PRIMA DEL 2023 Il 2022 è stato l’annus horribilis per gli eventi suicidari avvenuti nelle carceri italiane: ottantaquattro suicidi, un numero mai verificatosi prima, di cui trentotto nei mesi tra giugno e agosto. Un numero così impressionante che il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa nel mese di giugno 2023 ha chiesto all’Italia “che le linee guida già adottate e le recenti raccomandazioni del dipartimento per l’amministrazione penitenziaria siano prontamente attuate in ogni carcere e che siano forniti finanziamenti sufficienti a tal fine e che il loro impatto sia monitorato attentamente”. Nel carcere di Torino, durante l’estate del 2022, si tolsero la vita due detenuti e altri due nei mesi successivi.
ESTATE 2023
28 GIUGNO Si suicida per impiccamento Graziana, una donna di cinquantadue anni prossima alla scarcerazione. La prospettiva di essere rimessa in libertà ha scatenato in lei un’angoscia e un malessere che sono stati notati e segnalati dalle compagne di sezione. Il suo avvocato aveva da tempo richiesto un inserimento in comunità per le condizioni della donna e sostiene che «persone con quelle fragilità dovrebbero stare in strutture alternative al carcere. Avevamo fatto domanda di casa famiglia ma non c’era posto». Le donne della sezione femminile hanno scritto una lettera che viene pubblicata su alcuni quotidiani. Nonostante la lettera, la maggior parte degli articoli insiste nella descrizione della “colpevole” e del reato commesso.
12 LUGLIO Angelo, quarantaquattro anni, si impicca nella Sezione B dove era da poco stato trasferito dalla sezione psichiatrica. Da febbraio era in attesa di essere collocato in una comunità esterna, anche il suo legale dichiara che non avrebbe dovuto trovarsi in carcere. I sindacati della polizia penitenziaria iniziano a segnalare che la situazione al Lorusso e Cotugno sta diventando sempre più pericolosa e “fuori controllo” a causa della grave carenza di organico.
17 LUGLIO La Commissione Sanità della Regione Piemonte effettua un sopralluogo presso la casa circondariale e incontra la direttrice e la vicedirettrice del carcere, la provveditrice del Dap, il garante regionale e il direttore sanitario (Asl) del presidio medico interno. La commissione visita il Padiglione A in cui vi sono alcuni presidi sanitari tra cui “l’articolazione per l’osservazione e il trattamento dei malati con problemi psichiatrici” e conclude che mancano almeno due medici psichiatri a tempo pieno oltre ad una cronica carenza di personale medico e sanitario, anche a causa dell’inadeguatezza dei concorsi e degli appalti che forniscono queste figure.
3 AGOSTO Si dimette il direttore sanitario in seguito alle dimissioni di molti medici dal servizio presso il carcere. I medici contestano di avere subito una serie di episodi di aggressione: “I medici aggrediti sono almeno tre nell’ultimo periodo” segnalano i sanitari che lavorano nelle diverse sezioni. Questo il commento di M., una detenuta e attivista: «Prima imbottiscono la gente di psicofarmaci, li fanno delirare. E poi li definiscono violenti aggressori». M. richiama l’attenzione sull’uso, che diventa abuso e utilizzo improprio, di psicofarmaci all’interno del carcere che si somma a tutte le altre criticità e innesca le situazioni di violenza. I sindacati di polizia chiedono che vengano attrezzate strutture idonee ai soggetti definiti psichiatrici perché “in carcere non devono stare”.
9 AGOSTO Decede in carcere Susan John, una donna nigeriana di quarantadue anni che si è lasciata morire per aver rifiutato di mangiare e bere dal 22 luglio. Susan era stata rinchiusa in una cella per l’osservazione psichiatrica. Ha rifiutato il cibo, l’acqua e le cure ed è morta ignorata. Persino le altre donne della sezione non l’avevano mai vista e non erano a conoscenza di quello che stava succedendo in quella cella a pochi metri da loro. Inoltre nessuno aveva informato la garante comunale per i detenuti della situazione, segnalazione che le avrebbe permesso di attivare alcune procedure di emergenza per affrontare il caso e magari scongiurare l’esito nefasto.
10 AGOSTO Si impicca Azzurra, ventotto anni. Azzura era stata inviata a Torino dal carcere di Genova perché lì aveva già tentato il suicidio. Presso la prigione di Genova non ci sono celle attrezzate per l’osservazione, ovvero dotate di videocamere per la sorveglianza ventiquattro ore su ventiquattro e prive di lenzuola e ogni forma di arredo. Il Lorusso e Cotugno, invece, avrebbe dovuto essere idoneo ad accoglierla.
12 AGOSTO Arriva il ministro Nordio. Davanti al Lorusso e Cotugno si installa il “circo mediatico” dei giornalisti in attesa dell’esito della visita e delle dichiarazioni del ministro. Un iniziale silenzio accoglie il ministro mentre incontra la direttrice, il garante regionale, la garante comunale, alcuni funzionari del Dap. Poi esplodono le proteste: un’ora di fischi, urla e battiture. Il ministro ha visitato le celle vuote delle detenute morte, ma non ha voluto parlare né incontrare le detenute vive: questo ha fatto scattare la contestazione che dalla sezione femminile si è propagata a tutte le altre.
A conclusione della visita Nordio rilascia una conferenza stampa. Il ministro propone di «differenziare i detenuti e ripensare le caserme per trovare spazi», chiarendo peraltro che non ci sono soldi da mettere su questo capitolo. E riguardo ai suicidi dichiara: «I suicidi accadono per ragioni imperscrutabili, da pubblico ministero ne ho trattati e non esiste mistero più insondabile della mente umana quando uno cerca soluzioni così estreme». E conclude con triste similitudine: «In questi casi non c’è sorveglianza che tenga, persino al processo di Norimberga due imputati eccellenti si sono suicidati nonostante avessero lo spioncino aperto ventiquattr’ore su ventiquattro».
17 AGOSTO Tramite i colloqui con gli avvocati, C., attivista NoTav reclusa, ci informa che circa un terzo delle donne della sezione mostra sofferenze psichiche, lenite solo dal forte uso di psicofarmaci. Psicologi e medici se ne vedono pochissimi e non sono sufficienti.
22 AGOSTO Tramite telefonata di C. all’avvocata viene segnalata la situazione critica di una donna reclusa a cui, sabato sera, era stata comunicata la morte del figlio in un incidente. In seguito alla reazione di dolore della donna viene decisa, dalla psicologa chiamata sul posto, la reclusione nella cella di “osservazione” (dotata videocamere, e nient’altro). La donna si trova quindi in isolamento ed è lasciata sola col suo dolore. Viene riammessa in sezione la domenica, ma nella giornata di lunedì non è ancora arrivato l’atteso provvedimento del tribunale di sorveglianza con il permesso per lutto. La detenuta è a fine pena e ne ha senza dubbio diritto, ma pare che manchi un certificato. Viene attivata la rete di solidarietà per far arrivare la segnalazione alla garante che passa l’intero mercoledì a dialogare con vari livelli di potere per ottenere la firma per l’autorizzazione. Il permesso arriva solo mercoledì sera e la donna può uscire solamente il giovedì mattina.
23 AGOSTO L’ordine dei medici di Torino si esprime riguardo alla emergenza dei suicidi nel carcere e richiama alla necessità di salvaguardare la salute e il benessere delle persone recluse tramite il miglioramento complessivo delle condizioni di detenzione. L’ordine dei medici invita a “predisporre un ambiente sufficientemente sano, ossia adeguato a mantenere la salute mentale delle persone e a non aggravare lo stato di chi già soffre di disturbi. Oltre ai requisiti strutturali dei locali di detenzione (ampiezza sufficiente, illuminazione con luce naturale e artificiale, aerazione, riscaldamento, dotazione di servizi igienici riservati, decenti, razionali e puliti), si raccomanda l’attenzione agli aspetti psicologici e relazionali (come la possibilità per i detenuti di mantenere rapporti anche intimi con persone significative, il rispetto della privacy, l’offerta di attività per impegnare il tempo)”.
30 AGOSTO Rivolta al Padiglione C con incendio di materassi e suppellettili e distruzione delle telecamere. La motivazione è la mancata assistenza sanitaria a un detenuto. |