione solo tessere pre Tdt quindi non regolari, spesso collegate a circuiti bancari e che rischiano di essere un elemento utile per le loro caratteristiche per una sorta di sorveglianza delle persone.
Adami ha poi contestato chi dice che in altri paesi la violenza è stata debellata dalla Tdt, citando il caso inglese dove gli arresti sono stati oltre 3000 nel penultimo campionato contro i poco meno di 200 in Italia. Non solo, secondo Adami poi circa il 45% dei Daspo o altri provvedimenti inibitori contro i tifosi vengono rivisti o annullati dalla magistratura anche se “nei confronti dei tifosi non esistono scarcerazioni facili o clemenza, con sentenze e provvedimenti di condanna o cautelari come i domiciliari, spesso di lunga durata”. Il tema della violenza è stato al centro di alcuni altri interventi di tifosi dei club: la violenza va ripudiata, lo stadio non deve essere un campo di battaglia.
E la violenza è insita nella società, entra negli stadi e non nasce dagli stadi per entrare nella società. Mario Tullo deputato del Pd e Antonio Bruno del Prc, hanno evidenziato (Tullo) come la Tdt non sia il rimedio cardine contro la violenza, illustrando anche le iniziative fatte a livello parlamentare con esponenti anche di altri partiti, per rivedere la forma della Tdt e aprire al dialogo e al confronto con le tifoserie sul modello di quanto fatto a Genova anni fa. Bruno, tifoso tiepido come si è autodefinito, ha sottolineato come la politica deve rimanere fuori dal tifo nel senso dello sfruttamento dei tifosi a fine politico, ma ha aggiunto che trattandosi quello della Tdt di un tema di diritti delle persone, la politica non può non interessarsene per tutelari, cosa che per Bruno la Tdt non fa. |