Un intero turno della squadra Volante della Questura di Piacenza è stato azzerato. Nove i poliziotti che sono finiti nel mirino degli investitori. Un’inchiesta aperta dalla Procura, che li vede accusati di vari reati, tra cui falso in atto pubblico, calunnia e arresto illegale. L’indagine, condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Piacenza, ha riguardato alcuni interventi delle pattuglie del 113 avvenuti tra gennaio e giugno, periodo durante il quale – secondo la tesi accusatoria del sostituto procuratore Daniela di Girolamo – gli agenti in servizio avrebbero commesso presunti illeciti.
Mesi di intercettazioni
L’indagine è stata condotta attraverso sei mesi di intercettazioni telefoniche e ambientali, con l’utilizzo anche del famoso “trojan horse”, un malware che ha la funzione di “captatore informatico”, utilizzato per monitorare gli smartphone dei poliziotti coinvolti, e – stando q quanto trapelato – con delle cimici posizionate sulle auto di istituto assegnate agli agenti durante il loro turno di servizio. I telefoni cellulari dei poliziotti sono stati sequestrati in attesa del completamento delle indagini, e molti agenti sono stati temporaneamente destinati a servizi non operativi.
Verbali modificati
Gran parte delle accuse sembrano basarsi sulle dichiarazioni di tre giovani nordafricani, poco più che ventenni, coinvolti in precedenza in spaccio di sostanze stupefacenti e altri reati. Le loro testimonianze sulle circostanze degli arresti sarebbero infatti in conflitto con quanto redatto nei verbali di polizia firmati dagli agenti. L’accusa sostiene che gli agenti abbiano modificato i verbali, arrivando – pare – a minacciare uno dei testimoni di perdere il permesso di soggiorno se non avesse confermato le dichiarazioni incriminanti. Per il momento le indagini sono ancora in corso, e sarà importante attendere il loro completamento per avere un quadro chiaro di questa controversa situazione. |